Dopo la ”Rivoluzione arancione” del 2004, l’Ucraina era andata incontro a un lungo periodo di incertezza governativa, dovuto alle altalenanti fortune elettorali di tre capi corrente, Julija Tymosenko, Viktor Jushenko e Viktor Janukovic. Dopo le ultime elezioni del 2010 era prevalso come Presidente dell’Ucraina Janukovic che aveva formato un governo filorusso con a capo Mykola Azarov. A causa dell’instabilità politica di tutto quel periodo, l’economia dello Stato aveva subito un grave rallentamento, motivo per cui il neo Presidente aveva cercato di trovare appoggi finanziari sia dalla dalla Russia che dalla Comunità Europea (C.E.).

In un primo momento ( 30 marzo 2012) si era rivolto alla C,E., ma tale mossa aveva provocato una violenta reazione da parte della Russia. Alla metà del mese di agosto il Cremlino modificò unilateralmente le regole doganali per l’importazione di merci dall’Ucraina e a tale provvedimento si allinearono tutti gli altri Stati (Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Moldavia, Kazakistan, Kirgizistan, Tagikistan, Uzbekistan) che, con la Russia, costituivano la C.S.I. (Comunità Stati Indipendenti). Poiché la C.S.I. era la principale fornitrice di materie prime e di prodotti industriali per l’Ucraina, l’economia di questo Stato subì un gravissimo colpo. A seguito del provvedimento russo/C.S.I. il Presidente Janukovic, al vertice di Vienna del 28 settembre con i rappresentanti della C.E. comunicò la decisione del suo Governo di non stabilire alcun accordo tra l’Ucraina e gli Stati C.E., per non pregiudicare i suoi rapporti con il Cremlino.

Questa decisione governativa non venne però approvata dal popolo ucraino che il 30 settembre a Kiev scese in massa nella centrale Piazza (“Maidan” in ucraino) Indipendenza per contestarlo. L’amministrazione cittadina intervenne prontamente con un editto mediante il quale veniva proibita ogni manifestazione pubblica nella città. Ciononostante il 21 novembre una folla enorme si riversò nuovamente nella Piazza Indipendenza, inscenando una grandiosa protesta contro la decisione del Governo e reclamando invece un accordo con l’Europa. Era iniziato l’”EUROMAIDAN” (“Piazza Europa”) movimento popolare di protesta antigovernativo, noto anche come “Eurorivoluzione ucraina 2013” o “Rivoluzione della Dignità ucraina”.

Era sostenuto dalle tre più importanti formazioni di destra, il”BAT’KIVSCYNA” (“Viseukrainske Objednannja”, Unione di tutti gli Ucraini ,“Patria”) di Julija Tymosenko e Arsenij Jacenjuk. L’UDAR( “Ukrainskij Demockratynji Aljans Reformey”, Alleanza Democratica Ucraina per le Riforme) di Vitalij Klitscko.  E inoltre lo SVOBODA (“Unione” Panucraina per la Libertà) di Oleh Tjahnybok anticomunista e filonazista (propagandava i testi “Mein Kampf” di Hitler e i “Protocolli degli antichi savi di Sion” antisemiti) alleati nel movimento di estrema destra “Pravij Sektor” (Settore destro) e appoggiati dalle Chiese cristiano-ortodosse e Greco-cattoliche.

Alle 4 del mattino del 30 novembre il Ministro dell’Interno ucraino Vitalij Zacharcenko ordinò alla “BERKUT”(“Aquile dorate”, Polizia governativa antisommosse) al comando di Vlelimir Crochenko di intervenire per disperdere i manifestanti che occupavano la Piazza Indipendenza. La protesta popolare intanto si era estesa nel Paese, a Leopoli (50.000 manifestanti), a Cerkasy (20.000) e a Ternopil (10.000). A Kiev, il giorno 1 dicembre circa un milione di persone occuparono il Palazzo dell’Amministrazione Statale e la Casa della Federazione dei Sindacati filogovernativi e lanciarono pietre contro l’edificio della Assemblea dell’Ucraina, chiedendo a gran voce le dimissioni di Mykola Azarov. La risposta governativa non si fece attendere e truppe della BERKUT e della S.B.U. (“Sluzhba Bespeky Ukrayiny” Servizio di sicurezza ucraino) agli ordini di Vasy Malyukl, con l’appoggio di “Titusky” (mercenari al soldo del Governo) dispersero i manifestanti facendo uso anche di gas lacrimogeni e causando decine di feriti fra di loro.

Sui fatti accaduti nella capitale il Ministro Zacharcenko avviò una indagine interna sull’operato della BERKUT, senza peraltro alcuna conseguenza. L’8 dicembre altre manifestazioni antigovernative ebbero luogo in Ucraina, nel corso delle quali vennero abbattute statue di Stalin e simboli russi. L’azione repressiva del Governo si intensificò, ordinando al 47° Reggimento speciale “Tigre” di intervenire a Kiev per disperdere i manifestanti e perquisire la sede centrale della BAT’KISCYNA alla ricerca di loro nominativi, alcuni dei quali vennero arrestati.

Il 16 dicembre Andrij Parubij, Presidente del “Verchovna Rada” (Parlamento ucraino) emanò una legge antimanifestazioni comprensiva di 10 norme che venne definita “dittatoriale” da Jacenjuk. Essa scatenò ulteriori dimostrazioni contro il Governo anche in città russofone come Zaporizzja, Sumy e Dniepropetrovsk. Due giorni dopo attivisti di “EUROMAIDAN” occuparono alcuni edifici governativi statali e regionali in diversi “oblast” (circoscrizioni) dell’Ucraina e Janukovic ne ordinò lo sgombero forzato da parte di truppe dello S.B.U.. A fronte del persistere di manifestazioni antigovernative in tutto il Paese, il 21 febbraio 2014 il Presidente Janukovic prese contatto con i capi dei gruppi di opposizione parlamentare e concordò con loro un accordo di pacificazione basato su 10 punti. Di questi i principali riguardavano la reintegrazione della Costituzione ucraina del 2004, la formulazione di una nuova legge elettorale, la promulgazione di nuove elezioni generali entro l’anno e la formazione di un nuovo Governo.

L’accordo prevedeva, in calce, la destituzione del Primo Ministro Mykola Azarov e del Ministro degli Interni Vitalij Zacharcenko e l’obbligo per il Presidente Janukovic di lasciare il Paese entro un mese. A controfirmare questo accordo erano stati chiamati come “garanti” tre Ministri degli Esteri della C.E. ( Frank Stenmaier tedesco, Laurent Fabius francese e Radoslaw Sikorski polacco) e il Commissario della Russia Vladimir Lukin ( che però non lo controfirmò). Nella stessa notte della firma, Janukovic lasciò il Paese con i Ministri Azarov (Primo Ministro), Vitaly Zacharcenko (Interni), Pavlo Lebedjev (Difesa), Oleksandr Klymenko (Economia) e il Procuratore generale Viktor Psonka, facendo perdere le sue tracce.

Il Parlamento stabilì le elezioni generali in tutto il Paese per il 24 maggio e in quel giorno venne eletto come Presidente dell’Ucraina (ad interim) Oleksandr Turcynov, cui seguì Petro Porosenko come effettivo il 7 giugno. Il nuovo Governo venne costituito con Denys Monastyrskij (Interno), Dmytrov Kuleba (Esteri) , Olesksij Reznikov (Difesa) e Serghij Marcenko (Economia). Contestualmente venne abolito il BERKUT e il suo comandante Vladimir Krasevskji fu arrestato. A capo dello S.B.U. venne nominato Valentyn Nalyvajenko che sostituì Vasyl Malyuk, anch’egli arrestato. Il 27 giugno il neo Presidente ucraino Porosenko firmò un “accordo di associazione economica” dell’Ucraina alla C.E. Con questo atto la vicenda dell’”EUROMAIDAN” si era conclusa. Per l’Ucraina stava per aprirsi quella drammatica legata all’invasione diretta della Russia nei suoi territori del Donbass.

Gustavo Ottolenghi

                                                                                                                  Gustavo Ottolenghi

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