Dopo aver delineato i possibili scenari del dopoguerra, il direttore Milo Goj ci ha stimolato a compiere un sano e spietato esame di coscienza. “La cartina di tornasole della salute morale della società in cui viviamo” come l’ha definita Gabriele Nissim, sulle nostre responsabilità della tragedia che si sta consumando non lontano dalle nostre case.

Proviamo a fare un altro passo in avanti nel ragionamento

Dalla fotografia dei rischi prospettici e delle concause di questa drammatica attualità, concentriamoci “Sulle cose” che le democrazie occidentali dovrebbero mettere in atto fin da subito per tutelarsi. E non solo la coscienza.

Di cosa da fare”, insomma, da parte dell’Unione Europea e di tutti gli altri paesi della comunità internazionale che si richiamano ai principi e ai valori delle democrazie. Democrazie caratterizzate dalla libertà di opinione, dalla tutela dei diritti civili e religiosi. Anche e soprattutto delle minoranze, democrazie indipendenti ed autonome politicamente, territorialmente e culturalmente, che dovrebbero sin da subito condividere una lista di priorità su cui intervenire “senza Se e senza Ma”.

Senza alcuna presunzione di verità, abbiamo provato ad elencare una serie di punti che potrebbero costituire una piattaforma per un concreto rilancio delle democrazie occidentali contro le ambizioni delle autarchie che abbiamo approfondito nel nostro ultimo articolo.

Chiedere all’Onu di fare il suo mestiere

Innanzitutto Bruxelles dovrebbe stimolare l’Onu a fare il suo mestiere. Al di là dello stallo in sede di Consiglio di Sicurezza, causato dai diritti di veto in capo alle 5 potenze vittoriose della Seconda guerra mondiale, il Segretario Gutierrez dovrebbe dimostrare subito a tutto il mondo di essere disponibile per attivare, direttamente o indirettamente, un vero tavolo di mediazione indipendente ed autonomo rispetto alle parti in conflitto.

La Presidente von der Layen dovrebbe farsi carico immediatamente di lanciare una proposta che permetta alle parti in conflitto di abbandonare i teatrini delle false negoziazioni, accettando un tavolo di pace voluto da parte della maggioranza dei paesi facenti parte delle Nazioni Unite.

In caso contrario … a cosa servirebbe l’Onu?

Da un punto di vista strategico, bisognerebbe individuare un progetto che, superata la tragedia bellica in atto, possa darsi come obiettivo il riportare una nuova Russia nell’ambito della comunità europea. Soltanto così si potrà evitare il ripetersi di una seconda guerra fredda. O peggio, la nascita di un’alleanza tra le autarchie contro le democrazie.

Certo, per poter concretamente pensare di realizzare questo progetto, bisogna che la leadership russa fosse in grado di “superare” l’attuale fase politica. E, messo da parte Putin, si dichiarasse pronta a confrontarsi con Bruxelles per il rilancio di quel programma che agli inizi del 2000, proprio a Pratica di Mare, in Italia, sembrava possibile.

Rafforzare la presenza Nato ai confini orientali

Nel frattempo, probabilmente anche per accelerare l’obiettivo strategico di cui sopra, la Nato dovrà rinforzare la sua presenza sui confini orientali. Gli stati membri dovranno essere disponibili a nuove adesioni (come quelle preannunciate da Svezia e Finlandia) sollecitando i singoli stati a mantenere le promesse di un aumento delle spese militari in attesa di tempi migliori.

Se è difficile pensare a breve ad un esercito europeo comune (il sogno dei padri fondatori dell’Europa) sarebbe indubbiamente opportuno che venisse però istituita una task-force permanente di almeno ventimila uomini (con reparti provenienti auspicabilmente da tutti gli stati membri) che presidiasse i confini dell’Europa verso est.

Creare almeno una task-force comune di 20 mila uomini

E’ necessario che l’Unione Europea comunque porti avanti e realizzi quel progetto di nuova governance già discusso e rilanciato dalle cancellerie di Berlino, Parigi, Roma e Madrid. L’Unione Europea non può continuare a vivere con delle regole del gioco basate sul criterio dell’unanimità. Nessuno deve avere un diritto di veto, facilmente strumentalizzabile. Si possono studiare quorum diversificati, più o meno qualificati, per materie diverse, più o meno importanti. Ma in ogni caso la maggioranza degli stati membri deve poter governare e rilanciare il progetto europeo che veda Bruxelles in condizione di poter competere con gli altri grandi giocatori della geopolitica mondiale.

…. e dopo l’esercito anche debito e spese “in comune”

In questa fase, e sulla scorta positiva intervenuta prima e a seguito della pandemia e poi del conflitto russo-ucraino, quando l’Europa ha finalmente dimostrato di essere unita e coesa, con una visione equa e solidale del suo ruolo e soprattutto del ruolo degli stati membri, bisognerebbe arrivare presto alla definizione di un “debito comune” che rafforzi l’unità europea e che preveda un riparto tra i paesi membri flessibile e proporzionale sia alle quote di sottoscrizione dei singoli stati, sia ai loro diversi bisogni di fronte ai contesti economici, militari o sociali a cui andremo incontro nel futuro. L’attuale crisi dell’approvvigionamento delle materie prime e del costo dell’energia, potrebbe rappresentare l’occasione per condividere delle regole del gioco generali valide per l’utilizzazione del “debito comune” di fronte alle necessità future.

Bisogna presidiare anche la tutela dei diritti civili e politici

Ci dovrà essere un rigoroso presidio e rispetto da parte di Bruxelles della tutela dei diritti civili e politici di tutti i cittadini degli stati membri, condizionando la partecipazione, o la permanenza, dei singoli stati al progetto europeo alla salvaguardia di tali diritti. Si potrà dare il benvenuto a nuovi membri ma a condizione che si impegnino a rispettare in modo severo e rigoroso tali principi, non ricorrendo ad escamotage vari come purtroppo hanno fatto fino ad oggi Ungheria e Polonia.

Una nuova mappa geopolitica è possibile

Se l’Unione Europea farà la sua parte e nel contempo gli Stati Uniti faranno valere la loro potenza economica nei confronti di alcuni stati come l’India, al momento apparentemente incerti sulle proprie future alleanze, le nuove mappe della geopolitica mondiale potrebbero essere meno inquietanti di quelle che abbiamo dovuto dipingere nel nostro precedente articolo.

Il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, domenica scorsa nel suo editoriale ha scritto che l’Europa dovrà impostare il suo rilancio basandosi proprio su una sfida alla tutela dei diritti primari dei suoi cittadini. Quelli civili e quelli politici, non dimenticandosi dei doveri ma salvaguardando i valori posti a fondamento delle democrazie moderne che sono ben diversi da quelli delle autarchie di tipo russo o cinese.

L’auspicio è che l’egoismo e la miopia delle attuali leadership di alcuni paesi non contaminino negativamente la speranza di questo grande rilancio del modello democratico.

 

Riccardo Rossotto

"Per chi non mi conoscesse, sono un "animale italiano", avvocato, ex giornalista, appassionato di storia e soprattutto curioso del mondo". Riccardo Rossotto è il presidente dell'Editrice L'Incontro srl

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