La foto che vedete è di lunedì 5 settembre pomeriggio: interno del chiostro che costituisce il cortile del Tribunale di Monza. Si tratta per importanza del sesto Tribunale d’Italia. Monza col suo Circondario costituisce una delle zone più industrializzate e produttive del Paese (82.760 imprese con una media di un’impresa ogni 13,7 abitanti).

La costituzione in mora non riguarda le erbacce

Rilevo questi dati dal “Verbale della Conferenza permanente del 23 maggio 2022” (la Conferenza permanente del Circondario di Monza costituita dai vertici del Tribunale e della Procura della Repubblica di Monza. Inoltre dell’Ordine degli Avvocati e del Personale Giudiziario). Il documento è stato inviato alle maggiori autorità dello Stato. Dal Presidente della Repubblica al Presidente del Consiglio dei Ministri, dal Ministro della Giustizia al Direttore Generale del Ministero della Giustizia. E anche al Ministro dell’Economia delle Finanze, Corte dei Conti, Presidente della Provincia, Prefetto, Sindaci, con una formale Costituzione in mora rivolta al Ministero della Giustizia. Affinché quest’ultimo provveda ad adottare “le iniziative istituzionali atte ad attuare la proposta di riorganizzazione degli Uffici Giudiziari Monzesi…”.

Da tempo il Tribunale di Monza è sotto organico

Il Tribunale di Monza soffre, infatti, di gravi problemi per la fruizione e manutenzione degli spazi necessari per l’attività ed è gravemente sotto organico (mi viene detto del 40%) per quanto riguarda il personale di Cancelleria. Chiarisco subito che la costituzione in mora non riguarda le erbacce. Queste sono dovute – mi è stato spiegato – alla incompletezza del contratto di manutenzione sottoscritto dalla Corte d’Appello di Milano. Tuttavia il colpo d’occhio al chiostro rende l’idea ed è piuttosto stimolante… Tutti i cittadini sono stati bombardati nel corso degli anni da grandi annunci di riforme radicali del mondo-Giustizia. La necessità di una Giustizia più rapida ed efficiente ha costituito anche un impegno del nostro Paese a livello internazionale.

La Ministra Cartabia (persona di grande competenza) ha tentato di condurre in porto una Riforma, per la verità già concepita dal suo Predecessore, che aveva ad oggetto il processo civile e il processo penale. Il Progetto di Riforma è stato oggetto di aspre critiche da parte degli addetti ai lavori, non o male interpellati, per niente o poco ascoltati, come è stato posto in rilievo, per esempio, dal Presidente della Unione Nazionale delle Camere Civili.

Siamo davvero un Paese strano

Siamo un Paese davvero strano. Si mettono in cantiere complicate riforme del processo quando la maggior parte dei problemi che affliggono la Giustizia sarebbe agevolmente superata e risolta se le norme processuali vigenti fossero attuate e rispettate con razionalità, sollecitudine ed efficienza.

Due osservazioni semplici semplici che, però, possono essere utili per i non addetti ai lavori.

1) ogni volta che si interviene su una norma processuale si interviene sul “come” si esercita un diritto

Ogni modifica su una norma processuale apre inevitabilmente un periodo di incertezza sulla concreta interpretazione e applicazione della norma modificata. Ciò significa che sorgono questioni su cui Giudici e Avvocati si trovano ingaggiati, che vengono prima della decisione su “chi ha ragione – chi ha torto. Il diritto esercitato c’è o non c’è. La domanda è fondata o infondata”. In sostanza, si investono tempi ed energie su questioni formali, che costituiscono uno sbarramento prima della decisione sul merito della causa con il rischio di non arrivare al “dunque”.

Ma è il “dunque” che cambia lo stato delle cose…

La lettura delle riviste di giurisprudenza rivela un elevato numero di sentenze “sul rito” e ciò intristisce. Tante energie e tante intelligenze impegnate senza arrivare al nocciolo delle questioni. Ogni riforma processuale pone un nuovo diaframma fra la domanda di giustizia e il rendere giustizia. Ogni modifica delle norme processuali deve essere molto ben ponderata, soppesata e valutata, mentre negli ultimi decenni le modifiche si sono susseguite senza effettivi benefici sui tempi del processo.

2) è totalmente inutile e mistificatorio investire tempo, risorse, intelligenze in riforme processuali, quando il personale amministrativo che va in pensione non viene rimpiazzato

Per farla breve, se manca l’addetto di Cancelleria che “lavora il fascicolo” tutto è destinato a incagliarsi. Il tanto decantato Processo Civile Telematico ha spesso, se possibile, ingarbugliato le cose. Giusto martedì mattina un mio Collega di Studio che aveva chiesto il rinvio di un’udienza, non avendo ricevuto il provvedimento si è recato in udienza … Per sentirsi dire dal Giudice che l’istanza era stata accolta e da tempo. L’udienza era a mezzogiorno, il provvedimento è stato comunicato lo stesso giorno alle 14.04.

“L’avvenire era già avvenuto”

Non è un caso isolato. Purtroppo. Se la Giustizia scivola su queste bucce di banana e si incaglia su questioni del tutto banali, lo Stato non riesce a far fronte alle richieste di giustizia. Quindi la vincono i furbi, i furbetti, i furbastri, i prepotenti, i delinquenti, che intanto di fatto impongono il loro stato delle cose, mentre l’esercizio dei diritti “va alle ortiche”. O, più semplicemente, alle erbacce…

Claudio Zucchellini

Claudio Zucchellini

Avvocato, Consigliere della Camera Civile di Monza, attivo in iniziative formative per Avvocati, Università, Scuole e Società Civile.

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