Crimea, 1347. La regione è il punto d’ingresso orientale dell’Europa e vede protagonisti i mercanti genovesi e veneziani, attori del nascente capitalismo. Entrano in contatto e poi in conflitto con i Mongoli mussulmani, dando vita ad uno scontro armato, ben presto un conflitto di civiltà. Si rifugiano a Caffa, fiorente colonia genovese. Gani Bek, il Kan dell’Orda d’oro, cioè il capo di una delle quattro regioni in cui è stato diviso l’Impero di Gengis Kan, ordina l’assedio della città.

Quella peste arrivata da Est

Gli assedianti si accorgono però di avere un altro problema da affrontare. Cominciano a morire falcidiati da una misteriosa malattia: la peste. Secondo alcuni, iniziata in Cina nella regione dello Hubei, il cui capoluogo è la città di Huwan (oggi divenuta tristemente familiare per il covid 19). Secondo altri invece, cominciata in Kazakistan, per poi diffondersi lungo la via della seta a Samarcanda, quindi a Costantinopoli e in tutta l’Asia fino alle sponde del Mar Nero. Prima di essere costretto a togliere l’assedio, Gani Bek decide di lanciare, con le catapulte, i cadaveri dei malati dentro le mura della città. E’ la prima guerra batteriologica della Storia. Gli assediati gettano in mare le salme, ma ormai è tardi, si infettano del morbo sconosciuto.

Una pandemia che sconvolse Stati già in crisi economica

Non si accorgono della gravità del fatto e partono per l’Italia. Giungono nei porti italiani navi cariche di appestati, a Messina, Genova, Pisa, Venezia. La malattia si diffonde in tutta l’Italia e da lì l’epidemia arriva in tutta l’Europa. E’ la peste nera, che sconvolge il continente e provoca la morte di un terzo della popolazione europea: 20-25 milioni di morti. La peste sconvolge un’Europa già in crisi. Per carestie, calo demografico, espansione delle guerre, sviluppo degli eserciti mercenari, nonché per il primo grande crollo bancario della Storia.

L’insolvenza del re d’Inghilterra Edoardo III e di altri sovrani, infatti, provoca, tra il 1342 e il 1343, il fallimento di alcune grandi banche fiorentine. Tutti avvenimenti che compongono lo scenario nel quale va a incidere la pestilenza, che accelera la crisi. Le città si trasformano in lazzaretti, l’agricoltura è in difficoltà, scoppiano rivolte e tensioni sociali ovunque. A questi eventi si aggiungono fenomeni irrazionali, in quanto la peste viene considerata un castigo divino. Si diffondono danze macabre, superstizioni, processioni violente, persecuzioni a danno degli Ebrei. La società europea si riempie di umori maligni. L’epidemia si ripresenta a ondate anche nei decenni successivi.

Cultura baluardo contro le barbarie

Poi, lo slancio vitale dei sopravvissuti spinge la civiltà in un’opera di ricostruzione del tessuto sociale, politico ed economico. La cultura, che non è scomparsa, illumina il cammino e rimane un baluardo contro la barbarie. Si attua in tutti i campi una trasformazione che condurrà il continente verso il Rinascimento.
Con un balzo di molte centinaia di anni veniamo ai giorni nostri. Nel 2020 si diffonde una pandemia che parte dalla stessa regione cinese nella quale potrebbe essere cominciata la peste nera. Arriva prima in Italia e si propaga in tutta Europa e nel mondo. Nel 2022 in Ucraina, nella stessa area del pianeta in cui si svolse l’assedio di Caffa, scoppia un conflitto che potrebbe iniziare una nuova guerra mondiale. Anche questa volta, l’Europa si ritrova in grande difficoltà. Non si può dire che, già prima, godesse di buona salute.

Covid e guerra nell’Europa moderna

Il XXI secolo si è aperto infatti con le guerre, il terrorismo internazionale, i problemi della globalizzazione e dell’immigrazione, la recessione demografica, la crisi finanziaria ed economica. La pandemia e la guerra, scatenata dalla Russia, giungono ad aggravare la situazione, che gli Stati del continente, singolarmente, non riescono a contrastare in maniera adeguata. L’Unione Europea cerca di fronteggiare le nuove minacce, anche con importanti iniziative come ad esempio la creazione di fondi per il rilancio economico dei paesi membri.

La struttura funzionalista della cooperazione fra Stati ideata da Jean Monnet, sebbene con parziali successivi mutamenti verso una forma federale, non sembra più in grado di soddisfare appieno le esigenze democratiche e di efficienza che i tempi richiedono. Gli Europei si sentono estranei all’Unione a causa di una carenza di partecipazione dei cittadini ai processi decisionali. La democrazia rappresentativa sembra condizionata da organismi tecnici non eletti o lobbies economico finanziarie.

Scarsa partecipazione dei cittadini ai processi decisionali

Le Nazioni più grandi possono continuare a perseguire innanzitutto i propri interessi e il continente risulta un soggetto politico irrilevante nell’agone della grande politica internazionale, come appare evidente di fronte alla guerra in Ucraina. Scrive Henry Kissinger nel suo libro “Ordine mondiale”: «L’Europa si volge al suo interno proprio mentre la ricerca di un ordine mondiale, alla cui ideazione essa ha contribuito in maniera significativa, affronta una fase critica, il cui esito potrebbe travolgere qualunque regione che non contribuisca a plasmarlo. Si trova, quindi, sospesa tra un passato che cerca di superare e un futuro che non ha ancora definito».

Che fine hanno fatto gli Stati Uniti d’Europa?

Per poter costruire questo futuro dell’Europa, giova chiedersi se sia arrivato il momento di passare ad una vera e propria struttura federalista con un’integrazione fra gli Stati e una Costituzione cui fare riferimento. Con un Parlamento europeo, eletto con partiti e liste elettorali sovranazionali, che elegga un Governo europeo. In sintesi, gli Stati Uniti d’Europa di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. Solo così, forse, un’Europa più unita e democratica potrebbe avere finalmente un’unica politica estera e di difesa, per ritrovare la pienezza della sovranità e far fronte, con la forza necessaria, agli imperialismi delle grandi potenze mondiali.

Il processo di costruzione di un’Europa federale è un cammino complesso, che dipenderà in misura maggiore dalla Germania e dalla Francia. Ricordiamo che la Germania è particolarmente legata alla sua supremazia economica. Nel 1954 il Parlamento francese respinse la ratifica del Trattato istitutivo della Comunità Europea di difesa (cioè un esercito europeo). Nel 2005 il popolo francese, con un referendum, rifiutò la Costituzione europea. Dalla lungimiranza di queste nazioni, dalla loro coscienza etico-politica europeistica, dipenderà un passo avanti nel processo d’integrazione, che dovrà e potrà fondarsi solo su una maggiore partecipazione democratica dei cittadini.

Lobbies ed élites hanno privilegiato l’economia

La crisi dell’Europa deriva infatti da una crisi culturale della politica. Il lungo filo che ci lega all’Umanesimo, al Giusnaturalismo, all’Illuminismo e alle conquiste delle democrazie liberali, appare sfilacciato. I grandi sogni del passato sembrano scomparsi dall’orizzonte ideale del dibattito politico. Si è partiti dall’Unione monetaria anziché da quella politica. Si discute in prevalenza di economia, di mercato, di debito pubblico, di interessi particolari, senza alcun riferimento ai valori più alti che dovrebbero illuminare le decisioni più importanti. Le élites morali e culturali sono state sostituite da quelle finanziarie.

E’stato scritto che l’Occidente ha negato un senso trascendente alla Vita e una ragione immanente alla Storia con la fine delle ideologie politiche. E’ tempo che l’Europa ritrovi gli antichi ideali di libertà, democrazia, giustizia sociale, che hanno forgiato la Civiltà europea. Al di là di alcune analogie con il secolo XIV°, le epoche sono diverse le une dalle altre. Tuttavia, la conoscenza storica ci permette di prendere esempio dal passato. Come allora l’Europa seppe trasformarsi, così oggi dovrebbe mutare ancora per essere più unita e più forte.

Lorenzo Bianchi

 

 

Lorenzo Bianchi

Avvocato, studioso di Storia e di Diritto Umanitario con particolare interesse per il Diritto Internazionale dei Conflitti Armati.

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