L’attacco delle autocrazie alle democrazie occidentali è in atto”. E’ uno dei concetti base dell’interessante e approfondito articolo di Riccardo Rossotto, pubblicato nella sezione “Primo Piano” de L’Incontro con il titolo “L’Unione Europea fuori gioco? Ecco cosa rischia”.

Personalmente ritengo sia da temere l’attacco che le democrazie occidentali (intese in senso lato e non geografico) stanno portando contro sé stesse. Distruggendo la propria spina dorsale socio-economica e accantonando i propri valori portanti. La storia moderna, ci insegna che non c’è democrazia, né libertà, quando manca un’ampia e forte classe media. Da anni, invece, si assiste a un attacco contro il ceto medio produttivo, a favore di élite economico-finanziarie.

Middle class ciao ciao

A partire dal 2021, per la prima volta nella storia degli Stati Uniti l’1% dei cittadini più ricchi detiene una quota di ricchezza maggiore della classe media. La mitica middle class, quella che ha portato gli States a essere, almeno per il benessere, il primo Paese del mondo. Più in dettaglio. Il ceto medio americano (formato convenzionalmente dal 60% della popolazione, quasi 78 milioni di nuclei famigliari con un reddito annuo tra 27 mila e 141 mila dollari) dopo anni di cali continui ha visto la propria quota della ricchezza scendere al 26,6%. Mentre l’élite composta dall’1% è salita al 27% (Fonte: Census Bureau). E le prime indicazioni del 2022 confermano questo trend.

Cresce il fascino per l’antisistema

In Europa i valori forse sono inferiori, ma la tendenza è la stessa. Abbandonata a se stessa, impaurita dallo spettro della miseria, la classe media subisce il fascino “antisistema”. Lo abbiamo visto al primo turno delle elezioni francesi. Le forze critiche contro “l’Europa dei banchieri”, il Rassemblement National di Marine Le Pen, Reconquete di Eric Zemmour e la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon hanno ottenuto complessivamente oltre il 52% dei voti.

Vista l’incompatibilità (salvo clamorose sorprese) della sinistra di Mélenchon con le destre, il prossimo Presidente sarà ancora Monsieur le Banquier, come viene chiamato Macron. Ma che oltre il 55% dei votanti francesi (contando anche i risultati di formazioni minori) si sia espresso contro le elite filo Ue, porta a inquietanti riflessioni.

Valori Occidentali in bilico

L’Occidente sta perdendo la propria identità non solo dal punto di vista socio-economico. Valori che apparivano irrinunciabili sono messi in discussione. A partire dal suffragio universale. Già qualche anno fa, commentando la vittoria di Donald Trump e della Brexit, diversi opinionisti si sono lasciati andare a valutazioni spregevoli sull’elettorato. Frasi come “a votare la Brexit sono state le campagne e le periferie (che orrore, hanno deciso i borgatari made in UK!)” o “l’America profonda, sottosviluppata ha scelto Trump, che a New York è stato battuto”, si sono rincorse.

La brava collega Giovanna Botteri, commentando il successo di “The Donald” non si capacitava di come le indicazioni dei media mainstream, schierati compatti con Hillary, non fossero state seguite. In modo più o meno velato, negli ultimi cinque/sei anni, si sono letti articoli o ascoltati interventi televisivi, in cui ricorrevano frasi che avrebbero inorridito i nostri Padri costituenti. Frasi come “il voto è un diritto che va conquistato”, “gli anziani, ormai improduttivi, dovrebbero avere meno diritti elettorali dei giovani”, “per guidare ci vuole la patente, lo stesso dovrebbe avvenire anche per votare”.

Garantire la libertà di discussione

A essere messa di fatto in discussione è anche la libertà di espressione. Ho già scritto un editoriale che ha toccato questo tema. Che si tratti di pandemia o di guerra russo-ucraina, chi ha un parere diverso rispetto al Pensiero unico viene a dir poco ridicolizzato. Fosse pure un Premio Nobel come Luc Montagnier, un ex consulente del Presidente francese, come il microbiologo Didier Raoult, un apprezzato intellettuale come Massimo Cacciari o il re dei cronisti di guerra italiani, come Toni Capuozzo.

In sostanza, l’attacco al nostro mondo e ai nostri valori arriva non solo dall’esterno. Il timore è che per distribuzione della ricchezza, libertà elettorale e diritto di pensiero si vada verso una deriva oligarchica.

Milo Goj

Milo Goj

Milo Goj, attuale direttore responsabile de L’Incontro, ha diretto nella sua carriera altri giornali prestigiosi, come Espansione, Harvard Business Review (versione italiana), Sport Economy, Il Valore,...

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