L’”Operazione Neptun Spear” (Lancia tridente di Nettuno, presente nello stemma dei Navy Seal, truppe d’assalto della Marina militare statunitense) consistette nella uccisione del terrorista saudita Osama Bin Laden avvenuta il 2 maggio 2011 in Pakistan. Questi era stato identificato come il capo e la mente degli attacchi effettuati negli anni dai membri dell’organizzazione terroristica internazionale “Al Quaida” contro gli U.S.A..

“Al Quaida” (“La base”) era stata fondata nel 1980 nel Sudan da Osama Bin Laden allo scopo di promuovere la guerriglia dei mujaheddin islamici contro l’occupazione sovietica dell’Afghanistan nel 1979. Osama Bin Laden era un fondamentalista islamico sunnita della corrente wahaabita, figlio di un costruttore edile miliardario, nato a Ryad in Arabia saudita nel 1957, laureato in Ingegneria civile nel 1979 presso l’Università di Gedda, ebbe 5 mogli e 12 figli di cui 9 maschi. Fondata “Al Quaida”, a seguito della sua attività reazionaria fu esiliato e riparò prima nel Sudan sino al 1996 e poi in Afghanistan. Nel 1998 firmò, con i capi islamici Ajman al Zawahiri, Saif al- Adel , Khalid Shaykh Muhammad e Zakariyya Musawi una “fatwa” (dichiarazione di “Jihad”, guerra santa) contro gli U.S.A. a seguito della politica statunitense di appoggio alla Russia e all’India contro i musulmani della Cecenia e del Kashmir e delle sanzioni decretate contro l’Irak.

Conseguentemente, nell’agosto dello stesso anno, Osama si fece propugnatore ( e sostenitore finanziario) di una serie di attentati contro le Ambasciate U.S.A. a Dar es-Salam (Tanzania) e a Nairobi (Kenya) con oltre 300 vittime e, nell’ottobre 2000, contro il cacciatorpediniere “USS Cole” nel porto di Aden (Yemen) danneggiandolo. Questi attentati culminarono con quello clamoroso dell’ 11 settembre 2001 contro le “Twin Towers” a New York nel corso del quale si ebbero oltre 3000 vittime e il crollo di 5 edifici del World Trade Center. L’ F.B.I. (Federal Bureau of Investigation) pose sulla testa di Bin Laden una taglia di 25 milioni di dollari e la C.I.A. (Central Intelligence Agency) approntò una Unità militare speciale (“Alert Station”) composta da 90 specialisti con l’obbiettivo esclusivo della ricerca e dell’uccisione del capo terrorista. Venuto a conoscenza di questi provvedimenti, Bin Laden si rese irreperibile.

Nel febbraio del 2004 agenti dell’ ”Alert” e dell’O.D.N.I. (Office Direction National Intelligence) scoprirono che il capo terrorista si spostava da un luogo all’altro dell’Afghanistan grazie a una serie di “corrieri” che ne proteggevano i movimenti e i rifugi. Ricorsero allora agli interrogatori (anche “avanzati” cioè con torture) su prigionieri hjiadisti detenuti nel carcere U.S.A. di Guantanamo (Cuba) al fine di averne notizie. Hassan Ghul e Abu Faraj al- Libi, già comandanti di “Al Quaida”, indicarono come capo dei “corrieri” Maulawi Abd al – Khaliq Jan più noto come Abu Ahmad al-Kuwayti. Riferirono anche che questi si trovava con la famiglia a Abbottabad, piccola città pakistana a 130 km dal confine con l’India.

Agenti sotto copertura dell’”Alert” recatisi ad Abbottabad, scoprirono che Ahmad al-Kuwayti abitava in un grande complesso residenziale nominato “Haveli del Waziristan” situato nella Kukal Road a 4 km dal centro della città. L’ “Haveli” era composto da un edificio di tre piani fuori terra con un terrazzo sull’ultimo, protetto da due cancelli e da un muro alto 5 metri coronato da filo spinato. Attorno al complesso si svolgeva un intenso movimento di persone in entrata e uscita che insospettì gli agenti dell’”Alert” inducendoli a supporre che vi fosse presente anche Bin Laden. La C.I.A. istituì rapidamente un centro operativo segreto alla periferia della città e, nell’aereoporto di Bagram in Afghanistan, un modellino tridimensionale dell’”Haveli” per esercitazioni militari in previsione di un attacco all’”Haveli”. La notizia dell’individuazione del probabile rifugio del capo terrorista fu comunicata a Washington nei primi giorni di marzo e il Presidente Obama convocò prontamente Henry A. Russell Comandante della S.A.D. (Special Activities Division) e il Vice Ammiraglio William Mc Raven, Comandante dell’ J.S.O.C. (Joint Special Operation Command) per predisporre un piano di operazioni intese alla cattura di Bin Laden.

Prese forma l’ipotesi di un attacco con truppe aviotrasportate e paracadutate di sorpresa nel complesso e all’operazione venne dato il nome di “Neptun Spear” o anche di “Geronimo”, nome convenzionale per Osama Bin Laden. Furono compiuti voli sull’”Haveli” da parte di aerei del N.G.S.I.A. (National GeoSpatial Intelligence Agency) al fine di disporre fotografie dettagliate del complesso sulle quali pianificare l’attacco. Furono quindi scelti 24 militari assaltatori specializzati nelle operazioni di commandos appartenenti ai Navy Seal che costituirono il DEVGRU (Developed Group) agli ordini dell’J.S.O.C.. Il gruppo comprendeva anche due interpreti arabi e un cane pastore belga addestrato a individuare e seguire tracce e il suo conduttore. Gli assaltatori erano destinati all’attacco all’”Haveli” ove sarebbero giunti trasportativi su elicotteri. Il loro armamento consisteva in pistole Sig Sauer P 320 e in fucili d’assalto HK 146 muniti di silenziatori, di visori notturni iperspettrali e di microcamere per riprese poste sui loro elmetti.

Altri 24 militari assaltatori del DEVGRU vennero destinati a supporto dei primi e sarebbero dovuti intervenire solo qualora i loro commilitoni l’avessero richiesto. Come mezzi di trasporto sull’obbiettivo vennero scelti due elicotteri BLACK HAWK predisposti con tecnica “Stealth” (invisibili) per il gruppo d’attacco e due elicotteri CHINOOK MH 47 per il gruppo di supporto. Il 29 marzo il Presidente Obama ricevette dall’J.S.O.C. un dispaccio segretissimo con il quale gli si comunicava che nell’”Haveli” si trovava con buona probabilità il capo terrorista. Il Presidente, dopo una ultima consultazione con i suoi consiglieri militari , ordinò l’attacco al complesso per le ore 08.00 del 30 aprile. Tutti gli elicotteri vennero fatti confluire con un volo notturno di quello stesso giorno dalla loro base di Bagram all’aereoporto di Islamabad in Pakistan . L’inizio della operazione dovette essere procastinato alle ore 01.00 del giorno 2 maggio a causa delle cattive condizioni atmosferiche ad Abbottabad.

Essa prevedeva che i due CHINOOK con 12 assaltatori di supporto a bordo di ciascuno atterrassero in una zona deserta situata a circa 2 km di distanza dal centro della città e che essi vi restassero in attesa di comunicazioni da parte dei commilitoni impegnati nell’attacco. Dei due BLACK HAWK uno avrebbe dovuto atterrare sul terrazzo dell’”Haveli” e l’altro all’esterno del muro di difesa del complesso. Sbarcati i Navy Seal, tutti gli elicotteri li avrebbero ripresi a bordo al termine dell’operazione per riportarli a Bagram. Il primo BLACK HAWK per un improvviso fenomeno di stallo con blocco del rotore, cadde in un pollaio all’interno del recinto del complesso, senza che i piloti e i 12 assaltatori riportassero ferite. Il secondo BLACK HAWK atterrò all’esterno del muro di cinta e gli altri 12 assaltatori vi praticarono una breccia con esplosivi entrando nel cortile del complesso.

Nell’”Haveli” si trovavano in quel momento 23 persone: Bin Laden, tre delle sue mogli (la terza Khairiah Sabar, la quarta Siham Sabar e la quinta Amal Ahmad al- Fatah), suo figlio Khalid di 22 anni, sua figlia Amar di 12 anni, il capo “corriere” Abu Ahmad al-Kuwajti, suo fratello Tariq e sua moglie Bushra, il padrone di casa Arshad Khan e 13 bambini (5 figli di Bin Laden, 4 suoi nipoti e 4 figli di Arshad Khan). I 24 assalitori entrarono insieme nell’edificio e, al piano terra, incontrarono tre uomini armati (Khalid, Abu Ahmad al-Kuwajti e Tariq) e una donna (Bushra) e li uccisero tutti all’istante. Saliti al secondo piano trovarono in una stanza Bin Laden che tentava di nascondersi dietro un armadio e lo uccisero con un proiettile al viso, uno al petto e due all’addome. Nel corso della sparatoria sua moglie Amal Fatah e la figlia Amar che si trovavano nella stessa stanza furono leggermente ferite da schegge.

Tutta l’”Operazione Neptun Spear” si era conclusa in 38 minuti senza che i Navy Seal lamentassero alcuna perdita. La morte di Bin Laden venne subito comunicata a Washington con la formula concordata “Geronimo EKIA” ( Enemy killed in action) e il Presidente Obama lo annunciò alla nazione in serata. I Navy Seal che avevano eseguito l’attacco chiamarono i loro commilitoni dei CHINOOK e insieme distrussero il BLACK HAWK caduto (che venne poi definitivamente demolito nel 2012) affinchè non potessero esserne asportate parti importanti. Tutti gli altri elicotteri, con tutti gli assaltatori, lasciarono l’”Haveli” alle ore 10.00 dello stesso giorno 2 maggio e rientrarono a Bagram portando il corpo di Bin Laden chiuso in un “body bag” di plastica.

Vennero anche portati a Bagram documenti e manoscritti, 10 telefoni cellulari, 8 computer, 12 hard disk, 100 chiavette UBS, un fucile d’assalto AK 47 e una pistola semiautomatica Makarov russa rinvenuti al secondo piano dell’”Haveli”, che vennero successivamente inviati agli esperti dell’F.B.I. del Laboratorio di Quantico (Virginia) per essere analizzati. Entro una ora dalla partenza degli elicotteri giunsero all’”Haveli” contingenti dell’esercito pakistano ( la C.I.A. aveva avvisato l’I.S.I. – Inter Services Intelligence – pakistana solo a operazione conclusa ) che presero in consegna i 19 superstiti e isolarono e sigillarono tutto il complesso .

Il corpo di Bin Laden venne prelevato nel primo pomeriggio a Bagram da un convertiplano V22 Osprey proveniente dalla nave portaerei “USS Carl Vinson” in navigazione nel Mar arabico e portato a bordo. Quivi il corpo venne riconosciuto su fotografie e, dopo un rapido rito religioso musulmano, alle ore 19.00 del 2 maggio venne calato in mare aperto affinchè il luogo della sua sepoltura non potesse essere identificato da alcuno . E’ da notare il fatto che, né allora né successivamente nessun Stato arabo ebbe mai a richiedere agli U.S.A. il corpo del capo terrorista. Alla testa di “Al Quaida” gli succedettero Ayman al – Zawahiri , ucciso da un drone U.S.A. nel luglio 2022, e , dal febbraio 2023, Saif al -Adel. Per mantenere la segretezza sulle modalità dell’esecuzione della “Operazione Neptun Spear” nessuno dei suoi protagonisti ebbe alcun riconoscimento ufficiale.

Gustavo Ottolenghi

 

 

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