Con il Green Deal (Patto Verde), l’Unione europea si è posta l’ambizioso obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Obiettivo questo da raggiungere attraverso la tappa intermedia del 2030 in cui le emissioni di gas serra dovranno essere ridotte in misura del 55% rispetto al livello del 1990. Rispettando questa tabella di marcia l’Europa potrebbe essere il primo continente a raggiungere la neutralità climatico.

Al fine di raggiungere questi obiettivi, il 30% del budget previsto per il 2021-2028 e dei fondi stanziati per il Next Generation EU sono stati destinati ad investimenti ‘verdi’. La Commissione, inoltre, ha promosso una serie di iniziative in materia di finanza sostenibile, finalizzate a indirizzare gli investimenti privati verso un’economia che persegua la neutralità climatica.

Particolarmente significativo, da questo punto di vista, è il Regolamento europeo 2019/2088 sull’informativa di sostenibilità dei servizi finanziari (SFDR), entrato in vigore il 10 marzo 2021. Tale strumento ha l’obiettivo di creare maggiore trasparenza, al fine di favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta di prodotti finanziari sostenibili.

Domanda che è in continua crescita, come ribadito di recente da Larry Fink, ceo di BlackRock la più grande società di investimento al mondo, secondo il quale gli investimenti sostenibili hanno raggiunto i 4 trilioni di dollari e continueranno a crescere.

In questo contesto, il mercato finanziario ha visto un’esplosione di prodotti sostenibili sul piano ambientale, sociale e della governance (ESG). Tale offerta è stata vista da alcuni come una pura operazione di facciata dietro la quale in molti sperano di continuare con il business as usual. Il rischio di greewashing è effettivamente dovuto alla mancanza di trasparenza e uniformità rispetto ai parametri utilizzati per la definizione dei fondi ESG.

Al fine di porre rimedio a tale incertezza, la Commissione europea ha anche introdotto il Regolamento sulla tassonomia, che (congiuntamente ai relativi atti delegati) ha l’obiettivo di identificare un sistema di classificazione delle attività economiche sostenibili sul piano ambientale.

Il 2 febbraio 2022 la Commissione europea ha presentato la proposta di atto delegato con cui inserisce il gas e il nucleare nella tassonomia.

Tale proposta è stata accolta con critiche e perplessità da alcuni Paesi membri e con un’ondata di indignazione da parte della società civile. PRI, uno dei più importanti network sulla finanza sostenibile supportato anche dalle Nazioni Unite, ha persino affermato che se tale decisione venisse confermata, la tassonomia europea smetterebbe di essere un punto di riferimento per gli operatori del mercato finanziario in ambito ESG.

L’interrogativo che bisogna porsi è: nell’eventualità che la normativa proposta diventi efficace, si potrebbe parlare di un passo falso dell’Europa nel perseguimento del suddetto primato o si tratterebbe addirittura di un fallimento dell’intero sistema normativo in ambito ESG? Sarà probabilmente il mercato della finanza a stabilirlo.

Natalia Bagnato – Maria Pia Sacco

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