Stammlager o, abbreviato, Stalag è il nome di vari campi di concentramento tedeschi di prigionieri di guerra. Lo Stammlager XVIII B venne istituito nell’ottobre 1939 presso la città austriaca di Wolfsberg ed i primi prigionieri internati furono polacchi. Nel 1941 venne denominato Stalag XVIII A e furono internati via via prigionieri francesi, belgi, inglesi, russi. E dopo l’8 settembre 1943 gli italiani. Nel giugno 1944 i prigionieri erano quasi 40.000.

Lo Stalag XVII A era un campo di concentramento vicino Vienna

Lo Stalag XVII A era anch’esso un grande campo di prigionia a Kaisersteinbruch vicino a Vienna. Ampie, come è noto, sono le testimonianze ed ampia la letteratura sulla vita e le condizioni dei deportati. Billy Wilder ha diretto, nel 1953, con protagonista William Holden (che vinse l’Oscar), un film intitolato appunto “Stalag 17”.

Tante le cartoline postali mai arrivate

Un giovane, valorosissimo studioso albese, Edoardo Borra, appassionato della vita e delle opere di Beppe Fenoglio, ebbe ad esaminare un appunto dello scrittore che richiama, con precise annotazioni, lo Stalag XVII. Volendo verificare se vi fossero stati albesi internati nel campo di Kaisersteinbruch scoprì un sito internet dedicato alle cartoline postali inviate dal Campo. La prima mostrata dal sito era proprio di un albese.

La cartolina postale è scritta da Giuseppe (che firma Peppino) ed è inviata alla moglie Maria Rosa. Giuseppe era un ufficiale medico presso un ospedale di Atene. Preso prigioniero dopo l’8 settembre 1943 con tutti i medici, il personale e i ricoverati, fu deportato prima in un campo di concentramento in Cecoslovacchia e poi nel Campo di Kaisersteinbruch.

Un saluto nel giorno di Natale da Giuseppe alla moglie Maria Rosa

La cartolina si apre con le parole in evidenza Kriegsgefangenenlager (Campo di prigionieri di guerra) e poi al centro “M. – Stammlager XVII A”. Nettissimo il contrasto, non solo di contenuto, ma anche visivo, con le parole di Giuseppe, scritte a matita, ben leggibili, che occupano tutto lo spazio disponibile (la firma è a lato). Il testo inizia con “Amatissima Sposa” e segue “nel giorno del S. Natale”. Leggendo queste due frasi lo sguardo del lettore non può dimenticare che al di sopra di esse sta la scritta a stampa in nero “Stammlager XVII A”.

Giuseppe scrive parole semplici, affettuose, tutte rivolte alla Sposa e ai suoi cari. Parole di augurio, di speranza, di ringraziamento per i doni ricevuti. Nel retro della cartolina vi sono il nome del mittente e il numero del prigioniero, nonché l’indirizzo del destinatario. Maria Rosa abitava ad Alba, al fondo di una breve via vicino al Duomo, a poche centinaia di metri da Casa Fenoglio.

L’ultima missiva dei miei genitori

Maria Rosa non ha mai ricevuto la cartolina postale di Giuseppe. L’ha ricevuta suo figlio (grazie ad Edoardo Borra) settantotto anni dopo, il giorno anniversario della nascita di Maria Rosa (12 febbraio). A me ha destato una commozione profondissima. Giuseppe e Maria Rosa sono i miei genitori. Come ho scritto ai mii carissimi amici Edoardo Borra e Margherita Fenoglio, grazie ad Edoardo ed all’appunto di Beppe, è stato come ricevere una carezza dai miei genitori.

Oreste Cagnasso

 

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