Le lezioni di Diritto Commerciale del Prof. Pier Giusto Jaeger all’Università Statale di Milano erano bellissime. Bellissime e innovative.

Una volta alla settimana si discuteva in aula un “caso”. Si discuteva in aula una sentenza. Tutti insieme. A quell’epoca nessun professore adottava quel sistema. Jaeger ci incoraggiava a pensare con la nostra testa: “Tranquilli, per quanto strampalata possa sembrarvi la vostra tesi sicuramente qualche illustre giurista l’avrà sostenuta prima di voi”. E rideva.

Nel pomeriggio del 19 marzo 1980 ero in Biblioteca a studiare il “caso” della settimana. Ero nella Sala A, pareti di vetro. “L’acquario”. Improvviso scompiglio sulle scale.

Qualcuno entra trafelato, infrangendo il silenzio: “hanno sparato in Università!”. “Sì, sì nel settore aule!”. Increduli siamo usciti, nel bellissimo chiostro del Filarete schieramento di Polizia e Carabinieri. Sibilo insistente di sirene. Voci concitate.

Galli?”. Ci guardiamo smarriti. Era il docente di criminologia, sapevamo che era un Magistrato ma nessuno di noi sapeva “che Magistrato era”, di cosa si stava occupando, nessuno lo immaginava nel mirino. Era il 19 marzo 1980. Chi l’ha conosciuto, chi l’ha incontrato, chi ha lavorato con lui ricorda un magistrato democratico e garantista, critico nei confronti della “legislazione d’emergenza” di quel periodo di tensione.

Un Magistrato democratico e coraggioso che in qualità di Segretario dell’Associazione Nazionale Magistrati era stato sottoposto a procedimento disciplinare per aver criticato in punto di diritto il trasferimento del Processo di Piazza Fontana a Catanzaro (procedimento peraltro poi finito in nulla). Sì, nel nostro Paese il Processo per la Strage di Milano era diventato il Processo di Catanzaro…

Hanno ricordato un Magistrato democratico e di sinistra che si stava occupando dell’arcipelago della Lotta Armata. Un Magistrato che aveva intuito il carattere “spugnoso” dei contorni di alcune sigle della Lotta Armata. Così come aveva cominciato a fare anche Emilio Alessandrini, ucciso nel gennaio dell’orribile 1979.Un Magistrato cui era stata negata la scorta nonostante la delicatezza delle indagini condotte perché “era un Magistrato di sinistra” e quindi non avrebbe avuto nulla da temere (proprio così).

Guido Galli, come Emilio Alessandrini, è stato ucciso da ragazzi che pensavano di cambiare il mondo. Si, ragazzi nati attorno alla metà degli anni ’50, militanti del Movimento e poi scivolati verso una teoria e una pratica deliranti. Tempo dopo è emerso che le biciclette con cui il “gruppo di fuoco” di ragazzi scellerati era arrivato e poi fuggito dalla Statale erano state prima acquistate e poi custodite davanti all’Università, nel corso dell’omicidio, da una ragazza che abitava in Brianza, come me. Si, lei. L’hanno arrestata nella base (allora la stampa le chiamava “covi”) dove erano custodite le armi con cui erano stati assassinati Alessandrini e Galli.

Lei, ha raccontato il dott. Armando Spataro, ha ‘raccontato’ poi molte cose. Lei la conoscevo. Era venuta a diverse riunioni del nostro Collettivo. Quando il Collettivo c’era, anni prima. Poi con i fatti di Via De Amicis, con il corteo finito a rivoltellate, anche il resto era finito. Noi del Collettivo dopo poco tempo abbiamo smesso di vederci. Lei è sparita dalla circolazione. Era anche comparso un suo amico di Milano. Ho poi letto che il suo amico di Milano aveva “fatto il palo” nel corso dell’omicidio di Paolo Paoletti, Direttore di Produzione dell’Icmesa. Si, erano venuti al nostro Collettivo. Lui sorrideva spesso. Lei non parlava mai.

Claudio Zucchellini

Claudio Zucchellini

Avvocato, Consigliere della Camera Civile di Monza, attivo in iniziative formative per Avvocati, Università, Scuole e Società Civile.

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