L’Impero russo (Rossijskaya Imperija) è l’istituzione statale che governò la Russia dal 1721 al 1917. Era esteso su tre continenti (Europa, Asia, America del Nord) dal Mar Baltico all’Oceano Pacifico, dalla Russia al Canada. Nel 1910 aveva raggiunto una popolazione di 178.500.000 abitanti su una area di 23.700.000 kmq. Comprendeva 18 Repubbliche. Dalla Russia all’Ucraina. E ancora Polonia, Finlandia, Estonia, Lituania, Lettonia, Moldavia, Bielorussia, Armenia, Georgia, Azerbaijan, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Afghanistan. La capitale era San Pietroburgo.

Dall’Impero alle Repubbliche socialiste

Storicamente era stato preceduto da un reame, il Regno di Russia (1550/1721), succeduto a sua volta a due Gran Principati, quello di Vladimir Suzdal (1168/ 1283) e quello di Moscovia (1283/1721). Quest’ultimo aveva cessato di esistere quando il Gran Principe Ivan IV lo aveva trasformato in Regno di Russia con se stesso a capo come Zar (imperatore).
All’Impero succedette – dopo la Rivoluzione dell’ottobre 1917 – la Repubblica Socialista Federativa Sovietica (R.S.F.S.) sino al 1922, allorché entrò a far parte dell’ Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (U.R.S.S.). Era formata da 15 Repubbliche (si erano staccate la Finlandia, l’Afghanistan e il Turkmenistan).

Nel dicembre 1991, a seguito della dissoluzione dell’URSS, subentrò – con i Protocolli di Alma Ata – la Comunità degli Stati Indipendenti (C.S.I.). Era formata da 9 Repubbliche (si erano staccate l’Estonia, la Lettonia, la Lituania e la Polonia). Successivamente anche il Turkmenistan (2005) e l’Ucraina (2014).

Dal 1500 solo i Romanov al comando

L’Impero era stato fondato nel 1721 da Petr Alekseevic, membro della dinastia dei nobili Romanov, che aveva regnato sulla Russia ininterrottamente dal 1500 con il primo Zar Roman Jurevic. Gli Imperatori di Russia furono 15 da Petr I Alekseevic a Nicola II. Di tutti questi i più importanti furono, per attività innovatrici, riformatrici e modernizzatrici, lo stesso Petr I e Caterina II. Petr Alekseevic Romanov – più noto come Pietro I il Grande – era nato a Mosca il 9 giugno 1672, figlio di Alessio Mihaijlovic I e di Nastassija Nariskina. Ebbe due mogli (Evdokija Lopuchina e poi Marta Skavronskaija, nota come Caterina I ) e sedici figli la maggior parte dei quali morì in tenera età. La sua ascesa al trono di Russia fu alquanto laboriosa.

La lunga reggenza della zarevna Sòfia

Alla morte di suo padre, zar Alessio I, avvenuta nel 1676, salì al trono il figlio più anziano, Fedor lll che, cagionevole di salute, morì nel maggio 1682. A costui succedettero due degli altri figli di Alessio, il malaticcio e debole di mente Ivan V e Pietro incoronati zar entrambi nel giugno dello stesso anno. Essendo tutti e due molto giovani (Pietro aveva 10 anni) furono posti sotto la reggenza della loro sorella più anziana di 15 anni, la zarevna Sòfia e Pietro fu confinato a Yaroslav nel Monastero di Spaso – Preobrazhensky. I due fratelli regnarono insieme formalmente (de jure ma non de facto) sotto la reggenza di Sòfia sino alla morte di Ivan, che avvenne nel 1696.

Il governo di Pietro: Stato, Chiesa e riforme

Pietro, che in quel momento aveva 24 anni, assunse prontamente il potere come unico zar ed escluse la reggente dal governo, confinandola nel Monastero di Novodevijci dove morì nel 1704. Nel 1721 Pietro trasformò il Regno di Russia in Impero russo nominandosene autonomamente Zar assoluto con il nome di Pietro I. Numerose e grandiose furono le opere riformatrici, innovatrici e modernizzatrici da lui realizzate. Nel 1698 si trovò subito a dover fronteggiare e a domare brutalmente la rivolta dei reggimenti degli Strel’cj che criticavano la sua ascesa al trono e la sua politica, ed avevano complottato per riportarvi la zarevna Sòfia.

Con l’andare degli anni mise in atto riforme radicali delle amministrazioni centrali e locali. Ammodernò la struttura dell’Esercito e della Marina abolendo anche la coscrizione obbligatoria. Sottopose la Chiesa ortodossa al controllo statale. Organizzò officine, fabbriche e scuole di ogni ordine e grado secondo criteri moderni. Abolì le leggi del patriarcato. Riformò il calendario bizantino adottando quello giuliano. Fondò la città di San Pietroburgo stabilendovi la capitale dell’Impero (in precedenza a Mosca). Per portare a termine tutto ciò impose pesanti tasse a tutto il popolo, provocandone proteste e critiche.

Conquiste e dialogo con tutti i Paesi confinanti

Compì ripetuti viaggi, intrattenendo rapporti diplomatici con Austria, Inghilterra e Olanda. Dal punto di vista militare affrontò vittoriosamente la Turchia (1696 , conquistando la città di Azov che consentì alla Russia uno sbocco sul Mar Nero). Inoltre conquistò anche la Svezia (1700/1721) la Carelia, l’Estonia e la Livonia. Estremamente intelligente, colto e pragmatico, Pietro viene ricordato anche per il suo carattere dispotico, autocratico, caparbio e crudele. Fece impiccare centinaia di oppositori lasciandone i corpi appesi per settimane come deterrente.

Alla sua morte non lasciò eredi di sangue poiché aveva fatto uccidere (1718) suo figlio primogenito, lo zarevic Alessio, con l’accusa di complotto contro lo Stato e la sua persona. Indicò come successore al trono imperiale la sua seconda moglie Caterina che vi ascese, col nome di Caterina I, alla sua morte avvenuta l’ 8 febbraio del 1725 a San Pietroburgo. Quivi, nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, fu sepolto e viene ricordato, per la sua attività, come “Pietro il Grande”.

La risoluta ascesa di Caterina II la Grande

Caterina Alexeevna – più nota come Caterina II la Grande – fu Imperatrice di Russia dal 1762 al 1796. Era nata a Stettino in Prussia nell’aprile 1729 come Sofia Federica di Anhalt – Zerbst, figlia del Governatore di quella città. Prese il nome di Caterina (e il patronimico artificioso di Alekseevna) del giugno 1744 quando abbracciò la fede ortodossa. Nel 1745 sposò Pietro III Zar e Imperatore di Russia. Ebbe due figli (Paolo e Anna, morta a pochi mesi di età) dal marito e altri due (Aleksej dal principe Orlov Bobrinsky e Yelizaveta Tyumkina dal principe Grigorij Potemkin).

A seguito di eccentricità ed errori politici compiuti dal marito e a causa del suo cagionevole stato mentale, Caterina ordì un colpo di Stato che portò alla destituzione dal trono imperiale di Pietro III  pochi mesi dopo la sua incoronazione (avvenuta nel gennaio 1762) e alla sua ascesa al trono di Russia nel luglio dello stesso anno.

Rigidità e fermezza ma anche riformista e colta

Monarca illuminata, colta, spregiudicata condusse una vita dissoluta, costellata di numerosi amanti. Governò ispirandosi a un vetero dispotismo, autocratico e reazionario. Contenne con rigidità e fermezza le richieste dei contadini, nazionalizzo le terre della Chiesa ortodossa, restaurò le finanze statali, riformò i governi locali, sviluppò l’economia e incrementò ovunque l’istruzione.

Militarmente soffocò la rivolta contadina del cosacco Pugacev (1774). In
alleanza con Austria e Prussia ottenne dalla Polonia tutti le sue regioni orientali e, dalla Turchia, l’indipendenza della Crimea con la guerra del 1768. A fronte di tutto ciò viene ricordata come Caterina “la Grande”. Morì a seguito di un ictus cerebrale il 17 novembre del 1796 a San Pietroburgo. Fu sepolta nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo accanto alla tomba dell’altro Grande Imperatore Pietro I. Nello stesso anno le succedette il figlio primogenito Paolo I. L’impero Russo crollò a seguito della rivoluzione bolscevica dell’ottobre 1917.

La fine degli Zar e dei Romanov

Il 17 luglio del 1918 venne fucilato l’ultimo Imperatore, lo zar Nikolaj Aleksandrovic II Romanov (più noto come Nicola II ) a Ekaterinburg nella regione degli Urali. Insieme a lui anche la moglie Alexandra Fedorovna ed ai figli Olga, Tatjana, Marja, Anastasja e lo zarevic Aleksej (oltre ad altre sette persone del seguito imperiale). I loro resti mortali furono inumati nel vicino bosco di Koptiakij. Ricuperati nel 1990 riposano, dal 1998, nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a San Pietroburgo accanto alle tombe di Pietro I e di Caterina II. Nicola II e la sua famiglia sono stati canonizzati dalla Chiesa ortodossa russa nell’anno 2000 e riabilitati dal Presidium della Corte Suprema della Federazione Russa nel 2008 (Presidente della Federazione Dmitrij Medvedev). A Ekaterinburg, nel 2003, è stata eretta una Cattedrale “del sangue” sul luogo ove era avvenuta la strage.

Gustavo Ottolenghi

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