In “Roulette russa – La vita e il tempo di Graham Greene” scritta dal suo omonimo, per cognome, e non parente Richard Greene, edita in Italia da Sellerio, ci sono tutti, o quasi, i gli 86 anni che ha vissuto il grande scrittore. E meno male che la “roulette russa” del titolo, il gioco atroce provato da Graham Greene un paio di volte (ma qualcuno pensa che si tratti di un’invenzione) non lo abbia ucciso. Ci avrebbe privato di alcuni capolavori della letteratura mondiale, che sono anche, per la maggior parte, straordinarie spy-stories, a cominciare da “Il treno di Istanbul”, del 1932, suo quarto titolo per continuare, tra gli altri, con “Una pistola in vendita”, “Missione confidenziale”, “Il potere e la gloria”, “Il nocciolo della questione”, “Fine di una storia”, “Un americano tranquillo, “Il nostro agente all’Avana” e, quindi ancora, sempre tra altri libri, commedie, soggetti e sceneggiature cinematografiche (“Il terzo uomo”, ad esempio) libri di viaggio e autobiografici, con “I commedianti”, “Il console Onorario”, “Il fattore umano”.

Intanto, da questa biografia, risaliamo alla genesi degli stessi, tutti collegati alla sua vita, piena di viaggi, esperienze, amori, ma anche di crisi di coscienza e malattie, come, ad esempio, il probabile disturbo bipolare di cui soffriva e che lo faceva cadere in forme di depressione dalle quali riusciva a trarsi fuori solo viaggiando, impegnandosi in avventure vere e proprie, con esperienze di spionaggio che gli hanno fatto conoscere anche personaggi di quel mondo come Kim Philby, che per anni è stato ai vertici dei servizi segreti inglesi facendo il doppio gioco a favore dell’Unione Sovietica, come altri insospettabili.  Ma con Philby, in particolare, Greene ha avuto modo anche di incontrarsi in Russia, una volta che, scoperto il tradimento, quello era riuscito a riparare lì.

Naturalmente la biografia parte dalla nascita nel 1904 a Berkhamsted, quarto di sei figli, da un padre che era vicedirettore del convitto della cittadina, condizione che lo aveva reso vittima di atti di bullismo, ai quali non era estranea la balbuzie che in certe occasioni lo affliggeva, tanto da essere stato in cura, giovanissimo, presso uno psicanalista. La sua gioventù è stata anche contrassegnata da una conversione al cattolicesimo, per l’influenza tutt’altro che estranea di Vivien Dayrell-Browning che avrebbe sposato e che gli avrebbe dato due figli, Lucy e Francis, con i quali visse con un certo distacco, preso com’era dalle sue avventure umane e politiche e sentimentali che lo portavano in giro per il mondo, lontano per diversi mesi. Nel 1946 divenne amante di Catherine Walston, sposata con molti figli, e della quale si innamorò follemente, tanto da incidere pesantemente sul suo matrimonio con Vivien dalla quale non divorziò, in ragione anche della fede cattolica. Una decisione ipocrita che mette in luce le sue debolezze di uomo, ma che ben si rifletteranno in alcune sue opere capitali come “La fine dell’avventura” o “Il nocciolo della questione” o “Il potere e la gloria”. Non a caso gli è stata appiccicata l’etichetta di “scrittore cattolico”, anche se da lui – giustamente – mai digerita. A un certo momento smise anche di andare a messa, anche se ebbe rapporti con Papa Montini, prima che diventasse Paolo VI, e ricevette l’estrema unzione.

Sono interessanti anche i suoi rapporti politici, che lo hanno visto sostenitore e amico di Omar Torrijos, presidente della Repubblica di Panama, di cui sostenne la politica di indipendenza dagli Stati Uniti che su Panama faceva valere il suo potere in ragione dei grandi interessi economici legati al canale, ma anche in ragione della ostilità che Greene non nascondeva, anche nei suoi romanzi, nei confronti della Cia, per quel che faceva nei paesi dell’America Latina, un atteggiamento che per un certo tempo lo fece propendere verso il comunismo se non fosse stato che era troppo abnorme la oppressione in cui vivevano i popoli dell’Unione Sovietica e di tutto l’est europeo per potervi aderire senza arrossire.

America Latina, Asia e Africa, in particolare la Liberia, quest’ultimo da giovane, furono i paesi che visitò con maggiore continuità, grazie agli accrediti da parte dei grandi giornali per i quali lavorava, ma anche grazie ai film dei quali era spesso sceneggiatore. Lavoro che gli fece stringere una grande  amicizia con il produttore con Alexander Korda, a bordo del cui yacht spesso trascorreva le vacanze e che a Greene regalò – come corrispettivo dei compensi ricavati dai film – la casa di Anacapri dove lo scrittore prese a trascorrere per oltre vent’anni le sue estati. La vendette quanto conobbe Yvonne Cloetta, con la quale iniziò una relazione nel 1959 per poi nel 1966 andare a vivere con lei ad Antibes, dove aveva comprato un piccolo appartamento affacciato sul porto. I due vissero insieme per 32 anni. Una relazione che si concluse nel 1991, a Vevey sul Lago di Ginevra, con la morte di lui (Yvonne sarebbe morta dieci anni dopo).

Ma al di là dei grandi capitoli della sua vita davvero piena di avventure, esperienze, libri, personaggi (tra i suoi grandi amici, il nostro Mario Soldati) il libro è fondamentale perché Richard Greene riesce qui a compenetrare in essa tutti i suoi libri, da quello di esordio, poco fortunato come “L’uomo dentro di me” all’ultimo “L’uomo dai molti nomi”, svelando retroscena e i diversi legami che intrecciano la sua esistenza con le pagine straordinarie che ha scritto. In questo senso, una biografia imprescindibile per quanti amano Graham Greene.

Diego Zandel

Richard Greene, “Roulette russa – La vita e il tempo di Graham Greene”, Sellerio, pag. 867, €. 24,00 

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