Il Presidente degli Stati Uniti, si sa, è un mestiere difficile, presentarsi impreparati e senza soluzioni è un rischio sociale molto serio. Per questo i candidati si attrezzano per tempo. Un tempo era una prassi, oggi è un obbligo perché lo vuole una legge apposita. Ma Trump fa eccezione anche in questo, affrontando la transizione con “ignoranza intenzionale” come ci racconta nel suo viaggio “Il quinto rischio” Michael Lewis, autore de “La grande scommessa”.

Negli Stati Uniti la pubblica amministrazione è una cosa seria. Tale è considerata, o almeno lo è stata finora, soprattutto da chi la governa. Per questo, quando il Presidente entra in carica, si trova sul tavolo ovale una serie di dossier accuratamente preparati durante il periodo precedente alla sua elezione. Ci ha lavorato a lungo un gruppo di tecnici selezionati di chiara e riconosciuta competenza. Il cosiddetto team di transizione presidenziale garantisce che il Presidente sia nelle condizioni di prendere decisioni motivate, e supportate da analisi, fin dal primo giorno. Quella che gli americani chiamano la transizione fluida, il passaggio non traumatico tra due governi, è una policy di enorme valore civile. Cominciò Truman passando le consegne ad Eisenhower nel 1952, oggi è un obbligo previsto dalla legge americana e ogni candidato alla presidenza fin dalle primarie deve predisporre il suo transition team. Nel 2010, la legislazione chiamata Pre-Election Presidential Transition Act ha istituito e finanziato uffici per i transition team. Nel 2016 Barack Obama ha approvato una legislazione che impone ai Presidenti uscenti di istituire consigli di transizione per lavorare con i pretendenti alla Casa Bianca. Chi si candida a governare si deve preparare per tempo. Deve essere consapevole di come funziona ogni agenzia governativa, di cosa ha bisogno e quali sono i problemi urgenti che ogni ramo dell’amministrazione pubblica dovrà o è probabile che debba affrontare. Deve assumere tra le 4.000 e 5.000 persone per lavorare alla Casa Bianca e in ogni dipartimento e agenzia del governo federale. Si deve presentare con una lista completa di chi occuperà i posti apicali e le responsabilità tecniche più critiche, parte delle quali saranno sottoposte all’approvazione del Senato. Il lavoro è suddiviso in squadre che affrontano aspetti specifici della transizione. I team lavorano fin dalle primarie per comprendere le attività di governo e trovare curricula per le posizioni che si apriranno con la nuova amministrazione. Il processo di transizione è obbligatorio, professionale e organizzato.

Donald Trump è stato originale anche in questo, introducendo un elemento nuovo, quella che Michael Lewis chiama ignoranza intenzionale. Ha sottostimato la transizione e saltato i passaggi di consegne nella pubblica amministrazione, occupandosi in sostanza solo di rimuovere gli uomini fedeli alla amministrazione precedente.

Lewis è l’autore de Il Quinto Rischio, a molti caro per essere l’autore de La grande scommessa, da cui è stato tratto un fantastico film sulle nefandezze della finanza nei giorni pre-Lehman, Lewis descrive i primi giorni dell’amministrazione Trump nel 2016 viaggiando tra i vari dipartimenti di Washington, nell’attesa, vana, della transizione agli uomini di Donald. Tra gli altri intervista John MacWilliams, al tempo chief risk officer del Dipartimento dell’Energia americana, cuore dell’amministrazione pubblica degli States. Questi gli illustra i problemi da prevenire con cui i suoi uffici fanno i conti, dal rischio nucleare, a infezioni provocate da virus ignoti, alla distruzione della rete elettrica nazionale, al rischio attentati nei siti critici, classificandoli in quattro livelli di gravità.  Poi riflettendo su ciò che sta accadendo, dice che forse il quinto rischio è quello più serio da affrontare: “la gestione delle attività”. Il rischio che la società corre quando un’amministrazione impreparata sottovaluta i problemi, minimizza i rischi, “risponde con soluzioni precarie alle questioni di lungo termine”, sceglie incompetenti fedeli per i posti chiave dell’amministrazione, preferisce il cerimoniale e la comunicazione alla sostanza. Da leggere. Ovviamente ogni riferimento al nostro Paese è puramente casuale.

Andrea Bairati

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