L’Incontro sta per iniziare un processo di cambiamento verso una linea editoriale meno generalista e più concentrata su temi legati ai diritti umani e alla sostenibilità sociale, economica e ambientale. Ma facciamo un passo indietro di qualche mese.

L’infotainment non giova all’informazione corretta

Quando il primo febbraio ho avuto l’onore di essere nominato direttore della testata, oltre a sistemare alcuni aspetti tecnici e strettamente operativi, ho chiesto agli autori di scrivere su argomenti nei quali fossero effettivamente preparati. I talk show, sul modello di quelli portati al successo da Maurizio Costanzo, che pure a suo tempo era un bravo giornalista, hanno spinto a credere che tutti potessero parlare di tutto. Abbiamo visto così soubrette contestare luminari della medicina sulle cure per il diabete, ed esperti di gossip intervenire su delicate questioni di politica internazionale.

Un format, che qualcuno chiama infotainment (information & entertainment), spesso divertente, ma mefitico per una corretta informazione. Ci hanno pensato poi i social (Facebook in testa), a creare una schiera infinita di persone convinte di poter dire sempre la loro, senza alcuna cognizione di causa. Lo so che la tentazione di esprimere il proprio parere su ogni questione è forte. Ma a mio avviso questo va bene al bar o sotto l’ombrellone. Non sulle pagine (anche se virtuali) di una testata storica d’opinione come è appunto L’Incontro.

Un posizionamento preciso

Messo a punto questo primo step (spero che i lettori se ne siano accorti e abbiano apprezzato), inizia quello successivo: dare un posizionamento più preciso al giornale. La scelta è stata appunto quella di partire dai valori fondanti de L’Incontro, descritti anche nel nostro Manifesto. Valori che restano immutati, ma che in 70 anni hanno trovato nuove declinazioni. Negli anni Quaranta la sensibilità verso l’ecologia era ad esempio molto meno forte. È vero che l’articolo 9 della Costituzione tutelava, insieme ad arte e cultura, anche il paesaggio. Ma questa tutela concerneva, secondo una visione ancora ottocentesca, soprattutto la bellezza. Non la biodiversità, inserita nella “Carta” solo recentemente.

Così, forse, ai tempi in cui Bruno Segre creava L’Incontro, di LGBT si parlava poco. Come anticipato, il nuovo posizionamento verterà essenzialmente sui diritti (intesi in senso ampio e comprensivi anche di doveri) e sugli obiettivi dell’Agenda 2030. Cioè la sostenibilità economica, sociale e ambientale. Qualcuna racchiude questi temi nel concetto di Responsabilità sociale. Abbiamo deciso che questo cambiamento avverrà in modo graduale. Infatti dovrebbe essere completato verso la fine dell’anno. Probabilmente anche in occasione di un restayling grafico.

Parola agli autori con punti di vista diversi

Due ultime osservazioni. Anche il nuovo taglio prevede la presenza di blog, i cui autori, come avviene in quasi tutti i giornali, godono di un’autonomia maggiore rispetto alla linea editoriale. L’ultima, ma forse la più importante, è che il giornale manterrà fede al suo nome. Rappresenterà cioè il luogo “d’incontro” di punti di vista diversi. Anzi, con il nuovo taglio, queste occasioni di confronto tra scuole di pensiero diverse si moltiplicheranno. Azioni utili per l’ambiente possono ad esempio avere controindicazioni per la sostenibilità economica. E aziende attente ai diritti dei lavoratori, possono esserlo meno nei confronti dei consumatori.

Milo Goj

Milo Goj

Milo Goj, attuale direttore responsabile de L’Incontro, ha diretto nella sua carriera altri giornali prestigiosi, come Espansione, Harvard Business Review (versione italiana), Sport Economy, Il Valore,...

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