050430-C-0279E-001 Windward Pass (April 30, 2005) - Haitian migrants wait to be evacuated from a 50- foot sailboat by U.S. Coast Guardsmen in the Windward Pass. The U.S. Coast Guard Cutter Dependable (WMEC 626) intercepted the vessel, removed 132 migrants, and repatriated them back to Haiti. U.S. Coast Guard photo by Public Affairs Specialist 2nd Class John Edwards (RELEASED)

La presenza del nemico è stato sempre uno dei motori della nostra civiltà.

Già ai tempi delle caverne e delle tribù la stessa sopravvivenza era determinata dalle capacità di difesa della comunità dagli attacchi dei vicini e di offese contro gli stessi.

Non vi era più, in sostanza, la lotta tra l’uomo e la natura e/o tra l’uomo e gli animali feroci, come in passato, ma, per la prima volta, la lotta organizzata e sistematica tra uomo e uomo.

La ricerca di un nemico si è poi estesa, e sono entrati in lotta tra loro Stati, popoli, territori e, con le ultime guerre mondiali, il mondo intero, schierato da una parte o dall’altra.

Il prossimo passo sarà quindi quello di trovarci un nemico che provenga da mondi esterni al nostro?

Gli alieni, i marziani, gli abitanti di galassie lontane saranno i nostri nuovi nemici?

In un articolo del 21/12/2003, apparso sul Corriere della Sera, lo scrittore Sebastiano Vassalli sosteneva che proprio di questo avremmo avuto bisogno, di “un nemico esterno, abbastanza lontano per non rappresentare un pericolo immediato, ma abbastanza reale per costringerci ad accantonare, in tutto o in parte, le nostre liti domestiche. Un nemico che ogni tanto ci faccia “bu” e ci spaventi quanto basta per mettere d’accordo Israeliani e Palestinesi, Musulmani e Cristiani, Padani e Italiani e chi più ne ha più ne metta. Come possiamo volerci bene tra di noi, se non abbiamo un nemico?”

Probabilmente Vassalli era un inguaribile ottimista sulla natura dell’uomo, in quanto il nemico lo abbiamo già trovato qui tra noi: è colui che ha la pelle diversa dalla nostra, veste in modo diverso, parla una lingua diversa, professa una religione che non è la nostra ed ha addirittura una lingua che non è comprensibile!

Se poi viene da paesi lontani (dei quali non sappiamo quasi neppure che esistono), se scappa da fame, guerre, stragi, stupri; se attraversa il mare a pericolo della vita e pretende di giungere da noi, ecco il nemico perfetto.

Da nemico esterno, abbastanza lontano per non rappresentare un pericolo, ecco che abbiamo trovato colui che ci fa accantonare tutte le nostre ansie, diversità, problemi e ci mette d’accordo sull’obiettivo vero: ricacciarlo in mare il più presto possibile.

Non vi è bisogno insomma di andare a cercare il nemico nello spazio, come sosteneva Vassali: ce l’abbiamo già qui. Che poi la battaglia con tale nemico possa essere vantaggiosa, conveniente, giusta, efficace, morale, non importa: l’importante per noi è che il nemico ci sia.

Che poi davvero serva a farci star bene, ad unirci, a volerci bene, non importa davvero: l’importante, ripeto, è che il nemico ci sia.

Alessandro Re

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