Negli anni 1979/1980 L’Incontro ha affrontato molti temi i molti e di notevole interesse. Ritengo che ve ne sia uno di assoluta preminenza che riguarda la strage alla stazione ferroviaria di Bologna del 2 agosto 1980. A prescindere dall’orrore per le numerose vittime, fu la prima volta che lo Stato si mosse con rapidità individuando la matrice nera quale responsabile di tale strage?

In effetti già nel numero di settembre 1980 L’Incontro titolava: “La pista nera di Bologna”. L’articolo di fondo, da me firmato, era chiaro.

Subito era apparsa evidente la matrice fascista dell’attentato, poiché nella storia del terrorismo italiano le bombe e le stragi indiscriminate hanno caratterizzato la violenza della destra. Mentre quella di sinistra ha preferito obiettivi politici e militari, evitando di colpire indistintamente la popolazione.

Le indagini hanno condotto all’arresto di elementi fascisti, collegati ai Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR) che nello scorso giugno assassinarono il giudice Mario Amato. Questi era riuscito a scoprire le trame criminose della nuova organizzazione neofascista. Che hanno ereditato e riciclato i gruppi clandestini di “Ordine Nuovo” e poi di “Ordine Nero”. Fruendo di coperture all’interno dei corpi separati dello Stato e dei Servizi segreti”.

A cosa mirava realmente il terrorismo di destra?

Anche per il terrorismo rosso, si dava atto che l’obiettivo politico non era limitato alla uccisione di persone (84 morti, oltre a numerosissimi feriti). Ma intendeva portare ad una “destabilizzazione” del sistema, per sostituirlo, al momento opportuno, con uno di carattere reazionario e/o neofascista.

Nell’articolo de L’Incontro citato concludevo così. “A cosa miri realmente il terrorismo di destra con stragi così spaventose non si riesce a capire. Infatti l’esito politico – come insegnano i precedenti storici – è del tutto negativo. La solidarietà nazionale ha reagito con grandiose manifestazioni popolari e ha espresso con un’intensità ed una partecipazione davvero commoventi lo sdegno e la condanna del massacro.

Se folli criminali sono gli esecutori materiali, miopi e stupidi appaiono gli eventuali mandanti. Le bombe suscitano la paura, uccidono o mutilano degli innocenti, alimentano l’odio, turbano l’opinione pubblica. Ma non distruggono le istituzioni, né creano un caos generale, né impongono una dittatura.

L’Italia non è il Cile, né la Bolivia. Ha conquistato a caro prezzo la libertà e la democrazia. Non rinuncia a questi beni, anche se imperfetti e fragili, soltanto perché alcuni delinquenti rossi o neri sparano alle gambe di magistrati, poliziotti, politici o sparano nel mucchio o in agguati proditori”.

Il tempo in effetti è stato galantuomo e si può affermare che sia il terrorismo di sinistra sia quello di destra siano stati sconfitti dalla democrazia e dalla coesione dei cittadini.

Alessandro Re

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