Il 5 aprile di trent’anni fa prendeva inizio, nell’ambito della guerra nella ex Jugoslavia, già in corso da un anno, l’assedio della città di Sarajevo in Bosnia Erzegovina. Un assedio che sarebbe durato 1425 giorni, il più lungo della storia moderna.

Per l’occasione Clipper Media, Luce Cinecittà e Rai Cinema hanno realizzato il documentario “Hotel Sarajevo”. Nato da un’idea di Andrea Di Consoli, con la regia di Barbara Cupisti, soggetto e sceneggiatura del film sono firmati dalla stessa regista, Natascia Palmieri e da chi scrive, con la collaborazione di Barbara Meleleo. “Hotel Sarajevo” sarà trasmesso il prossimo 29 maggio su Speciale TG1 – RaiUno in seconda serata.

Holiday Inn di Sarajevo dalle Olimpiadi alla guerra

Il titolo del film prende spunto dall’Holiday Inn di Sarajevo, costruito per le olimpiadi invernali del 1984 e durante la guerra diventato base dei giornalisti di tutto il mondo, lì accorsi per raccontare quanto stava accadendo. Tra essi anche il giornalista Gigi Riva, allora inviato de Il Giorno, presente alla Casa del cinema a Roma per l’anteprima del film. Erano presenti produttori, regista, autori, attori, tecnici che hanno contribuito alla sua realizzazione.

Riva ha portato la sua testimonianza su qual era la vita all’interno della struttura, in cui aveva trovato dimora per un certo tempo anche il famigerato Radovan Karadžić, ideologo della pulizia etnica della Bosnia Erzegovina. Da lì Karadžić si rifugiò in territorio serbo-bosniaco, da dove avrebbe continuato la sua campagna di morte per la quale, a fine guerra, sarebbe stato condannato come criminale di guerra.

Una riflessione per capire anche cosa è successo all’Europa

Il film ha voluto elevarsi dal mero riepilogo dei fatti per porsi come occasione di riflessione su Sarajevo, e la Bosnia Erzegovina in generale. Obiettivo: capire e far capire quanto della città martire di allora sopravviva oggi in coloro che l’hanno diversamente vissuta o non erano ancora nati. In questo senso il documentario si muove come un film vero e proprio, la cui trama è mossa dall’intreccio di alcuni personaggi autentici che impersonano se stessi.

Zoran Herceg, 43 anni, scrittore, autore di graphic novel, artista all’epoca aveva tredici anni. Dopo i primi bombardamenti fu caricato, con altri bambini, ragazzi e mamme, su una delle 23 corriere della Croce Rossa che li avrebbero portati, profughi, all’estero, cercando il senso di tutto ciò.

Il bilancio è tutt’altro che confortante, non solo perché, a parte le bombe, i problemi del suo Paese sono tutt’altro che risolti. Anzi, rischiano di complicarsi al suono di nuovi squilli nazionalistici di carattere etnico-religioso. Altro personaggio del film è Slobodanka, detta Boba, Lizdek. Durante la guerra, a 26 anni, operò come fixer, entrando e uscendo dall’albergo, portando notizie e traducendole dai media locali e nazionali per i giornalisti presenti. Oggi è animatrice dell’Hotel History Foundation, grazie alla quale ha realizzato una mostra degli ambienti, eventi e personaggi di allora al Museo storico di Sarajevo. Non manca la sua storia d’amore con il cronista francese Paul Marchand, che sarà ferito, per poi conoscere una tragica fine.

Chi erano e cosa fanno oggi i protagonisti di allora

A Zoran Herzog e a Boba Lizdek fanno da contraltare le figure come Almedina Vejzagić, moglie di Zoran, musulmana, rimasta orfana di padre. E come Belmina Bajrović, attualmente executive manager dell’Holiday Inn, che all’epoca non era ancora nata e si trova oggi ad avere gli stessi anni che Boba aveva all’epoca. Il confronto, tutto risolto in chiave narrativa, delle loro storie, che si intrecciano in una dimensione tanto evocativa quanto fortemente radicata nel presente, non trascura altri momenti che si inseriscono nel contesto, grazie a un plot che segue la avvincente stesura e i disegni di una graphic novel di Zoran attraverso la quale si materializzano diverse figure.

Bakira Hasesić, una delle oltre ventimila donne violentate tra il 1992 e il 1995, oggi si batte con la sua associazione Žene-žrtve rata, donne vittime della guerra, per il riconoscimento della loro condizione e la condanna dei colpevoli. Nihad Kreševljaković, direttore dell’International Theater Festival MESS, ha realizzato un video-archivio di quanto è riuscito a raccogliere della guerra nel suo Paese. Altri ancora grazie al magistrale montaggio delle immagini, restituiscono il sapore di una terra poco conosciuta anche se distante da noi solo il braccio del mare Adriatico.

Diego Zandel

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