Come ho ricordato nel mio ultimo editoriale, la riforma, attuata lo scorso febbraio, dell’articolo 9 della Costituzione, abbina alla tutela del patrimonio storico e artistico della Nazione anche quello dell’ambiente. Che la contemporary art andasse spesso a braccetto con l’ecologia, non è una novità. La cracking art (il cui esponente più noto è probabilmente Omar Ronda) e, più recentemente, il dilaismo, sono correnti che hanno nel dna la lotta all’inquinamento, da attuare tramite l’economia circolare.

L’arte come lotta all’inquinamento

Per questo utilizzano materiali di riciclo. Il primo si concentra sulla plastica, mentre il secondo si serve di tutti gli scarti industriali, con un occhio di riguardo a queli vetrosi.
E’ certo, comunque che la pubblicazione della nuova versione dell’articolo 9, ha dato un’accelerata a questo matrimonio. Uno degli ultimi esempi riguarda uno degli artisti più in voga della contemporary art italiana, Lorenzo Marini. Il Maestro padovano (ma milanese d’adozione), noto anche come art director, ha realizzato, in occasione dell’ottava edizione del Festival internazionale dei depuratori, tenutasi in maggio, “La legge del contrasto”. Un obelisco “parlante” in plexiglass specchiato che sorge dal fango, ricoperto dalle sue caratteristiche lettere, figlie del movimento di cui Lorenzo Marini è capostipite, la TypeArt.

Obelisco come metafora dei vincoli tra arte e natura

«L’idea di questa installazione parte dal contrasto», spiega il contemporary artist, «tra fango e specchio. Contrasto tra il monocromatico e la tavolozza di tutti i colori delle lettere. Tra la forma circolare del fango e la forma geometrica della scultura. Contrasto tra orizzontale e verticale. Dalla terra nasce l’obelisco che rappresenta la storia del linguaggio umano. Esattamente come dallo stagno fangoso nasce il fior di loto, questo obelisco non è traccia della materia da cui è originato. Il fango rappresenta l’origine, il silenzio, il fluido. L’obelisco rappresenta la comunicazione, il cangiante, la geometria precisa. Una metafora dei vincoli tra l’arte e la natura».

La transizione ecologica di Milano passa dal Maf

Il Festival internazionale dei depuratori è organizzato dal Maf (Museo Acqua Franca) e dall’Associazione culturale “Arte da mangiare, mangiare arte”, presso il depuratore di Milano Nosedo. «Il Maf si pone come obiettivo di continuare la “transizione ecologica” iniziata a Milano 11 anni fa, grazie alla creazione del Museo all’interno di un Depuratore, da me definito “La Cattedrale della Natura”», racconta Ornella Piluso, direttore artistico del Maf ed ella stessa scultrice da sempre impegnata nella tutela dell’ambiente, «il depuratore è il simbolo dell’economia circolare.

Ecco, credo che sia questo il concetto sul quale bisogna accendere i riflettori. Se così non fosse, l’arte contemporanea non sarebbe protagonista. Il Movimento di pensiero raccoglie cittadini, critici, professionisti e personalità, per produrre orientamenti culturali attenti all’ambiente e al sociale, quindi al pianeta. Il Maf è un museo vivente, un laboratorio di idee e di fatti».

Sinergia tra arte e depurazione

“FANGO: ripartiamo dai processi creativi” è quindi un tema di grande attualità che rafforza la sinergia fra il mondo dell’arte e quello della depurazione nello spirito della tradizione che ha sempre caratterizzato il Festival internazionale dei depuratori.

Milo Goj

Milo Goj

Milo Goj, attuale direttore responsabile de L’Incontro, ha diretto nella sua carriera altri giornali prestigiosi, come Espansione, Harvard Business Review (versione italiana), Sport Economy, Il Valore,...

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