La guerra Ucraina sembra tutt’altro che conclusa, mentre scrivo queste righe continuano gli attacchi in Donbass, nello specifico all’acciaieria di Mariupol. Sono oramai trascorsi 2 mesi dall’inizio della guerra scatenata dalla Russia. Nelle scorse settimane, per l’appunto, abbiamo assistito alle visite in Ucraina da parte di diversi capi di stato. Dalla presidente del Parlamento Europeo maltese Roberta Metsola alla Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen, sino al Primo Ministro della Gran Bretagna Boris Johnson.

Vlodymyr Zelensky ha dunque attirato l’interesse della comunità internazionale intervenendo prima al Congresso Americano e successivamente in quasi tutti i parlamenti europei, compreso quello italiano. Il presidente Ucraino ha richiesto più volte di poter ricevere un sostegno militare da parte della NATO, ed ha anche firmato la domanda di annessione dell’Ucraina all’Unione Europea. A tal riguardo intervisto uno dei massimi esperti di Difesa italiani, il generale Vincenzo Camporini. Ex capo di stato maggiore della difesa, Camporini è stato consigliere scientifico dell’Istituto Affari Internazionali e co-fondatore e responsabile sicurezza e difesa del neo partito politico Azione.

Domanda. Che ruolo può avere l’Unione Europea nell’attuale conflitto in corso?

L’UE può giocare un ruolo importante nel supporto economico del popolo ucraino e nel fare pressioni con le sanzioni nei confronti della Russia. L’Unione Europea dovrebbe avere una politica estera europea comune e anche un esercito europeo unito. Quando partecipo ai summit e si parla di forze armate europee, ovvero di esercito europeo, io ribadisco sempre un concetto: le case non si costruiscono mai partendo dal tetto. Le fondamenta per una difesa europea, sono costituite da una politica estera comune. Quindi da obiettivi per cui si uniscono tutti gli strumenti a disposizione: economici, diplomatici e militari dei paesi membri dell’UE.

Domanda. Kiev ha firmato la domanda di annessione all’Unione Europea, questo potrebbe aiutare a lenire le tensioni con la Russia?

Io sono molto scettico circa ipotesi che sono state fatte su un rapido accesso dell’Ucraina nell’UE. L’Unione Europea non è un club in cui si paga la quota di ingresso. E’ un processo di adesione valoriale che comporta modifiche radicali alle istituzioni, alle procedure, alle normative. Una decisione in tal senso sarebbe puramente simbolica perché potrebbe essere elemento che fa irritare ancora di più la Russia di Putin. Credo che non ce ne sia bisogno adesso, né porterebbe alcun giovamento alla causa di Kiev.

Domanda. La Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, sostiene che l’UE sarà indipendente dal punto di vista energetico fra cinque anni nel 2027. Cosa ne pensa?

L’indipendenza dell’Unione Europea dal punto di vista energetico porterebbe delle conseguenze drammatiche per la Russia. Credo sia davvero importante, sia per l’Italia che per l’UE. Per questo dobbiamo trovare altri canali di rifornimento energetico e immaginare nuove soluzioni. La Russia è un paese che si regge economicamente per gran parte sull’esportazione di prodotti energetici, su petrolio e gas nello specifico. Se viene a mancare il suo cliente principale, vedrebbe le sue entrate ridotte in modo significativo e in modo tale da affossare l’economia dell’intero paese. Questo processo, che viene avviato adesso dall’UE, tra cinque anni avrà per la Russia, comunque vadano le cose, delle conseguenze catastrofiche.

Domanda. Utilizzare l’energia nucleare può essere una soluzione per l’indipendenza energetica dell’UE rispettando la transizione ecologica?

Sostengo da sempre l’utilizzo dell’energia nucleare. I timori sono sicuramente giustificati perché si tratta di una tecnologia molto delicata. Ma le probabilità di un danno significativo sono meno che minime, soprattutto grazie alle nuove tecnologie utilizzate. È molto più dannosa la CO2 che viene emessa nell’atmosfera quotidianamente in tonnellate per far bruciare del gas o del carbone. O più banalmente, per produrre energia per le centrali elettriche termiche. Certamente il nucleare dovrà trovare un posto. In Germania l’hanno capito e hanno deciso di non spegnere tre centrali che dovevano essere spente. La tecnologia oggi ci offre degli strumenti che minimizzano qualsiasi rischio.

Domanda. Tornando alla guerra, la domanda che ci poniamo tutti è: quali intenzioni ha davvero Putin?

Putin ha dichiarato in modo esplicito che l’Ucraina non sarà più uno stato autonomo e indipendente. Lo dimostra il riconoscimento delle due repubbliche autoproclamate del Donbass. Con la dichiarazione di indipendenza, riconosciuta da Mosca, si apre dunque l’ipotesi di una futura annessione alla federazione russa. Se questo è l’obiettivo di Putin, ci vorrà ancora un po’ di tempo. Bisognerà vedere se si troverà un accordo accettabile da parte di entrambi gli schieramenti.

Ma qual è il reale obiettivo di Putin?

E poi bisogna comprendere se questo è il reale obiettivo di Putin. Nelle scorse settimane ho parlato con uno scrittore italo-transnistriano, molto inserito nell’ambiente, che mi ha illustrato la sua teoria sul disegno di Putin post imperiale. Secondo lui non ci sono velleità nel ricostruire l’Unione Sovietica, ma bensì di ricreare l’impero zarista. Il presidente russo ha intenzione di passare alla storia come colui che ha ripercorso le orme di Pietro il Grande. Se dovesse essere davvero questo lo scenario, la guerra potrebbe essere solo il primo passo, poi ci sarà la Transnistria, i Paesi Baltici e una parte della Finlandia. Insomma, si prospettano tempi duri.

Domanda. Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden sostiene che uno scontro diretto tra NATO e Russia rischierebbe di provocare l’applicazione dell’articolo 5 dell’Alleanza Atlantica. De facto potrebbe partire la terza guerra mondiale?

È uno scenario plausibile ma non auspicabile. Si tratterebbe di uno scontro militare tra il mondo occidentale nella sua interezza e una Russia che, nonostante quello che è accaduto dal 1989 in poi, mantiene un suo potenziale militare elevato. Uno scontro a questo livello potrebbe rievocare l’incubo dell’utilizzo dell’arma nucleare. Non dimentichiamoci poi che uno scontro militare tra NATO e Russia difficilmente ci lascerebbe inerti e spettatori. Sicuramente prenderanno parte paesi come quelli tradizionalmente alleati degli Stati Uniti quali l’Australia e la Nuova Zelanda. Di conseguenza ci sarebbe un allargamento, e poi esiste l’incognita cinese. Quindi l’ipotesi di un conflitto globale, o una terza guerra mondiale, non è così campata in aria come tutti quanti vorremmo sperare.

Domanda. Che ruolo avrà la Cina in questo conflitto?

L’atteggiamento Cinese è estremamente pragmatico e realistico. Con la situazione quale è adesso, la Cina ha un ruolo da spettatore. Osserva con molta attenzione il panorama attuale per provare a limitare i danni alla sua economia, gravemente danneggiata dal covid-19 e dalla crisi del supply chain. Inoltra osserva con opportunismo i prossimi passi per poter guadagnare strategicamente da quello che sta accadendo. Ricordiamoci che la Cina ha bisogno per la sua stabilità interna di mantenere un tasso di crescita che sia tra il 6 e il 7% e che ad Ottobre ci saranno le elezioni.

Domanda. Parlando di realismo, la Cina è ancora interessata al Taiwan?

Non credo che Taiwan sia obiettivo immediato della Cina. Da sempre sono convinto che il Taiwan costituisce un frutto che prima o poi cadrà naturalmente nelle mani della Cina continentale. E questo stanno aspettando i cinesi, a partire dal Presidente Xi Jinping.

Domanda. Quale sarà il ruolo della NATO in Ucraina, la NATO può fare qualcosa per evitare l’allargamento di Putin?

La NATO non ha un ruolo in Ucraina, se non quello di sostenere la resistenza ucraina fornendo rifornimenti ed armamenti. Ad esempio armi anti carro, missili antiaereo spalleggiabili ed altri armamenti leggeri. Questo è il massimo che la NATO possa fare ora. Dovrebbe incrementare il suo livello di deterrenza con schieramenti strategici pronti ad un intervento rapido, in grado di coinvolgere più o meno tutti i paesi dell’alleanza. Questo per scongiurare velleità. Noi stessi, come Italia, siamo in Romania con i nostri Euro Fighter e nei Baltici con le nostre truppe di terra, integrate nel dispositivo della NATO. Il discorso è: “Caro Putin, tu sappi che noi siamo pronti”.

Anass Hanafi Dali

Anass Hanafi Dali è laureando in giurisprudenza con tesi in diritto internazionale dello spazio, fellow German Marshall Fund of the United States, membro dei Global Shapers, community del World Economic...

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