Terso pomeriggio di novembre. Stradina tra le vigne. Di qua la Val Bormida, di là la Valle Belbo. Sotto c’è Santo Stefano Belbo. Casa di Cesare Pavese. Tomba di Cesare Pavese.

Da bordo strada un ex ragazzo mi fa segno di fermarmi: una Panda bianca azzoppata con una gomma squarciata e un crick inadatto. Panda rossa ha il crick giusto. Via la ruota, su il ruotino. Ruotino sgonfio. Panda rossa ha anche il compressorino. Problema risolto. Parliamo mentre si alza il vento. “Venga che Le dò due bottiglie del mio vino”, mi dice. Come dire di no?!

Panda rossa segue Panda bianca

Bivio a sinistra. “Forteto della Luja” – “Oasi WWF”. “Ma guarda!” – penso tra me e me. Bel casolare in posizione panoramica tra le vigne. “Oasi WWF perché qui fioriscono orchidee spontanee”, mi spiega. All’interno, nella bella sala di degustazione, vedo ritagli di giornale che, però, non riesco a leggere perché sono senza occhiali, quindi chiedo. “Sì, sono cose interessanti che ho fatto quando insegnavo”. Sono curioso. Insegnava all’Istituto Enologico di Alba.

Mi incuriosiscono un sacco di cose…

Venga a trovarmi con calma, che Le racconto e Le faccio vedere”, mi dice.
Ci scambiamo nomi e numeri telefonici, esco tutto contento annusando l’aria, già pregustando il dono e mi metto in viaggio per il rientro. Alla prima piazzola accosto e digito il suo nome: Giancarlo Scaglione. Sussulto: ma è dio! Interviste di slow-food, sede didattica dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, inventore del Loazzolo D.O.C. – la più piccola D.O.C. riconosciuta in Italia – e tanto, tantissimo altro. Ah! Queste sono davvero, ma davvero, le cose che mi piacciono. Telefono qualche giorno dopo per ringraziarlo del vino eccellente. Lui gentilissimo mi propone di passare al “Tu”: ha intercettato i miei articoli, i convegni e il documentario “Portami su quello che canta. Storia di un libro guerriero”.

Tra prati stabili, autentico scrigno di biodiversità

Mi farebbe piacere venisse alla proiezione all’Università di Alessandria a fine novembre. Giancarlo gentilissimo viene, ci vediamo e ci diamo appuntamento per la primavera. Ed eccoci. Mi accompagna a vedere i suoi prati stabili, autentico scrigno di biodiversità. Qui non coltiva niente, lascia la natura libera. Osserva le piante, i fiori, le nuove specie, sradica solo quelle invasive. Mi indica con delicatezza le prime foglioline delle orchidee e qua e là qualcuna già spuntata ma non ancora fiorita.

Mi indica i “sieponi” tenuti intatti

Eccolo il corridoio tra la fitta vegetazione spontanea: percorso sicuro per caprioli, volpi, tassi, lepri, faine. Anche per ricci, scoiattoli e ghiri. I cinghiali no, quelli vanno in mezzo ai prati. Giancarlo è laureato in biologia, mi racconta.
È stato Direttore Tecnico della Gancia e poi si è concentrato sulle vigne di famiglia con dedizione, rispetto, tradizione. Scienza. Criteri rigorosamente biologici, solo prodotti naturali. Vigne antiche e irte. Filari così vicini che la vendemmia si fa col cavallo, i mezzi meccanici non passerebbero tra filare e filare. Moscato ovviamente. Anche Brachetto. E Barbera. Ma anche Pinot nero, che ingentilisce la Barbera. E qualche filare di Cabernet per ammorbidirla.

Mi mostra una cappelletta con una bella vista panoramica e mi racconta della sua famiglia. Scaglione di cognome che sposa una ragazza la cui mamma era una Pavese, di Santo Stefano Belbo. Nuto e Cesare Pavese: le suggestioni vanno a mille. Eccoci poi nell’azienda agricola, ecco il cascinale dove vengono collocati i graticci dell’uva Moscato selezionata per l’appassimento, correnti d’aria e microclima. Mi racconta della Langa, di queste colline “impastate da secoli di sudore e sangue”, la Resistenza. Estrae alcuni block notes e mi mostra gli appunti di anni: grafia minuta, chiara, ordinata, regolare.

Osservazioni sulle piante e sui frutti spontanei

Disegni, descrizioni, dimensioni, colori, sapori e attitudine alla conservazione.
L’Albicocco selvatico: “Confucio teneva le sue conversazioni sotto l’Albicocco”, ricorda sorridendo. Sono schede tecniche di un biologo.
Ma non solo. Giancarlo è uno scienziato che ha l’antico, originario approccio del filosofo della natura. Ha tenuto una cosa per me: un grappolo color oro, rosa antico e bronzo. Acini grossi, ovali, appassiti ma ancora carnosi. La buccia è ancora lucida e consistente. Acini di una sensualità compiuta: confettura di pesca, ma anche di ciliegia. Una punta di banana. E vaniglia.

Ho uno zelten per lui

Il nostro dolce natalizio trentino durevole, conservato da Natale: ricetta di mia Mamma Daria e prima ancora della Nonna Annetta.
Mi dice: “Questo grappolo è un viatico per il ritorno”, con gentilezza ed espressioni antiche. Anche tre bottiglie: uno è lui, il “suo” Loazzolo, la sua iniziativa, la sua proposta, la sua Storia, la sua avventura. “Mi dicono di bottiglie di venti-venticinque anni sempre più buone”, mi dice.
Nel ritorno assaggio ancora qualche acino: trovo anche la Golden matura, quando arriva dicembre. E un sentore di buccia di Renetta dopo che ha ben ben riposato, in gennaio. Tornerò presto a trovarlo, a vedere le orchidee fiorite e i germogli delle sue viti antiche.

Sorrido tra me e me

A farmi raccontare bene dei suoi vini e del magico Loazzolo D.O.C.
A conoscere suo figlio Giovanni. Forse – penso – mi ha consegnato un dilemma con quella bottiglia di Loazzolo: un po’ come vedersi consegnare una busta con scritto “Non aprire mai”. Sorrido tra me e me. Spengo solo un attimo i fari per vedere meglio la luce della luna appena calante. Poi ecco l’alone di Milano.

Claudio Zucchellini

Claudio Zucchellini

Avvocato, Consigliere della Camera Civile di Monza, attivo in iniziative formative per Avvocati, Università, Scuole e Società Civile.

Discussione

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *