Abbiamo esaminato nella prima parte di questo contributo, il modello della cosiddetta democrazia deliberativa, come possibile soluzione alle criticità emerse nel modello attuale della democrazia rappresentativa.

Le possibili opzioni di miglioramento delle nostre democrazie sotto attacco, possono essere però ulteriori ed ancora più suggestive e stimolanti.

Uno dei centri di pensiero più innovativo al mondo in questa materia è sicuramente costituito dal movimento RadicalxChange che si basa sulle teorie esposte nel saggio “Radical Markets”, scritto nel 2018 da Glen Weyl e da Eric Posner. In sintesi, i due autori immaginano una drastica revisione del modello capitalistico, con una trasformazione del concetto di proprietà, tramutata in una sorta di uso attraverso la leva tributaria. Inoltre, una modifica della rappresentanza politica, attraverso l’introduzione del cosiddetto voto quadratico: in altre parole, il principio di “una testa, un voto” sostituito dall’attribuzione di un pacchetto di voti ad ogni elettore che potrà utilizzarli a seconda dei suoi interessi, magari concentrando i voti su certe proposte, ignorandone altre, attraverso un meccanismo matematico di correzione, per evitare eccessive concentrazioni di preferenze.

Siamo convinti che la crisi delle democrazie sia figlia soprattutto di un funzionamento distorto e fortemente discriminatorio del capitalismo, ancora una volta reinventatosi dopo la crisi del 2007. La lezione non è stata capita o non si è voluto capirla. Fattosta che tutto è proseguito come prima, aumentando e consolidando le disuguaglianze tra i pochi fortunati sempre più ricchi e i molti meno fortunati, sempre più alle prese con una capacità reale di acquisto ridotta ai minimi termini.

Di qui, da un lato, la rivolta, la sollevazione contro le élite, responsabili dello status quo e, dall’altro, l’affermarsi di un neopopulismo apparentemente non arginabile.

Abbiamo, su queste colonne, proprio recentemente affrontato il tema della piattaforma Rousseau. Uno strumento tecnologico che contiene tutti gli elementi positivi e negativi dell’attuale dibattito in molti paesi del villaggio globale: la voglia di decisioni dirette dei cittadini, scardinando la mediazione dei rappresentanti eletti; l’uso della tecnologia nei processi decisionali; la diffidenza verso esperti e professionisti della politica. Ma nel contempo, anche le paure per gli attacchi degli hacker, per i rischi connessi con l’esaltazione dell’incompetenza e delle decisioni affrettate, velleitarie o assunte senza tenere in debito conto tutte le implicazioni (Brexit docet!). Il pericolo insomma che si vada verso un confuso assemblearismo che, la storia ci insegna, porta quasi sempre alla dittatura, alla necessità di un uomo forte che sappia riprendere in mano il comando, ormai distrutto dagli eccessi inebrianti dell’illusione neopopulista.

Il modello realizzato da RadicalxChange – ha spiegato l’economista di Princeton Glen Weyl al Corriere della Sera – “è un sistema che dovrebbe mettere al riparo da rischi di una dittatura della maggioranza e favorire l’emergere delle proposte più valide”.

Tra i paesi-laboratorio di innovazione istituzionale, è Taiwan, una nazione relativamente giovane, arrivata alla democrazia soltanto negli anni ’90, dopo la dittatura degli eredi di Chiang Kai-shek, l’oppositore sconfitto da Mao, a fare da capofila.

A Taiwan, la banda larga è praticamente un diritto: l’87% degli abitanti sopra i 12 anni di età infatti la possiede. Il governo si è affidato alla collaborazione del movimento denominato Government Zero che ha elaborato una serie di proposte scaturenti da un dibattito avvenuto attraverso una piattaforma digitale, a cui partecipano ormai 4 milioni di cittadini taiwanensi. Il confronto verte proprio su riforme proposte dal governo e dibattute tra i cittadini. Alcune proposte non solo sono divenute leggi nella piccola isola cinese, ma sono state addirittura esportate in altri paesi, come in Nuova Zelanda. Per la prima volta, ad esempio, in questo 2019, sarà sperimentato il voto quadratico, studiato e immaginato da RadicalxChange e che vi abbiamo sintetizzato sopra.

Tale metodo di espressione delle preferenze dei cittadini viene proprio utilizzato in via sperimentale, in questi mesi, dal Parlamento dello stato americano del Colorado, per definire le priorità di bilancio, previa sensibilizzazione dei cittadini del territorio.

Glen Weyl, con Eric Posner, ha pubblicato lo scorso anno, come abbiamo detto, il saggio “Radical Markets”, in pratica un manuale di proposte operative per modernizzare i nostri sistemi parlamentari: “la forza della rivoluzione americana – ha detto Weyl al Corriere della Sera – rispetto a quella francese assai più cruenta, è stata la capacità di far maturare riforme radicali dal basso, senza mettere inizialmente in discussione l’autorità di re Giorgio III. Il governo dei coloni americani subentrò al regime britannico solo quando le nuove istituzioni create dal basso si consolidarono, conquistando un vasto consenso popolare. Credo – ha ribadito Weyl – che anche oggi vada seguito lo stesso percorso. Continuando a collaborare anche con le istituzioni esistenti”.

Insomma, l’esperienza che si sta sviluppando all’interno del network RadicalxChange permette l’elaborazione di nuove proposte di riforma del modello di democrazia rappresentativa oggi in manifesta crisi.

Sono molti i paesi nel mondo che cercano forme nuove di democrazia. Questa, a nostro parere, è la strada per confrontarsi in modo costruttivo con le istanze più o meno confuse e velleitarie del neopopulismo.

Da un lato, rivisitare il modello di un capitalismo troppo speculativo e discriminatorio, dall’altro utilizzare la rivoluzione tecnologica in atto per offrire ai cittadini nuovi strumenti di partecipazione democratica alle scelte strategiche del proprio paese.

Riccardo Rossotto

Riccardo Rossotto

"Per chi non mi conoscesse, sono un "animale italiano", avvocato, ex giornalista, appassionato di storia e soprattutto curioso del mondo". Riccardo Rossotto è il presidente dell'Editrice L'Incontro srl

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