Perchè cercasi…di stare a galla… disperatamente? Perchè nuotiamo a fatica nell’incertezza
attorniati da un clima generale da “fine del mondo”. Qualcuno adotta il metodo Titanic (balliamo fino alla fine e chissenefrega del dopo). Altri rimangono impietriti di fronte alla mancanza di indicazioni e regole, altri ancora fanno finta di niente procedendo “schisci”. (“Stà schisc” è un tipico modo di dire meneghino che indica il farsi metaforicamente piccolo, lo schiacciarsi verso il pavimento per non farsi notare).

Biennale 2022, la Biennale di Cecilia

E mentre si nuota disperatamente senza direzione appare all’orizzonte la Biennale di Venezia 2022 made by Cecilia Alemani. Signora con capelli ricci e sguardo simpatico che doveva essere una bambina che andava bene a scuola ma sapeva anche suggerire. Una ex bambina che le giornaliste di moda italiane hanno infilato, oggi, in giacche iper-colorate un po’ anni ’80 per dare verve a interviste supervisionate dagli stylist.  La cosa, tuttavia, sembra non averle fatto perdere pacatezza e chiarezza nel racconto della “sua” Biennale.

Alemani, nata a Milano nel 1977, si è trasferita a New York per ottenere il Master in Curatorial Studies al Bard College nel 2012. Curatrice della High Line di New York, visitata da otto milioni di persone ogni anno, fa parte della “coppia artistica delle meraviglie” con suo marito Massimiliano Gioni, direttore artistico del New Museum a New York.
Lei ha passato un paio di anni in ostaggio a zoom per scegliere artisti e opere. Nel lungo cammino digitale ha perso gran parte degli uomini (la Biennale 2022 offre soprattutto sguardi femminili, trans e binari). Gli uomini, in ogni caso, si sono rifatti con le altre mostre importanti sparse nelle varie cattedrali dell’arte veneziane.

Sguardi femminili, trans e binari… disperatamente veri

La Biennale di Cecilia Alemani s’intitola “Il latte dei sogni” frase tratta da un libro di favole di Leonora Carrington (1917-2011), in cui l’artista surrealista descrive un mondo magico nel quale la vita viene costantemente reinventata attraverso il prisma dell’immaginazione e nel quale è concesso cambiare, trasformarsi, diventare altri da sé. Cambiare e trasformarsi sembra ormai obbligatorio. Ma per diventare cosa e come?

Disperatamente in un’impennata di ego fingo di essere un Alemani acquatico e mi guardo attorno mentre nuoto anch’io nel mare dell’incertezza insieme ad una moltitudine di maschi. Ecco qualche sguardo “a pelo d’acqua”.

Nuotatori nell’incertezza unitevi

C’è il novecentesco puro che nuota con un certo stile. È un uomo tutto d’un pezzo che replica esattamente pregi e difetti di suo padre, ha sposato una donna che conosceva da bambino, non dico per calcolo ma guidato dall’analisi di costi e benefici. Guarda il cambiamento con orrore (guarda anche spesso le belle gambe della segretaria). La moglie (un’ex ragazza in kilt), oggi tratta male la colf straniera e riversa sui figli il malumore che le procura pensare di avere fatto la scelta sbagliata.

Il tamarro che è riuscito a salire sulle ultime corse dell’ascensore sociale. S’infila a stento
nelle giacche a vento fluo del figlio e in pantaloni di una taglia in meno con il risvoltino. Spesso in sovrappeso, ama i suv e disprezza chi è rimasto a vagare nella hall da cui partivano un tempo gli ascensori sociali. Ovviamente tratta male i dipendenti.

C’è il flaneur. Non si è mai capito come vive, conosce tutti ed è conosciuto da molti. È una creatura da inaugurazioni. Spesso è solo, non si capisce se per scelta o per disgrazia. Legge, cita ma sembra lo faccia più per aggrapparsi ad un pensiero scelto a catalogo che per capire realmente la mutazione.

L’intellettuale-organico. Ha sempre eseguito partiture scritte da altri (di cui parla quasi sempre male). Ha fatto un po’ di carriera ma ne avrebbe voluto fare molta di piu. Gode moltissimo quando riesce a sedersi nei posti su cui c’è scritto “riservato”, si trattasse anche solo del convegno della Festa dell’Unità. Ha eseguito (spesso obtorto collo) e perso presto i capelli.

C’è l’ex renziano. Ha un’indole distruttiva, come fosse un socialista arrivato sulla ribalta fuori tempo massimo (secondo me i socialisti negli anni ’70-‘80 avevano già un po’ di renzismo nascosto nel cuore). Ostacola e osteggia, perchè, come tutti i reduci delle rivoluzioni mancate, ha i pori della pelle ostruiti dal rimpianto.

L’ex candidato sindaco (di centro destra) trombato. Era partito a tremila all’ora, dall’altra parte sembravano tutti bulgari senza idee, lui aveva manifesti, slogan, un esercito di fan e quella sicurezza autoinflitta che è, spesso, la prima causa delle sconfitte. Poi i bulgari si sono organizzati e hanno vinto. Lui è rimasto con la sua claque plaudente diventata, con il tempo, sempre più esigua (bisogna pur vivere). Rilascia spesso dichiarazioni un po’acide su qualsiasi decisione dei bulgari ma la sua voce suona più rancorosa che autorevole.

Gli uomini? Fuori dalla porta

Sapete che vi dico? Guardandomi attorno mentre nuoto nella piscina dell’incertezza inizio a capire perché Cecilia Alemani, per immaginare il futuro, abbia lasciato gli uomini fuori dalla porta. Disperatamente. Non sono ancora “mutati”, forse non lo faranno mai o, comunque, non lo faranno in tempo. Sbaglio? Che ne pensano i lettori e le lettrici (*) de L’Incontro?

Gabriele Isaia

 

(*) Signore vendicatevi dei maschi che avete accanto da trenta o tre anni. Raccontateci i vostri
compagni di nuoto nel mare dell’incertezza.
PS. Le foto (invernale ed estiva) della “Fontana dei Bagni Misteriosi” di Giorgio De Chirico nel giardino del Palazzo della Triennale di Milano sono di Cristina Arduini (marzo 2018). https://www.fontanedimilano.it/palazzo-triennale

Gabriele Isaia

Ha fatto il giornalista economico, ha aperto una sua società di comunicazione strategica, ha avuto “incontri” con l’architettura, l’arte contemporanea, le start up innovative e il personal branding....

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