Alla fine, nonostante i tanti falsi allarmi, dopo il lungo discorso di Putin del 21 febbraio scorso, l’esercito russo è entrato in Ucraina, fino a colpire la capitale Kiev. Ora si spera che le forze Nato non rispondano con le armi alla provocazione russa, perché le conseguenze sarebbero disastrose: una terza guerra mondiale in casa.

Si tratta di capire ora cosa vuole Putin. Anche in ragione dei richiami del presidente russo ai rapporti storici che legano la Russia all’Ucraina. Non è probabile che il suo obiettivo sia l’annessione di quest’ultima alla Russia, quanto, piuttosto, favorire le condizioni che portino a un cambiamento radicale del vertice del Paese. Vertice sul quale poter avere il controllo assoluto attraverso uomini fedeli a Mosca.

Con la Bielorussia un’alleanza obbiedente

In pratica un’alleanza a ferma obbedienza putiniana, analoga a quella della Bielorussia di Lukašenko, che ha più una funzione di governatore assoluto in obbedienza a Mosca. E in nome della quale si spiega anche il suo pugno di ferro interno.

La svolta nelle relazioni russo-ucraine ha aumentato la tensione tra i due paesi, al punto, da parte delle Russia, di aumentare il prezzo del gas all’Ucraina fino ad allora fornito a costi molto bassi, amichevoli. Anni di inquietudine che sfociarono nella rivolta filo europea di piazza Maidan nel 2014 e che portarono il 22 febbraio di quello stesso anno al rovesciamento del presidente filo russo Janukovyč. Un presidente che alle elezioni del 2010 aveva vinto di misura le presidenziali sulla premier ucraina Julija Tymošenko.

La Nato preme alle porte dell’Ucraina

Il rovesciamento di Janukovič ha portato a un cambiamento negli equilibri interni ucraini. La sostituzione di presidente ad interim con Oleksandar Turcynov e del nuovo ministro dell’interno Arsen Avakov, la liberazione della Tymošenko, e un nuovo governo alla cui guida fu messo Arsenij Jacenjuk. Un governo che ha gestito le nuove elezioni presidenziali che hanno portato alla presidenza Petro Porošenko. Fu lui nel giugno del 2014 – con un’accelerazione incredibile – avrebbe firmato a Bruxelles un Accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione Europea.

Putin ha sentito, non solo sempre più sfuggirgli di mano, l’alleato ucraino, ma pure vederlo correre sempre più verso l’abbraccio con l’Occidente. E peggio ancora, candidarsi con sempre maggiore sostegno a far parte della Nato, la cui presenza già lo disturba ai confini con la Polonia e la Romania. Mentre la Moldavia è ancora sotto il suo controllo, anche militarmente, con la 14ma armata.

Gli investimenti di Usa e Unione Europea

Con l’Ucraina nella Nato si completerebbe l’accerchiamento militare della Russia su tutto il fianco occidentale. In questo contesto – stando a quanto dichiarato dal quotidiano online L’Indipendent – gli Stati Uniti, attraverso il National Endowment for Democracy ha fornito negli anni 334 sovvenzioni a organizzazioni ucraine filo occidentali. Un investimento di 22,4 milioni di dollari.

Inoltre l’Unione Europea ha elargito decine di miliardi per finanziare il rammodernamento dell’Ucraina. Sempre in questo contesto, di rovescio, si spiega il controllo da parte della Russia, nello stesso tempo, delle due repubbliche del Donbass, filorusse, e seppur in territorio ucraino, auto dichiaratesi indipendenti di Donesk e Lugansk, riconosciute lo scorso 21 febbraio da Putin, così come si spiega l’annessione della Crimea.

I venti del 1968 soffiano ancora a Est

L’operazione di Putin mira più che a una improbabile e forse impossibile annessione, a un colpo di mano, cioè a prendere il controllo dell’Ucraina, attraverso una sostituzione radicale dell’attuale gruppo dirigente filooccidentale, con propri uomini. Così com’è, in piccolo, nel Donbass.

Con l’Ucraina Putin si sta un po’ rifacendo all’invasione sovietica della Cecoslovacchia nel 1968. Invasione che portò alla fine della Primavera di Praga e alla caduta di Alexander Dubček, con l’insediamento di Gustav Husàk. La firma del protocollo d’intesa con il Cremlino vincolava il partito comunista cecoslovacco alla guida del Paese attraverso una politica di normalizzazione.

Il che ha significato la sottomissione della Cecoslovacchia all’Unione Sovietica in barba a qualsiasi aspirazione indipendentista. Non si spiega che così, l’attacco immediato, diretto a Kiev. Putin punta alla decapitazione dell’attuale gruppo dirigente ucraino con la sua sostituzione. Magari attraverso un ritorno di Janukovič o chi per lui.

Discussione

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *