Nella sua autobiografia A conti fatti, edita da Feltrinelli, Franco Bernabé dedica un breve capitolo a Leonardo Maugeri, un manager dell’Eni e di altre grandi aziende petrolifere, scomparso a soli 53 anni nel 2017, autore della spy-story Black Twilight edita da Marsilio (pag. 494, € 19,00) e imperniata proprio sul mondo del petrolio. Si tratta di una storia che ha al centro un complotto per la manipolazione del prezzo del combustibile a beneficio di speculatori internazionali e con il coinvolgimento della politica e dei servizi segreti, anche ai più alti livelli. È un romanzo frutto della fantasia, ma anche della conoscenza molto profonda di un protagonista dell’industria petrolifera che vale la pena leggere. Oltre alla storia avvincente Maugeri ha saputo tirare fuori,  tanti spunti di verità di un mondo che, volenti o nolenti, condiziona la politica e, di conseguenza, la nostra vita.

Si sappia intanto che Maugeri era arrivato all’Eni grazie a un saggio intitolato L’arma del petrolio, elaborazione della sua tesi di dottorato, riguardante la morte non più tanto misteriosa di Enrico Mattei. Saggio che egli mandò in omaggio a Bernabé, allora da poco tempo amministratore delegato dell’Eni. “Immagino fosse una delle tante copie spedite a chi riteneva potesse apprezzarne il contenuto” scrive Bernabé. “Non penso si aspettasse da parte mia più di un biglietto di ringraziamento. Invece il libro mi incuriosì molto, perché ritenevo che la narrazione su Mattei, sia all’interno dell’Eni che all’esterno, non desse una rappresentazione adeguata della realtà. Gli chiesi perciò di venirmi a trovare a Roma”. Maugeri accolse l’invito ovviamente e, dopo un colloquio dal quale emersero le capacità di ricerca e analisi del giovane laureato, gli propose di diventare suo assistente, in una “posizione di grande responsabilità che gli dava accesso a tutto ciò che mi passava per le mani (…)”. Sempre Bernabé: “La curiosità e la capacità di Leonardo di riconnettere personaggi e fatti mi fu estremamente preziosa. Mi aiutò a ricostruire fra le altre un quadro composto da elementi di origine piduista, le cui liasons Leonardo descrisse e analizzò in un documento del 1998 che avrebbe dovuto rappresentare la traccia di un libro che non vide mai la luce”.

È così oppure, in qualche modo, tre anni dopo la morte di Maugeri, quel libro lo ritroviamo un po’ in questo Black Twilight? Intendiamoci, non con gli stessi personaggi né luoghi, perché il romanzo è tutto ambientato in America, ha protagonisti americani, in particolare Neil Rogers, un anticonformista agente del Fbi con il pallino della scrittura e poi politici, giornali e giornalisti di quel Paese. Ma la materia è il complotto, e direi del tipo di complotto che assomiglia molto, per concezion,e a quello messo in atto dalla P2: cioè organizzato da pochi individui senza scrupoli che hanno trovato il modo (facendo leva sulle sulle debolezze umane, le ambizioni e la corruzione) di far fruttare i propri interessi. C’è nel romanzo di Maugeri una frase significativa, espressa dal presidente degli Stati Uniti, quando cerca di convincere l’agente Neil Rogers a non rivelare quanto ha scoperto per non sputtanare gli ultimi quarant’anni di storia del loro Paese: “Non credo alle grandi cospirazioni. Credo che una minoranza ben organizzata in un sistema solo apparentemente efficiente, ma in realtà sciatto e disorganizzato, possa essere aiutata dal caso e dalle circostanze, se dimostra perseveranza. Troverai sempre banchieri, affaristi, manager e burocrati pronti ad assecondare i desideri del potente di turno, se capiscono che possono trarne un vantaggio personale. Non c’è bisogno di grandi cospirazioni di fronte alla forza spontanea dell’avidità umana”. 

In Black Twilight siamo da quelle parti. Tutto comincia con l’omicidio di un libraio antiquario ucciso in casa da una persona di sua conoscenza. Morte a cui fa seguito l’esplosione di una casa appartenente a un senatore degli Stati Uniti e nella quale verranno rinvenuti tre cadaveri che risulteranno essere stati uccisi prima dello scoppio. Superstite un giornalista che aveva intrapreso delle indagini e che ben presto si troverà inseguito da qualcuno che lo vuole far fuori e costretto a nascondersi e a liberarsi del cellulare. Nello stesso tempo qualcun altro infila, senza che se ne accorga, un telefonino nello zaino di Neil Rogers mentre, in metropolitana, si sta recando al suo ufficio, telefonino che egli scoprirà essere nel suo zaino quando lo sentirà squillare.  Una voce, che risponderà al nome dumasiano di Montecristo, gli darà alcune dritte su quanto sta accadendo con la complicità della stessa Fbi. 

Alla base di tutto un progetto messo in atto nel lontano 1973, in un grande hotel di Saltsjöbaden in Svezia,  da parte di “alti rappresentanti della politica e della finanza americane e britanniche”.  Un complotto del quale a farne le spese, si sospetta, sarebbero stati addirittura il primo ministro svedese Olof Palme, ucciso da un sicario all’uscita di un cinema, e il capo della Cia di allora William Colby sostituito improvvisamente al vertice da George H.W. Bush, e poi morto improvvisamente d’infarto. Palme e Colby eliminati entrambi per la loro volontà di scoprire la verità, una verità che verrà fuori con questo romanzo, seppur in un mondo tutto di finzione come può essere quello della narrativa.

Coloro che amano gli intrighi abbiano la pazienza di leggerlo, perché si divertiranno, anche se, sul piano del ritmo (e quindi della lettura e della suspense) un taglio di almeno la metà delle pagine sarebbe sarebbe stato più proficuo, pur lasciando intatte le tante verità che il libro indica. Non solo sulle lobby del petrolio e delle loro lotte, delle guerre che ha causato, ma anche sul tema della manipolazione dell’opinione pubblica, estremamente facile, compresa “l’opinione degli esperti, soprattutto sui temi così incerti come il petrolio”. D’altra parte, non solo noi italiani ne sappiamo qualcosa su: “Com’è facile alterare la verità, confonderla, convincere chi vuol essere convinto”. Aveva ragione Stuart Chase: “Per coloro che credono, nessuna prova è necessaria. Per coloro che non credono, nessuna prova è sufficiente”. Un romanzo, invece, può essere accettato da chiunque.

Diego Zandel

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