Nella notte del 24 febbraio 2022 forze corazzate della Federazione Russa hanno varcato il confine con l’Ucraina invadendo il territorio del Donbass con le Repubbliche popolari di Doneck e di Lugansk. L’invasione è stata programmata dalla Russia sin dalla primavera del 2021 allo scopo di formalizzare l’indipendenza di quelle Repubbliche dal Governo ucraino che le considerava “territorio ucraino temporaneamente occupato da gruppi armati illegali”.

Alle forze in campo della Federazione russa…

La Federazione Russa ha impegnato nell’operazione 12.000 carri armati, 550 aerei e circa 200.000 uomini delle forze di terra. Inoltre ha utilizzato paracadutisti e “Spetsmaz” (Forze speciali) appartenenti alla Unità 51460 della 64^ brigata fucilieri. C’era anche la Brigata di fanteria motorizzata della 35^ Armata.  Unità cecene kadyrovite (seguaci dell’ex Presidente della Repubblica cecena Achmat Kadyrov). Era presente anche una Unità SOBR (Special Rapid Response Force) e lìUnità OMON (antisommossa). Tra le forze presenti anche l’Unità carristi della 36^ Armata e l’Unità del 331° Reggimento paracadutisti della 98^ Divisione aviotrasportata. Oltre al  “Gruppo Wagner” (Compagnia paramilitare privata che rispondeva direttamente al Presidente Putin) e alle milizie civili indipendentiste (14.000 uomini di Lugansk e 20.000 di Doneck).

… rispondono quelle dell’Ucraina

Gli ucraini disponevano invece di 800 carri armati e 200 aerei e di 300.000 militari comprendenti truppe della Guardia nazionale (2° Battaglione operazioni
speciali “Donbass”).  Inoltre le Forze speciali militari e di polizia (Battaglione autonomo Azov “Corpo nero”) e della Difesa territoriale. Il D.U.K. (Corpo internazionale di volontari stranieri forte di 5.000 uomini). I russi si sono resi responsabili di 4.684 crimini di guerra, secondo dati del 20 aprile del Ministero degli Interni ucraino. Crimini che comprendono stragi, violenze, stupri e massacri sulla popolazione civile del Donbass e dell’”Oblast” (Provincia amministrativa) di Kiev. Inoltre altri 200 civili sono stati uccisi a Borodyanka, 130 a Makariv (gettati in una fossa comune), 50 alla Stazione ferroviaria di Kramatorsk. E altre centinaia a Kuiv, Chernihiv, Sumy, Kherson, Khariv, Irpin e Hostomel.

L’orrore di Bucha

L’orrore maggiore si è concretizzato nella città di Bucha (28.000 abitanti) nell’ Oblast di Kiev tra il 25 febbraio (giorno dell’occupazione) e il 30 marzo (giorno della ritirata). Gli uccisi risultarono essere – secondo i dati più recenti – oltre 800 fra i quali 70 bambini. Più di 600 sono stati rinvenuti in fosse comuni. 340 nel terreno posteriore della Chiesa di S.Andrea. Ben 156 in campi e giardini privati. Inoltre 12 sono stati ritrovati nel seminterrato del Sanatorio per bambini adibito a camera di tortura. Altre decine erano stati lasciati insepolti nelle vie principali Ivano Franka e Vodoprovidna e  nella centrale via Yablonska. Ben 18 corpi mutilati di uomini e 5 di bambini
sono stati trovati sui cigli della via. Altri 15 corpi semibruciati sono stati rinvenuti nei vicoli adiacenti, uccisi con colpi di pistola alla testa.

Numerosi cadaveri avevano le mani legate dietro la schiena e presentavano segni di torture sul corpo (avulsione degli occhi, evirazioni, sgozzamenti, fratture, ustioni). Questi orrori sono stati scoperti dal Battaglione “Donbass” al momento del suo rientro in città (1 aprile) e resi noti in una conferenza stampa del 4 aprile dal Ministro degli Esteri ucraino Kuleba Dmytro. Erano presenti giornalisti di autorevoli testate come “Economist”, “Guardian”, “Washington Post”). Oltre alle catene televisive mondiali (CNN, AFP, BBC, HRW). Inoltre la conferenza è stata corredata da documentazioni riprese da elicotteri, droni e satelliti della società privata statunitense “Maxar Technologies”.

Ucraina sventurata: da una strage all’altra

In attesa di ulteriori notizie e documentazioni, quanto accaduto a Bucha nel febbraio 2022 è assurto a esempio delle stragi avvenute in Ucraina a carico della popolazione civile nel corso dell’occupazione russa. In riferimento a stragi di civili accadute in Ucraina, la peggiore di tutte, è avvenuta nel corso della Seconda guerra mondiale. E più precisamente nelle vicinanze della città di Kiev in località Babij-Yar. L’Ucraina fu, in quel periodo, una delle Nazioni in cui più feroce e spietato si manifestò l’odio antisemita del nazismo.

I civili ebrei ucraini uccisi nei mesi di settembre e ottobre 1941 da truppe tedesche furono oltre 260.000. A commettere questi atti furono soprattutto le“Einsatzgruppen” addette a “azioni speciali”, la Sicherheitspolizei (SIPO) forze di polizia e òe Sicherheitsdienst (SD) forze di sicurezza. Gli ebbrei uccisi furono 55.000 a Odessa, 38.000 a Berdichiv, 30.000 a Nikolajev, 26.000 a Podilskij, 18.000 a Sarni e 15.000 a Drobitsky-Yar.

La strada del dolore

Emblematica fu la vicenda occorsa a Babij-Yar dove ne vennero eliminati, in soli due giorni (29/30 settembre 1941) 33.771 persone su una popolazione ebraica di circa 60.000 individui. Vennero radunati davanti alla porta del cimitero per essere inviati – lungo una via di circa mezzo chilometro, poi chiamata “La strada del dolore” – alla località di Babij-Yar. “Yar” significa “fossato, burrone” e a Babij era profondo 15 metri, lungo 150 e largo 30. In esso vennero tutti precipitati sotto il fuoco di mitragliatrici. Poi il fossato venne ricoperto.

Un eccidio emerso mesi dopo

Successivamente, nell’agosto 1943, all’avvicinarsi all’Armata rossa a Kiev, un
Sonderkommando” (Reparto speciale) tedesco provvide a ricuperare i cadaveri dal
fossato e a bruciarli onde cancellare le prove del massacro. Il 30 novembre successivo
esse – su indicazione della popolazione – vennero tuttavia ritrovate dalle truppe russe del 1° Fronte ucraino e ampiamente documentate. Questa strage rimase pressoché
sconosciuta a causa della politica antisemita della Russia invalsa nel dopoguerra e solo
nel 1976 un monumento a suo ricordo fu eretto alla periferia di Kiev. Altri ne seguirono nel 1991. Una “Menorah” ebraica alle porte della città, nel 2001 in memoria dei bambini uccisi, e nel 2009 in memoria dell’eroina ebraica ucraina Tatiana Markus. Infine nel 2016 iniziarono i lavori per l’erezione di un Memoriale nei pressi di Babij-Yar.

Numerosi Autori (Elie Wiesel, Ray Brandon, statunitensi; Eugenij Evtushenko, Viktor Nekrasov, Anatoly Kuznekov, russi; Gaetano Vallini, Antonella Solomoni, italiani ) la descrissero nelle loro opere. Tuttora prosegue il massacro della popolazione civile in Ucraina perché si possa raccontare in letteratura la vicenda di Bucha o ricordarla con monumenti. Nel tempo essa vi troverà senz’altro posto come una delle peggiori del XXI secolo.

Gustavo Ottolenghi

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