Tornerà tutto come prima. E l’auspicio che sentiamo da mesi, da quando è iniziata la pandemia e da quando sono state messe in atto le misure restrittive per contenere la diffusione del virus. Ma siamo proprio sicuri che per tutti sia davvero un obiettivo? Si stava davvero meglio prima? Non è domanda oziosa o teorica. “A metà 2019 – secondo gli ultimi dati disponibili – il top-10% (in termini patrimoniali) della popolazione italiana possedeva oltre 6 volte la ricchezza della metà più povera della popolazione. Allo scoppio dell’emergenza sanitaria il grado di resilienza economica delle famiglie italiane era estremamente diversificato, con poco più del 40% degli italiani in condizioni di povertà finanziaria, ovvero senza risparmi accumulati sufficienti per vivere, in assenza di reddito o altre entrate, sopra la soglia di povertà relativa per oltre tre mesi”. Lo scrive Oxfam Italia nel suo rapporto che già dal titolo dovrebbe suonare come un campanello d’allarme: Disuguitalia.

Sono settimane che stiamo analizzando sull’Incontro un nuovo modello di sviluppo all’interno del dossier sul “Nuovo Capitalismo“, perché ora più che mai è necessario calcolare impatti e storture che un modello di sviluppo ha creato e amplificato.


“Circa 10 milioni di nostri concittadini più poveri, con un valore medio del risparmio non superiore a 400 euro, non avevano nessun cuscinetto finanziario per resistere autonomamente allo shock pandemico. Shock che ha da subito impattato gravemente le condizioni reddituali delle famiglie italiane. Lo confermano due indagini qualitative della Banca d’Italia condotte nel corso del 2020: in seguito al primo lockdown metà delle famiglie italiane dichiarava di aver subito una contrazione del proprio reddito ed il 15% di aver visto dimezzarsi le proprie entrate, con solo il 20% dei lavoratori autonomi che non aveva subito contraccolpi. A fine estate nel 20% delle famiglie con figli minori di 14 anni uno o tutti e due i genitori avevano ridotto l’orario lavorativo o rinunciato al lavoro per accudirli. Mentre il 30% dichiarava di non disporre di risorse sufficienti per far fronte a spese essenziali nemmeno per un mese, in assenza di altre entrate. Per qualcuno la crisi non è mai arrivata: dall’inizio della pandemia la ricchezza di 36 miliardari della Lista Forbes è aumentata di oltre 45,7 miliardi di euro, pari a 7.500 euro per ognuno dei 6 milioni più poveri dei nostri connazionali. Una cifra che equivale a più del doppio del costo sostenuto dallo Stato per il personale sanitario dipendente del SSN nei primi nove mesi dell’anno”, continua la ricerca Oxfam.

E poi c’è stato l’arrivo della pandemia. “In questo contesto, le misure di sostegno pubblico al reddito, al lavoro e alle famiglie emanate nel corso del 2020 dal Governo hanno contribuito ad attenuare gli impatti della crisi e a ridurre moderatamente i divari retributivi e reddituali. Prime stime rilevano che le misure di emergenza abbiano determinato una riduzione di 1,7% della disuguaglianza dei redditi da lavoro e di 1,1% di quella dei redditi disponibili equivalenti delle famiglie italiane, oltre ad attenuare la crescita dell’incidenza della povertà”, continuano.

Non si vedono ancora gli effetti sul mercato dell’occupazione che è stata fortemente frizzata dal blocco dei licenziamenti e la lunghissima cassa integrazione. Ma è opportuno, e forse tardi, pensare a come ripartire, non solamente a farlo. Perché per qualcuno si stava peggio quando si stava meglio.

Alessandro Cappai

Alessandro Cappai

Giornalista. Insegna giornalismo digitale al master in giornalismo “Giorgio Bocca” all’Università di Torino. È un orgoglioso iscritto dell’Online News Association. È stato speaker al Festival...

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