La Scuola Medica Salernitana è considerata la più antica ed importante istituzione medica medioevale dell’Occidente per l’insegnamento e l’esercizio della Medicina, che ha innovato profondamente nei principi, staccandoli dagli influssi religiosi. Ha unito i principi della scienza medica dell’Occidente e dell’Oriente; ha accolto le donne, sia come studenti che come docenti; ha teorizzato che le malattie si possono prevenire, mantenendo in salute il corpo, attraverso l’adozione di precise regole igieniche, di una corretta dieta alimentare ed un sano regime di vita. Molto probabilmente è nata nel IX secolo ed ha avuto il massimo splendore nei secoli XI-XIII, diventando famosa in tutta l’Europa.

Da molti studiosi è considerata la prima vera Università, che ha formato molte generazioni di medici, famosi in tutta l’Europa fino al XIV secolo, quando, lentamente, inizia la sua decadenza.

Esiste la seguente Leggenda sulla fondazione della Scuola  Medica Salernitana:

Un pellegrino greco, di nome Pontus (o Areteo), proveniente da Alessandria d’Egitto,dove ha perso tutti i suoi familiari, arriva a Salerno e si rifugia per la notte sotto gli archi dell’antico acquedotto dell’Arce. Essendo scoppiato un temporale, si ripara nello stesso luogo un altro viandante: è il latino Salernus (o Antonio), che è ferito ad un braccio. Il greco Pontus gli si avvicina per osservare come sta  medicando la sua ferita. Intanto arrivano altri due viandanti, l’ebreo Helinus (o Isacco), che viene da Betania, e l’arabo Abdela (o Abdul) originario di Aleppo (Siria), che sono amici. Anche costoro si interessano alle medicazioni della ferita che sta praticando Salernus, al quale tutti cercano di dare dei consigli. Così,,i quattro scoprono che tutti praticano l’arte della Medicina. Diventano amici e decidono di creare un sodalizio, costituendo una Scuola (Schola) Medica per mettere in comune e divulgare le loro specifiche conoscenze sanitarie, allo scopo di curare e guarire i malati.

Altre Leggende 

Oltre alla Leggenda della Fondazione,  ci sono altre leggende che attestano la bravura dei Medici della Scuola. Vediamone alcune.

Leggenda del Povero Enrico 

Una delle leggende più celebri è la cosiddetta Leggenda del povero Enrico, tramandata dai menestrelli tedeschi medievali e riscoperta nell’Ottocento. 

Secondo la leggenda, il principe Enrico di Germania, un giovane splendido e forte, fidanzato con la giovane principessa Elsie, è colpito dalla lebbra e comincia a deperire rapidamente, tanto che i sudditi, vedendolo ormai destinato a morte certa, lo ribattezzano “il povero Enrico”. Il principe, una notte sogno  il diavolo che gli suggerisce di andare a farsi curare dai medici salernitani, ma gli  dice anche che sarebbe guarito solo se avesse fatto un bagno nel sangue di una giovane vergine, che fosse morta volontariamente per lui. La principessa Elsie si offre immediatamente per il sacrificio, ma Enrico lo rifiuta, preferendo ascoltare il parere dei medici salernitani.  Pertanto,Enrico, con  la sua Corte, va a Salerno. Però, prima di andare alla Scuola Medica, si reca nella Cattedrale per pregare sulla tomba di San Matteo, dove ha una visione mistica e miracolosamente guarisce. Sposa quindi Elsie sull’altare di San Matteo.

Leggenda di Roberto e Sibilla 

Molto nota è anche la Leggenda di Roberto di Normandia e di Sibilla da Conversano.

Il re Roberto di Normandia, durante la Crociata, è colpito da una freccia avvelenata e le sue condizioni appaiono subito gravi. Pertanto, decide di ritornare in Inghilterra. Durante il viaggio, si ferma a Salerno per consultare i Medici della Scuola, i quali gli dicono che l’unico modo per salvare la vita è quello di succhiargli via il veleno dalla ferita, ma colui che l’avrebbe fatto sarebbe morto. Roberto rifiuta l’intervento di tutti, preferendo morire, ma durante la notte sua moglie Sibilla da Conversano gli succhia il veleno e poi  muore. 

Questa leggenda è raffigurata in una miniatura sul frontespizio del Canone di Avicenna, in cui si vede Roberto con la sua Corte che, alle porte della città di Salerno, saluta e ringrazia i medici, mentre sullo sfondo le navi stanno partendo; sulla sinistra, altri quattro medici si occupano della regina Sibilla, riconoscibile dalla Corona sulla testa, che è avvizzita dal veleno.

La storia

Nella storia della Scuola Medica si  distinguono tre periodi:

  • IX-X secolo: le origini, di cui si hanno scarse notizie;
  • XI-XIII secolo: il massimo splendore;
  • XIV-XVI secolo: la decadenza

Primo Periodo: IX-X secolo (le origini)

Le origini della Scuola Medica sembra che risalgano  al IX secolo, ma di questo periodo esiste una scarsa documentazione. In particolare, si sa poco della natura, laica o monastica, dei medici che ne fanno parte e non è certo che la Scuola avesse già un’organizzazione. Nel X secolo, Salerno è una città molto famosa, non solo per il suo clima salubre, ma anche per la bravura dei suoi medici. Di essi si racconta che «erano privi di cultura letteraria, ma erano forniti di grande esperienza e di un talento innato». Infatti in questo periodo la natura degli insegnamenti medici è essenzialmente pratica e le nozioni sono tramandate oralmente.

Secondo periodo: XI-XIII secolo (il massimo splendore)

Nel XI secolo, la fama della Scuola Medica si diffonde in tutta l’Europa. La posizione geografica di Salerno ha avuto sicuramente un ruolo molto importante nella diffusione della fama della Scuola Medica. Infatti, la città, con il suo porto ubicato al centro del Mediterraneo, subisce e rielabora gli influssi della cultura greco-bizantina ed araba. Attraverso il commercio marittimo, arrivano i libri di scienza sanitaria di Avicenna ed Averroè. 

A Salerno arriva anche il medico cartaginese Costantino l’Africano che vi si ferma per diversi anni e traduce in latino dal greco e dall’arabo molti testi di Medicina: gli Aphorisma e i Prognostica di Ippocrate; i Tegni ed i Megategni di Galeno; il Kitāb-al-malikī (ossia Liber Regius, o Pantegni) di Ali ibn Abbas (Haliy Abbas); il Viaticum di Al- Jazzar; il Liber divisionum e il Liber experimentorum di Rhazes (Razī); il Liber dietorum, il Liber urinarium e il Liber febrium di Isacco da Toledo. 

Si riscoprono così le opere classiche di Medicina, conservate nei monasteri, ma dimenticate.

In questo periodo, la Scuola Medica di Salerno si sviluppa fino a raggiungere il massimo splendore tra il XII ed il XIII secolo:la città ottiene il titolo di Hippocratica Civitas (Città di Ippocrate), di cui ancora oggi si fregia.

Giungono alla Schola Salerni persone provenienti da tutta Europa, sia malati che sperano di essere guariti, sia studenti che vogliono apprendere l’arte della Medicina. Il prestigio dei medici di Salerno è ampiamente testimoniato dalle cronache dell’epoca e dai numerosi manoscritti conservati nelle maggiori biblioteche europee.

Nel 1231 l’Imperatore Federico II sancisce ufficialmente il prestigio della Scuola Medica Salernitana, attraverso la Costituzione di Melfi, nella quale  si stabilisce che la professione di medico può essere esercita solo da persone che hanno conseguito il diploma rilasciato dalla Schola Salerni.

Terzo periodo: XIV-XIX secolo (la decadenza)

Con la costituzione e lo sviluppo dell’Università di Napoli, la Scuola Medica Salernitana incomincia a perdere la sua importanza. Con il passare del tempo, infatti, il suo prestigio è lentamente oscurato da quello delle nuove Università, in particolare Montpellier in Francia, Padova e Bologna in Italia. Comunque, la Schola Salerni rimane attiva ancora per alcuni secoli fino alla soppressione, il 29 novembre 1811, da parte del Re Gioacchino Murat, in occasione della riorganizzazione dell’Istruzione pubblica nel Regno di Napoli. Però, le “Cattedre di Medicina e Diritto” della Scuola Medica Salernitana continuano ad essere  operative ,nel “Convitto nazionale Tasso” di Salerno, ancora  per un cinquantennio, fino alla loro soppressione definitiva nel 1861, da parte ministro dell’Istruzione del Regno d’Italia, Francesco De Sanctis.

I Principi innovativi 

Il sincretismo

Uno dei Principi fondamentali della Scuola Medica Salernitana  è il sincretismo, ricordato nella Leggenda della fondazione da parte dei quattro medici. Infatti, le basi teoriche della Scuola si fondano sul “sistema degli umori” elaborato da Ippocrate e da Galeno, ma la tradizione medica greco-latina è completata dalle nozioni provenienti dalle culture ebraica ed araba. La Scuola ha quindi unito i principi della scienza medica dell’Occidente e dell’Oriente. 

La posizione geografica di Salerno ha avuto sicuramente un ruolo molto importante nella diffusione della fama della Scuola. Infatti, la città, con il suo porto ubicato al centro del Mediterraneo, subisce e rielabora gli influssi della cultura greco-bizantina ed araba. Attraverso il commercio marittimo, arrivano a Salerno i libri di Medicina di Avicenna ed Averroè. 

Il laicismo

Un altro principio importante praticato nella Scuola è il laicismo. Infatti, fino ad allora ,la pratica e l’insegnamento della Medicina è appannaggio dei Monaci e degli Ecclesiastici, che ne tramandano oralmente l’insegnamento. Inoltre, gli influssi religiosi sono molto forti, tanto da ritenere che sia inutile “curare il corpo”, dato che la salvezza  riguarda solo l’anima. Pertanto, si accetta passivamente la morte, come manifestazione del destino dell’uomo e della volontà divina.    

La Scuola Medica Salernitana, invece, innova profondamente i principi dell’insegnamento della Medicina, staccandoli dagli influssi religiosi. In particolare, elabora la teoria che le malattie possono e devono essere curate e che, addirittura, si possono prevenire, cercando di mantenere la salute del corpo, attraverso l’adozione di precise regole igieniche, di una corretta dieta alimentare ed un sano regime di vita. 

La Scuola, in questo modo, dà origine alla cultura della Prevenzione delle malattie, che pertantonon devono essere più accettate passivamente. 

La Scuola, inoltre,  elabora concetti vicini alla moderna psicosomatica, consigliando,oltre al buon mangiare, anche il riposo e l’allegria. La “cura del corpo”è quindi fondamentale per il benessere fisico. Con il tempo, questi nuovi insegnamenti, considerati rivoluzionari ed in parte eretici, si affermano sempre di più, tanto che il Concilio di Reims proibisce ai religiosi l’esercizio della Medicina.

L’accoglienza delle donne come studenti e come docenti

Altra importante innovazione della Scuola Medica Salernitana, è l’accettazione delle donne, sia come studentesse che come docenti. Pertanto, è di particolare importanza, dal punto di vista culturale, il ruolo svolto dalle donne sia nell’esercizio che nell’insegnamento della Medicina, in cui hanno introdotto molte innovazioni, soprattutto nella Ostetricia. 

Le donne che operano ed  insegnano nella Scuola sono conosciute con l’appellativo di Mulieres Salernitanae, le più famose delle quali sono Trotula de Ruggiero, vissuta nell’XI secolo, Abella Salernitana, Rebecca Guarna, Costanza Calenda e Maria Incarnata, vissute nel XIV secolo. 

In particolare, Trotula de Ruggero diventa  una famosa ostetrica e scrive il De mulierum passionibus in, ante e post partum, in cui  elabora importanti principi di Ostetricia e dà istruzioni per le partorienti. Scrive anche un famosoTrattato di cosmesi De ornatu mulierum. Trotula fa parte di una famiglia di medici famosi. Infatti sono importanti esponenti della Scuola sia suo marito, Giovanni Plateario,c he i due figli Giovanni Plateario il Giovane e Matteo Plateario. In particolare, quest’ultimo, nel suo Trattato di fitoterapia De medicinis simplicibus, descrive oltre 500 piante, classificate in base alle loro proprietà medicamentose, e informa sulla sofisticazione dei prodotti medicinali. 

L’importanza della Pratica

La Scuola  Medica Salernitana, rappresenta inoltre un momento fondamentale nella storia della Medicina anche per le innovazioni che introduce nella metodica medica, che si basa fondamentalmente sulla Pratica e sull’esperienza maturata nella quotidiana attività di assistenza ai malati. 

Lo sviluppo della Farmacologia

La Scuola, inoltre, con la traduzione dei testi arabi di Medicina,elabora una vasta cultura fitoterapica, sulle proprietà curative delle erbe, che porta allo sviluppo della Farmacologia, cioè l’arte di preparare i rimedi (medicamenti) per la cura delle malattie.

Lo sviluppo della Chirurgia

Nella Scuola Medica Salernitana si sviluppa fin dal XII secolo una nuova pratica sanitaria: la Chirurgia che, per la prima volta, si eleva alla dignità di una vera e propria Scienza Medica.

Ruggero Frugardo scrive nel XIII secolo il primo Trattato di Chirurgia, che si diffonde rapidamente in tutta l’Europa. I suoi insegnamenti sono raccolti dal suo discepolo Guido d’Arezzo nel Trattato Chirurgia Magistri Rogerii, che è il testo ufficiale di Chirurgia fino alla fine del XIV secolo.

Nel settore della Chirurgia , ricordiamo anche Giovanni da Casamicciola, che  inventa una particolare tecnica per la legatura dei vasi sanguigni, con un filo di seta.

Per apprendere le  tecniche chirurgiche, arrivano a  Salerno molti  studenti stranieri, specialmente tedeschi.

Lo sviluppo dell’Oculistica

La Schola Salerni sviluppa anche l’Oculistica. Al riguardo, ricordiamo Benvenuto Grafeo che scrive  il Trattato De arte probatissima oculorum, che ha una notevole diffusione in Europa. 

Il Corso di Studi 

Il Corso di Studi (Curriculum studiorum) della Scuola Medica Salernitana è ben strutturato, per far apprendere allo studente sia i principi dell’Arte Sanitaria che la necessaria esperienza pratica per poter curare efficacemente le diverse malattie. Infatti, il Corso di Studi è costituito da:

  • 3 anni di Logica; 
  • 5 anni di Medicina (studio dei Trattati, dell’Anatomia, con dissezione di cadaveri per studiare gli organi, esercitazioni pratiche ); 
  • Esame finale con il Maestro del Corso e con un Collegio di medici (l’Almo Collegio) che rilascia un attestato  (Privilegio Dottorale), che deve essere convalidato dal Re.
  • Un anno di pratica presso un medico anziano, necessario per esercitare la professione.

Nella Scuola, oltre all’insegnamento della Medicina si tengono anche corsi di Filosofia,Teologia e Giurisprudenza . Per questo motivo, la Scuola è considerata da molti storici come la Prima Vera Università, anche se non è stata mai chiamata “Università”.

Le Materie di insegnamento 

Le materie di insegnamento nella Scuola Medica Salernitana  ci sono note attraverso lo Statuto. L’insegnamento della Medicina allora si distingue  in Teoria e Pratica. La prima serve per far conoscere l’anatomia del corpo, con i vari organi e le loro funzioni. La seconda, invece, serve per apprendere  le tecniche per curare le malattie e per conservare la salute.

Anche nella Scuola Medica  Salernitana  si seguono, nell’insegnamento, i principi di Ippocrate e di Galeno. Le lezioni consistono essenzialmente nell’interpretazione dei loro testi.

Riguardo alla Filosofia, si insegnano i principi di Aristotele.

L’Almo Collegio Medico Salernitano 

Il Collegio Medico è un Corpo accademico indipendente della Scuola, che  deve sottoporre gli studenti, che hanno compiuto i prescritti anni di studio, a un rigoroso esame,necessario non solo per ottenere il “Dottorato” (la Laurea) per poter esercitare la professione medica, ma anche per poter insegnare.

Il primo provvedimento  legislativo che convalida le prerogative del Collegio Medico, diretto da un Priore (Prior), dando il riconoscimento giuridico ai titoli accademici da esso rilasciati, è emanato dall’Imperatore Federico II nella Costituzione, emanata a Melfi nel 1231.   

La cerimonia per il conferimento della Laurea (Privilegio Dottorale) si svolge in origine nella Chiesa di S. Pietro a Corte ed in seguito in quella di S. Matteo e nella Cappella di S. Caterina.

Il giuramento  che deve prestare il neo laureato è rappresentativo dell’alta concezione morale della funzione del medico: infatti, da un lato giura di aiutare il malato povero, senza chiedere nulla, e contemporaneamente giura davanti a Dio e agli uomini di vivere onestamente e di conservare una severità di costumi. Invece, per poter esercitare la Farmacia, cioè l’arte di preparare i rimedi (medicamenti), si richiedono qualità morali molto elevate, onestà e illibatezza di costumi. Alla  Scuola spetta quindi il grande merito di aver stabilito per la prima volta le norme che il medico deve seguire nella cura del malato, da cui si evince la grande importanza che essi attribuivano alla “missione” del medico o del farmacista.

L’autenticità del Diploma di Laurea (Privilegio Dottorale), rilasciato dall’Almo Collegio Medico di Salerno, è attestata dal notaio e ha valore dovunque il laureato si presenta per esercitare la professione. Nei Privilegi Dottorali non solo è segnata la data in cui si è sostenuto l’esame, ma anche l’anno del Pontificato del Papa dato che il calendario civile varia secondo i diversi Stati.

I Diplomi inoltre hanno il sigillo in ceralacca dell’Almo Collegio Medico, di forma circolare, con al centro lo stemma della città di Salerno,rappresentato dal Patrono S. Matteo nell’atto di scrivere il Vangelo.

L’organizzazione della Scuola

Fino al Medioevo, l’insegnamento della Medicina è esercitato da singoli Medici, molti dei quali sono avviati all’Ars medica per tradizione di famiglia.

La Scuola Medica Salernitana, invece, all’inizio dell’XI secolo, è un Istituto con una propria organizzazione, costituita da docenti con particolari meriti, di cui è responsabile il Praeses (Preside), che è una figura diversa dal Prior (Priore), che è invece la suprema dignità dell’Almo Collegio, sorto più tardi, e che è eletto  per merito oltre che per anzianità.

Nella Scuola Medica Salernitana si distinguono il medicus e il medicus et clericus. che segnano due periodi distinti della Schola Salerni. 

Il medicus è il titolo attribuito alle origini della Scuola, in cui l’arte medica è basata essenzialmente sull’empirismo ed il medico ricorre a espedienti pratici  per curare il malato.

 Il medicus et clericus, invece, conosce profondamente la Medicina perchè ha studiato sui Trattati,scritti da eminenti scienziati, e perciò è un “dotto”. 

Le Sedi della Scuola

La Schola Salerni ha avuto varie sedi, anche se al riguardo le notizie non sono suffragate da riscontri documentari. Le sedi d’insegnamento, in ordine cronologico e spesso in contemporaneità tra di loro, sono state: la Reggia di Arechi II o le sue adiacenze; la Cappella superiore e inferiore di S. Caterina; l’atrio e la scalinata marmorea del Duomo.

A causa dell’inagibilità della Cappella di S. Caterina, la sede della Scuola è diventata il Palazzo della Pretura, in via Trotula de Ruggiero. L’ultima sede della Scuola è stato invece l’ex Seminario Arcivescovile,nel Palazzo Copeta.

I Docenti della Scuola 

La Scuola Medica Salernitana ha avuto numerosi  importanti docenti. Nell’XI secolo, nel suo periodo aureo, c’è Garioponto, di origine longobarda (forse era monaco), la cui opera più famosa è il Passionarius, un trattato in 5 volumi ( con un appendice di altri 3 libri sulla febbre), in cui descrive le varie malattie, indicandone la cura. Garioponto è anche famoso per il fatto che, nel tradurre in latino i concetti medici formulati nella lingua greca, ha coniato dei termini che ancora oggi sono usati in Medicina come cauterizzare, cicatrizzare, polverizzare, gargarizzare.  

Contemporanea di Garioponto, alla metà dell’XI secolo, c’è  la la famosa donna medico Trotula de Ruggiero, che diventa Docente della Scuola e scrive il De mulierum passionibus in ante e post partum, in cui  elabora importanti principi di Ostetricia. Scrive anche un famoso Trattato di cosmesi De ornatu mulierum.

Nell’XI secolo c’è Alfano, I’Arcivescovo benedettino, di nobili origini longobarde, che scrive due  importanti trattati: De quattuor umoribus e De pulsibus.

Ricordiamo anche Romualdo di Guarna, un prelato, che è chiamato due volte al capezzale del re di Sicilia Guglielmo I. 

Nello stesso periodo, c’è il famoso medico cartaginese Costantino l’Africano, che traduce in latino molti Trattati di medicina in lingua greca ed araba.

Nella seconda metà del XII secolo, si distinguono: Maestro Salerno e Matteo Plateario junior. Maestro Salerno, nelle sue Tabulae Salernitanae e ne Il Compendium (che forma con le Tabulae un trattato di Terapia generale e di preparazione dei farmaci) classifica i rimedi (detti “semplici”) secondo le loro proprietà curative.

Matteo Plateario junior (uno dei figli di Trotula de Ruggiero e di Giovanni Plateario- anch’egli famoso medico-), nel suo Trattato di fitoterapia De medicinis simplicibus descrive oltre 500 piante, classificate in base alle loro proprietà medicamentose e informa sulla sofisticazione dei prodotti medicinali. 

Nel XII secolo, ricordiamo anche Niccolò Salernitano, a cui si deve lo sviluppo  della Farmacopea, con il suo Trattato Antidotarium, che l’Imperatore Federico II diffonde in tutta l’Europa. 

Nel XIII secolo, ricordiamo Ruggero Frugardo, che è considerato il fondatore della moderna Chirurgia. I suoi insegnamenti sono raccolti dal suo discepolo Guido d’Arezzo nel Trattato Chirurgia Magistri Rogerii, che è il testo ufficiale di Chirurgia fino alla fine del XIV secolo.

Alcuni famosi medici salernitani partecipano ad operazioni belliche. Al riguardo, ricordiamo  Bartolomeo da Vallona e Filippo Fundacario, che nel 1299 prestano servizio in Sicilia, nell’Esercito di Roberto d’Angiò, Duca di  Calabria. 

Alla fine del XIV secolo, opera il famoso medico Antonio Solimena, molto stimato dalla regina di Napoli  Giovanna II,e che è nominato Maestro Razionale della Magna Curia

Purtroppo, molte opere scientifiche dei Maestri Salernitani sono andate perdute. 

 La Regola Sanitaria Salernitana 

I precetti della Scuola Medica Salernitana sono elencati nel Flos Medicinae Salerni, meglio noto come Regola Sanitaria Salernitana (Regimen Sanitatis Salernitanum), chiamato anche Lilium Medicinae.

La Regola è stata scritta in versi latini, probabilmente nei secoli XI-XII e quasi certamente è il risultato di un “lavoro collettivo”. È dedicato ad un “re Britanno”(di Inghilterra) non meglio individuato.

Della Regola esistono numerose redazioni, anche molto diverse nel contenuto. In origine, i versi latini erano 363, ma in seguito ne sono stati aggiunti altri.

Il primo Capitolo della Regola è dedicato ai “rimedi generali” (De remediis generalibus), tra i quali ricordiamo l’opportunità, per la salute del corpo,di  scacciare l’ira, di fare una cena frugale, di alzarsi  dopo il pasto per fare del movimento e di non trattenere l’orina.

Nei successivi Capitoli, si danno suggerimenti per mantenere viva la mente, sul sonno ( da evitare, possibilmente, nel pomeriggio), sulla cena (che deve essere possibilmente “parca” e si deve fare solo se si è digerito il cibo mangiato in precedenza).

Altri Capitoli sono dedicati ai cibi, sia quelli “nutrienti” (buoni) per il corpo, sia quelli che devono essere evitati.Tra gli alimenti, il pane deve essere “ben cotto” e con “poco sale”. Riguardo alle carni, sono da preferire quelle di vitello, che “assai nutrisce”, di gallina e di volatili (tortora, storno, quaglia, merlo, pernice…) mentre quella di maiale deve essere bevuta con il vino affinché sia più facilmente digeribile. Anche il formaggio deve essere mangiato insieme con il vino. Ottimi alimenti sono il cervello di gallina e la lingua di mucca e l’uovo deve essere “fresco”.

Riguardo alle bevande, il vino non si deve bere bere in eccesso, con preferenza per quello rosso, la birra deve essere  “fermentata bene”,  “ben chiara” e si deve bere con sobrietà e l’acqua deve essere bevuta frequentemente mentre si mangia. È da evitare l’aceto.

Riguardo ai pesci, sono da preferire quelli “molli” e le anguille vanno mangiate insieme con abbondante vino.

Alcuni Capitoli sono dedicati ai vari tipi di latte (di mucca, di capra, di giumenta, di cammella, ognuno con proprie proprietà  medicamentose), al burro, al formaggio (che è un’ottima vivanda, insieme con il pane, ma per coloro che hanno buona salute).

Altri Capitoli riguardano le proprietà dei vari tipi di frutta: la pera (quella cotta fa bene  allo stomaco), la ciliegia (che fa “ottimo sangue”), la prugna, le pesche ,l’uva, i fichi, le nespole. 

La Regola stabilisce anche le  proprietà curative  di molti tipi di verdure. Ad esempio,le rape fanno bene allo stomaco e ai reni, l’anice e la menta fanno bene allo stomaco, il cavolo e la malva sono depurativi, la ruta fa bene agli occhi, la salvia e le cipolle hanno vari effetti salutari.

La Regola attribuisce molta importanza alla dieta (distribuendo i vari pasti durante la giornata  e  mangiando “cose buone”), tanto da essere considerata la “metà del medicar”. Ha quindi una chiara funzione nella prevenzione delle malattie.    

Un capitolo è dedicato ai rimedi contro i veleni (Contra venenum).

La Regola detta anche prescrizioni igieniche, come il lavarsi le mani, sia prima che dopo i pasti.  Stabilisce anche dei rimedi per  il miglioramento della vista e della voce roca, contro il mal di denti, i reumatismi, il mal di testa e per guarire le fistole.

Altri capitoli sono dedicati all’esame delle ossa (sono 200), dei denti (sono 32) e delle vene (sono 65) ed ai quattro “umori del corpo” (sangue, collera, flemma e atrabile) ed anche all’analisi dei caratteri umani (sanguigni, biliosi, flemmatici ,ipocondriaci).

Alcuni capitoli riguardano  le terapie, come il salasso (che non deve essere fatto prima di 17 anni di età), di cui si stabiliscono le modalità ed i periodi migliori in cui effettuarlo (in primavera ed in estate si deve fare nella vena destra, mentre in autunno ed inverno nella vena sinistra) nonché gli effetti benefici sulla salute, con particolare riguardo al cuore (meglio se fatto in primavera), al fegato (meglio in estate), alle gambe (meglio in autunno) ed alla testa (meglio in inverno).  

Giorgio Giannini

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