“Durante un intero pomeriggio al cellulare sono incappato nella tua scultura che non si vede, ed è l’unica immagine che ricordo!” Un quindicenne senza volerlo ha fatto una perfetta sintesi del mio recente lavoro.
Quanto spazio abbiamo nel cervello per conservare informazioni e immagini? Mille immagini si annullano, sbiancano nella mente. Tutti i giorni siamo affamati di immagini che neanche riusciamo a masticare
e digerire. Resta il nulla. Ecco “la materia” che mi è stata congeniale per realizzare le sculture immateriali, così come lo è stata l’assenza del nostro essere carne e ossa dal consorzio umano dominato dalla pandemia. Materia inconsistente, l’assenza, eppure densa di riflessioni, ripensamenti, paura e dolore. L’assenza ci ha turbato perché ci ha messo davanti a noi stessi in modo quasi crudele; esisti? Non lo ricordavi? Eccomi, sono l’assenza, non per turbarti ma per aiutarti a riflettere, a ripensare chi sei. Se è il caso suggerirti di ricominciare da capo. Materia e spirito, di questo siamo fatti. Se trascuriamo una delle
due esistenze perdiamo l’equilibrio, è molto semplice, eppure ce ne scordiamo.

Quanto ci siamo disabituati a concepire la nostra esistenza? Soprattutto a formulare concetti indipendenti dal rumore mediatico che ci circonda?

Stiamo perdendo l’allenamento giorno dopo giorno, abituati ad avere tutto subito, veloce e preconfezionato: non abbiamo più tempo per pensare. Incredibile, non abbiamo più tempo da dedicare alla sacralità del nostro esistere-pensante che tutto partorisce e forma. Meno ci concediamo il lusso di pensare e più diventiamo schiavi, convinti sia meglio non perdere tempo delegando pochi altri a pensare per noi. Realizzare una scultura che, immateriale, non si vede, appare una provocazione gratuita, un’offesa al sentimento comune; ciò che gli occhi non vedono non esiste fisicamente, per cui è altra cosa, può
essere solo pensiero, poesia; filosofia?

Chi ha deciso che una forma creata solo nella mente non può essere immaginata fisicamente in uno spazio? Il confine tra filosofia e opera d’arte può essere valicato?

Ma certo! La matematica, per esempio, può sconfinare nella pittura, l’architettura nella fisica, la poesia nella filosofia, la scultura nella danza. D’altronde sono processi avviati nell’arte già dai primi del 900′,
per non parlare degli anni 60′. Recintare ciascuna espressione creativa vuol dire limitare stupidamente la forza intrinseca che, a contatto con diverse esperienze, può generare la meraviglia imprevista che tanto cercavamo! Ho deciso di rendere un titolo (una micro poesia, se vogliamo) una scultura, ma non solo una, bensì migliaia di sculture che ognuno può scolpire nella propria mente, sforzandosi di riconquistare il potere dell’immaginazione. Richiede fatica, certo, ma preferisco ricordare alle persone che si può fare, a costo di andare in crisi, che poi, in questo caso, non sarebbe altro che porsi davanti a delle scelte e decisioni
private. Le persone possono diventare proprietarie di una loro idea, in questo caso di una propria scultura! Mi sembra meraviglioso! Un popolo che non ha più fantasia è un popolo che sta lentamente
morendo. Purtroppo non posso negare a me stesso che negli anni settanta, con la fantasia al potere, avrei immaginato tutt’altro mondo da quello odierno. Scorre meno sangue nelle nostre arterie di quanto non ne
scorra nei circuiti informatici. Inoltre sono deluso da troppa arte che pensa solo ed esclusivamente a un valore monetario: costa così tanto? Peccato mi faccia schifo, ma sicuramente sarà grande arte. Che poi
possa contribuire a inquinare il pianeta come la nuova tendenza degli NFT non importa a nessuno, men che meno agli artisti! Poche cose mi risultano noiose e prive di forza come gli NFT, che altro non sono che
immagini Jpg. Ma tutti, compresi i musei, brand di moda, perfino il Vaticano vanno avanti a testa bassa perché ormai questa è la tendenza, con tutta la filiera di crypto-valuta che aumenta pericolosamente la
produzione di co2. Certo, l’arte non può avere limitazioni, per eccellenza è una materia libera che deve rinnovarsi e provocare, ma io come artista sono comunque libero di affermare una mia idea contraria ai processi che si stanno mettendo in atto. Ognuno è responsabile delle proprie scelte, ed è responsabile di avere o meno una propria etica.

Salvatore Garau

Salvatore Garau

Salvatore Garau è uno dei più noti contemporary artist italiani, più volte presente alla Biennale di Venezia. Oltre che come protagonista dell’arte visiva, è noto anche per essere stato il batterista...

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