La Transnistria è una regione dell’Europa orientale costituita da una lunga e strettissima stria verticale (816 km), larga al massimo 120 km, situata lungo la sponda orientale del fiume Dniester (Nistro). Confina a Ovest con la Moldavia e a Est, con una linea assai frastagliata e irregolare, con l’Ucraina. Si estende su 3.567 kmq . Ha una popolazione (censimento 2015) di 475.000 persone suddivise tra il 40% di russi, 28 % di moldavi, 22 % di ucraini e il 10 % di etnie minori. E’ distinta in 5 distretti (Camenca, Dubasari, Grigoriopol, Ribnjta , Slobozia) e la sua capitale è Tiraspol (160.000 abitanti).

Calcio e Smirnoff ma anche acciaio e munizioni…

La sua economia si basa su industrie tessili, meccaniche, siderurgiche e chimiche. Sono presenti fabbriche di munizioni a Tighina, di acciaio a Ribnjta e una distilleria a Tiraspol produttrice del brandy “Kvint” famoso in tutto il mondo. La principale impresa è la Smirnoff (fondata da Igor Smirnoff, primo Presidente della Repubblica e di proprietà del suo figlio maggiore) che controlla l’economia statale. Ma non solo. Controlla anche lo Sheriff Tiraspol, squadra nazionale di calcio accreditata alla U.E.F. A. Champions League europea.

Il nome ufficiale è Repubblica Moldava di Pridniestrov

Produce cereali (granoturco, olio di semi), frutta, tabacco e gode di una sovvenzione statale a causa della mancanza di esportazioni. Scarso è l’allevamento di bestiame (bovini, suini e ovini) limitato all’uso nazionale. Il nome ufficiale della Transnistria è “Repubblica Moldava di Pridniestrov” (Pridnestrovskaja Moldavskaja Republika = P.M.R., cioè Repubblica Moldava oltre il Dniester). Amministrativamente è nota come “Unità amministrativa territoriale moldava della riva sinistra del fiume Dniester”, attualmente sotto occupazione russa.

Dal punto di vista istituzionale si tratta di una Repubblica semipresidenziale proclamatasi indipendente dalla Repubblica Socialista Sovietica di Moldavia (R.S.S.M.) il 2/9/1990. Capo dello Stato è Vladim Krasnoselskij e a capo del Governo c’è Alexandr Rozenberg. La P.M.R. fa parte dei 5 Stati (Somaliland, Nagorno, Karabach, Abcasia, Cipro Nord, Palestina) che non sono riconosciuti ufficialmente dall’O.N.U. che la considera sempre parte della Moldavia.

Una storia moderna assai complessa

Nel 1944 ad opera dell’Armata rossa sovietica la Moldavia venne liberata dall’occupazione delle forze tedesco-rumene che l’avevano occupata nel 1941 nel corso della Seconda guerra mondiale. Venne iniziata una intensa campagna di russificazione insieme a uno sviluppo industriale, edilizio e commerciale in tutta la regione. L’ordine pubblico venne mantenuto da 1.500 militari della 14^ Armata della Guardia russa costituente l’ “O.G.R.F . L’Operational Group of Russian Forces rimase nella regione ufficialmente per proteggere il deposito di munizioni (oltre 120 carri armati T4 russi) a Cobasna, retaggio della II Guerra mondiale.

Nel 1980 le concessioni di Michail Gorbačëv

Nel 1980 anche la R.S.S.M. ottenne la liberalizzazione politica all’ambito delle concessioni fatte in quell’anno a tutte le Repubbliche Socialiste Sovietiche dal Presidente russo Michail Gorbačëv. Dieci anni dopo il 90% della popolazione locale votò un referendum che chiedeva l’autonomia dalla Moldavia. Il 2 settembre dello stesso anno venne proclamata la “Repubblica moldava autonoma di Pridnestrovie” (P.M.R.) sotto controllo russo. Nel novembre forze militari moldave entrarono a Dubasari nella neonata Repubblica tentando di separarla in due parti. Ma l’impresa fu stroncata dalla popolazione locale.

Ma la Moldavia non ci sta…

Analogo esito ebbe un nuovo tentativo moldavo effettuato l’anno successivo. Nel 1992 scoppiò un vero conflitto, durato 4 mesi, fra forze moldave (sostenute da alcuni contingenti rumeni) e forze della R.M.P. (appoggiate da truppe della 14^ Armata della Guardia russa) nel tentativo delle prime di riappropriarsi del territorio della seconda. Il breve conflitto terminò con un accordo fra il Presidente russo Boris Eltsin e quello moldavo Mica Segur che prevedeva il riconoscimento de facto da parte della Moldava della R.M.P. sotto protezione russa. A seguito tale accordo venne istituita una zona di sicurezza demilitarizzata a ridosso del fiume Dniester tra la Repubblica moldava e la R.M.P. .

L’O.C.S.E. tra truppe russe, moldave e trasnistriche

Una zona garantita da una Commissione tripartita composta da membri delle due Repubbliche e della Federazione russa. Sul luogo venne anche inviata a stazionare una “forza di pace” dell’O.C.S.E. (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) formata da truppe russe, moldave e trasnistriche. Nel 2006 venne indetto nella R.M.P. un nuovo referendum sulla possibilità di una sua adesione totale alla Federazione russa. Questo referendum fu condannato dal Parlamento europeo in quanto organizzato arbitrariamente dal Governo transnistrico e fu rifiutato dal Governo della Federazione. Esso pertanto non ebbe luogo. Analoga sorte ebbe un nuovo tentativo esperito dall’O.C.S.E. nel 2010 con l’intervento allargato di Rappresentanti della Federazioni russa, della Moldavia, della P.M.R., della Comunità Europea e degli U.S.A..

L’annessione della Crimea alla Federazione russa cambia le cose

A seguito della arbitraria annessione de facto della Crimea da parte della Federazione Russa (2014), il Governo transnistrico rinnovò alla stessa Federazione la richiesta di una sua analoga annessione. Ma il Governo russo nuovamente rifiutò l’offerta. Un importante fatto nuovo si verificò nella regione nel 2016. In quell’anno gli U.S.A. installarono a Deveselu in Romania (e poi anche in Polonia) un sistema missilistico di difesa tipo “Aegis” con missili RIM 161 a medio raggio. La Federazione Russa rispose l’anno dopo allestendo nella R.M.P. batterie missilistiche con missili tipo S 400 e “Iskander” di pari gittata.

La sua instabilità inizia con la guerra Russia-Ucraina

La situazione geopolitica della R.M.P. iniziò a farsi preoccupante nel 2022, a seguito dell’invasione del territorio della regione del Donbass ucraino ad opera delle truppe russe avvenuta il 24 febbraio. Questa regione appartiene de jure all’Ucraina, ma de facto se ne era proclamata indipendente nell’aprile 2014 in quanto abitata in gran prevalenza da una popolazione russofona. In quell’occasione erano state istituite nel Donbass le due Repubbliche popolari separatiste del Donec’k e del Lugans’k ,unite de facto come Confederazione della “Novorossiya” (Nuova Russia).

L’invasione della regione venne ufficialmente motivata dal Governo russo con la necessitàdi proteggervi la popolazione russofona dalle angherie perpetrate dai neonazisti ucraini contro di loro. Secondo alcuni autorevoli analisti delle vicende storiche della regione, la Federazione Russa, con tale invasione non si limiterebbe alla liberazione del Donbass. Il vero obbiettivo del Presidente russo Vladimir Putin sarebbe quello di conquistare tutta l’Ucraina e poi la Moldavia, primo passo per la ricostruzione auspicata dell’Impero russo di Pietro il Grande.

Dallo corso giugno la capitale Tiraspol sotto pressione

Le truppe russe dovrebbero raggiungere la città di Odessa partendo dal Donbass e superando le città di Mariupol, Melitopol e Kherson. Da qui, il congiungimento con l’estremità meridionale della R.M.P. consentirebbe alla Federazione di isolare l’Ucraina meridionale, conquistarne lo sbocco sul Mar Nero e facilitarne la successiva occupazione. In quest’ottica, dal 2020 i russi hanno costituito nella R.M.P. un avamposto per le sue truppe, installandovi depositi di munizioni e di carburanti. Il Governo transnistrico ha peraltro smentito ufficialmente di aver mai consentito alcun dispiegamento di forze militari russe nel suo territorio.

Lo scorso giugno nella capitale Tiraspol si sono verificati incidenti e attentati terroristici di matrice moldava contro il centro della produzione televisiva e contro il Ministero della Sicurezza della R.M.P. In considerazione di questi fatti e di queste ipotesi il futuro della area ucraino- transnistrica – moldava si prospetta alquanto oscuro.

Gustavo Ottolenghi

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