Gli scritti necrologici

di pregio non son privi,

certuni che morirono

si sa che furon vivi

 

Questo epigramma è dedicato a quanti non vissero, ma vegetarono sicché della loro esistenza si apprende soltanto quando scompaiono. Poiché “de mortuis nil misi bonum” (dei morti si deve parlare solo bene), i necrologi parificano quelli che beneficiarono il consorzio umano a quanti la propria vita la dedicarono solo a se stessi o a commettere reati. Insomma bisogna morire per farsi lodare.

Una fioritura di apprezzamenti si coglie nel testo dei necrologi: “Lui continua a illuminarci …”, “Ha offerto i suoi anni migliori per aiutare il prossimo in difficoltà” (si trattava di un Maestro del Lavoro), “Hai lottato senza arrenderti. Sei stato un guerriero. Ciao papà”, “Coelum suspexit stellis fulgentibus aptum”, “Ha lasciato un vuoto troppo grande per essere colmato”.

Molti familiari lamentano: “Ci ha lasciato troppo presto”. “In punta di piedi, come sempre è vissuta, si è spenta”, “Ci ha lasciati prematuramente” (una vedova anzianissima), “Non è più su questa Terra”, “E’ arrivato al compimento del suo cammino terreno”, “Buon viaggio, caro amico”, “Continua ad illuminarci”, “La geriatria piange”, “In silenzio, come un angelo, sei andato via. Continua a proteggerci”, “Guardando il giardino d’infanzia, si è spenta serenamente”.

Talvolta i necrologi lasciano trasparire complicate situazioni matrimoniali: “L.M. partecipa commossa al dolore della moglie R. per la perdita di A.R.”, “Per me sei stato e sarai sempre un sogno vero. Arrivederci carissimo”.

La maggior parte dei necrologi si ispira alla tematica religiosa: “Ha combattuto la buona battaglia. Ha terminato la corsa. Ha conservato la fede”. “La roccia sulla quale poggiano le nostre fondamenta è volata in cielo”, “Dopo aver lottato con tutte le forze, è volato al cielo”, “Il Signore non ti ha lasciato abbastanza con noi”, “E’ tornato nelle braccia del Padre”, “E’ tornata alla casa del Padre”, “E’ andato alla casa del Signore”.

L’insistenza del richiamo funebre al cielo e alla dimora di Dio lascia piuttosto perplessi. Il primo cosmonauta della Storia, Gagarin, tornando sulla Terra, dichiarò di aver visto lo spazio dell’Universo assolutamente vuoto. Niente casa del Signore, niente Paradiso. D’altra parte la S. Sede ha già rimosso l’ipotesi del Purgatorio e non parla più dell’Inferno (descritto dalla fantasia poetica di Dante). Presto il Paradiso risulterà solo un’immagine rettorica per tutte le religioni come l’illusoria promessa della resurrezione (“vita mutatur, non tollitur”).

Pertanto in futuro le necrologie sembrano destinate ad un aggiornamento allineando il compianto per la morte (niente si asciuga così presto come le lacrime) alle innovazioni della scienza e alle variazioni della morale, per esempio accettando il rito della cremazione o il passaggio del defunto all’Oriente Eterno.

In definitiva la vecchiaia è una sfida al Tempo (la morte è una cosa che non si può fare due volte). Sapere invecchiare è il capolavoro della saggezza, attendere serenamente la morte una prova suprema d’intelligenza.

Bruno Segre

Foto di LGieger (Shutterstock)

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Bruno Segre

Avvocato e giornalista. Fondatore nel 1949 de L'Incontro

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