Il Quadraro, quartiere popolare situato tra la via Tuscolana e la via Casilina, ha una posizione strategicamente importante. Infatti controlla, oltre alle due importanti strade, anche la via Appia e il vicino aeroporto militare di Centocelle. Pertanto, secondo i tedeschi deve essere “ripulito” dalle formazioni partigiane che operano nella zona, soprattutto di notte, compiendo attentati e sabotaggi alle linee di comunicazione, e che trovano, nelle grotte del quartiere e nelle case degli abitanti del quartiere, un facile e sicuro nascondiglio dopo le azioni militari.

Al Quadraro operano i membri del Gruppo di Azione Patriottica – GAP dell’VIII zona (Roma è stata divisa dal movimento della Resistenza in otto zone operative) e la Banda Rossi, affiliata al movimento Bandiera Rossa (così chiamata dal nome del suo giornale clandestino), che ha la base nell’ex sanatorio di Villa Ramazzini. 

La popolazione del Quadraro, di umili condizioni sociali, costituita in parte anche da sfollati dalle zone del fronte che non ne possono più della guerra, ha un atteggiamento sprezzante verso i bandi del Comando tedesco e ha un costante atteggiamento di non collaborazione con i tedeschi e di aperta solidarietà con i perseguitati politici ed i partigiani, che pertanto trovano un sicuro rifugio nel quartiere.

La Banda Rossi è molto attiva nel “Soccorso rosso”, soprattutto nella distribuzione di pane e farina alle famiglie bisognose e delle vittime politiche. I molini ed i panifici del Quadraro forniscono ogni giorno diversi quintali di farina e di pane per le necessità del “Soccorso rosso”, di cui beneficia anche la popolazione locale che pertanto è solidale con i partigiani. 

I partigiani in particolare seminano i chiodi e treppiede (a quattro punte) sulle strade per bloccare il transito dei camion tedeschi che portano truppe e rifornimenti al fronte di Anzio; compiono attentati ai soldati tedeschi; tagliano i fili telefonici; sottraggono armi negli impianti militari della zona (Forti Prenestino e Acqua Santa, aeroporti di Centocelle e di Ciampino); assaltano i forni per prendere la farina ed il pane da distribuire alla popolazione più bisognosa.

I tedeschi cercano di controllare il quartiere, usando anche delle vere e proprie trappole per la cattura dei ricercati. Però questo accanimento dei nazisti fortifica gli animi e rafforza la determinazione degli abitanti alla lotta. 

Nella primavera 1944 i tedeschi preparano un piano per il rastrellamento del Quadraro, chiamato Operazione Balena, per “farla finita con quel nido di vespe”, come ha scritto nella sue memorie il console tedesco a Roma Moellhausen. Probabilmente, nella decisione influisce anche la necessità di “ripulire” la zona per proteggere la ritirata delle truppe tedesche, che stanno preparando la ritirata dal fronte di Anzio e di Cassino.Il pretesto per compiere una vera azione militare contro gli abitanti del Quadraro, è l’uccisione di due soldati tedeschi presso l’osteria della Torraccia. In precedenza, il 4 marzo, era stato ucciso dai gappisti il commissario di Torpignattara, Stampacchia. Il suo omicidio comporta l’anticipo dell’inizio del coprifuoco alle ore 16 nel quartiere e viene posta una taglia di 200mila lire per chiunque avesse fornito notizie utili alla individuazione e alla cattura dei responsabili.

Così, all’alba del 17 aprile 1944 reparti di SS, supportati da un Battaglione di paracadutisti, per circa 800 uomini complessivamente, circondano il quartiere, bloccando ogni via di uscita. Tutte le case sono perquisite, una ad una. Secondo gli ordini ricevuti, nessuno deve sfuggire alla cattura: non ci deve essere alcun atto di clemenza. Dirige le operazioni lo stesso Kappler, insediatosi alle 3 del mattino nella sede del Comando operativo, posto nel cinema Quadraro.

Kappler ha elaborato il piano in segreto, tanto che altri Comandi tedeschi non ne sono informati. Solo il generale Maeltzer, comandante della piazza di Roma, ha ricevuto una copia del piano. Kappler v uoleche partecipino all’azione solo truppe scelte e fidate: così chiede che un battaglione di paracadutisti, in pieno assetto di guerra, sia di supporto al suo reparto di SS.

Tutti gli uomini da 16 a 60 anni vengono catturati e portati negli stabilimenti cinematografici di Cinecittà, che fungono da luogo di raccolta per quanti sono catturati dai tedeschi nei rastrellamenti, per essere poi avviati al servizio del lavoro obbligatorio.

Il Parroco della Chiesa di S. Maria del Buon Consiglio, don Gioacchino Rey, si reca negli stabilimenti di Cinecittà per cercare di ottenere il rilascio di alcuni prigionieri, ma viene cacciato in malo modo dai tedeschi. Il 18 aprile il quotidiano Il Giornale d’Italia pubblica un comunicato del Comando tedesco dal titolo “Avvertimento alla popolazione romana”, nel quale si da notizia dell’operazione, senza però specificare il quartiere, finalizzata alla cattura di “comunisti ed uomini che collaborano con essi o li appoggiano”. In realtà non vengono presi i partigiani, ma tutti gli uomini abili al lavoro.

Il 20 aprile, dopo la selezione delle oltre mille persone catturate, 744 di loro vengono portate prima a Terni, poi a Bologna e quindi nel “campo di transito” di Fossoli (Carpi) dive rimangono fino al 28 giugno, quando, vestiti con tute blu e scarpe bianche, sono portati in Germania con autocorriere sulle quali c’è scritto “Operai italiani volontari per la Germania”. La gente, leggendo questa scritta spunta sulle autocorriere ed insulta i prigionieri.

Alcuni deportati riescono a fuggire sia durante il soggiorno a Fossoli sia durante il viaggio in Germania. Almeno 27 di loro non fanno ritorno a Roma, dopo la fine della guerra, essendo morti per le malattie, per gli stenti o perché uccisi per rappresaglia dai tedeschi nel campo di internamento.

Il vero scopo della Operazione Balena trapela alcune settimane più tardi, quando vengono a Roma, in visita al Feldmaresciallo Kesselring, il responsabile del “Servizio del lavoro obbligatorio”, Sauckel. Lo scopo era quello di essere la prova generale per la grande “razzia” dei romani che alti ufficiali nazisti volevano attuare prima di lasciare la città. Per fortuna questo piano, che sembra sia stato preparato nei dettagli, non viene attuato per cause sopravvenute, dovute probabilmente alle difficoltà logistiche di deportare in Germania molte migliaia di persone.

Giorgio Giannini

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