La notte tra il 19 e il 20 settembre 2023 truppe armate dello Stato dell’Azerbajan sono entrate per effettuare una “operazione antiterroristica”, nel territorio del Nagorno Karabakh (N.K.) appartenente all’autoproclamatasi “Repubblica indipendente dell’Artsakh”, separatista dell’Azerbajan stesso.

Controllo da parte azera dell’enclave armena

Ha avuto così inizio quella che è definita la “Terza guerra del N.K.” dopo la prima (gennaio 1992/maggio 1994) e la seconda ( settembre/novembre 2020). Il motivo di tali attacchi sono il controllo da parte azera dell’enclave armena che abitava il territorio del N.K., zona internazionalmente riconosciuta come facente parte dell’Azerbajan. Questa situazione ripete, in certa misura, quella che aveva mosso la Russia ad attaccare (febbraio 2022) l’Ucraina per annettersi le regioni ucraine del Lugansk e del Doneck ove la popolazione era in maggioranza russofona. La storia della Repubblica dell’Artsakh ( e della popolazione di etnia armena che abitava in maggioranza il N.K.) è assai complessa e ne è utile una descrizione, se pur per sommi capi, per comprenderne l’evoluzione. La questione del possesso del territorio del N.K. risale, nell’epoca attuale, al primo decennio del XX secolo.

Dal 1991 puntava all’unione con l’Armenia

Ricordiamo innanzitutto che il N.K. (“Giardino nero montuoso” in lingua armena) è una regione del Caucaso meridionale, senza sbocchi al mare, interamente compresa nell’Azerbajan, con uno stretto corridoio (noto come “di Laçin”) che lo connette con la confinante Repubblica di Armenia. Misura circa 4.400 km quadrati, conta 140.000 abitanti di religione cristiana, ed ha come capitale Stepanakert (4.000 abitanti). Presidente della Repubblica dell’Artsakh è, dal 2023, Samvel Sahramanyan (primo dei sei Presidenti ne era stato Lewon Petrosyan nel 1991). Storicamente, l’Azerbajan (e quindi il N.K.) ha fatto parte dell’U.R.S.S. sino al momento della dissoluzione di quest’ultima. In quell’occasione, l’Azerbajan (come molti altri Stati dell’ex Unione Sovietica) aveva dichiarato la propria indipendenza il 30/8/1991, Prima Repubblica musulmana al mondo, ed era entrato a far parte della neonata C.S.I. ( Comunità degli Stati Indipendenti ). A sua volta il N.K. – che dal 1998 aveva reclamato invano la sua unione con l’Armenia – a seguito di un referendum effettuato nella regione il 10/12/1991, dichiarò il suo distacco dall’Azerbajan e la costituzione della Repubblica indipendente cristiana dell’Arsakh il 6/1/1992.

L’Azerbajan musulmano – sostenuto, per motivi storici, politici ed economici dalla Turchia – reagì a tale decisione dando inizio, il 31 gennaio dello stesso mese alla Prima guerra col N.K. bombardandone la capitale Stepanakert. L’Armenia inviò nella regione, attraverso il corridoio di Laçin, un contingente militare a protezione dei suoi concittadini. Il conflitto durò due anni durante i quali ebbero luogo reciproche stragi (nel 1992 a febbraio gli armeni del N.K. uccisero 600 azeri a Khojaly e nell’aprile gli azeri uccisero 300 armeni a Maragha). Il 20 marzo 1992 l’O.S.C.E. ( Organizzazione per la Si curezza e la Cooperazione Europea) aveva istituito a Minsk (Russia) una Commissione allo scopo di condurre negozi di pace tra delegati dell’ Armenia e dell’ Azerbajan, che peraltro al momento non sortì alcun risultato. Un accordo per il cessate il fuoco ebbe luogo il 20/5/1994 a Biskek (capitale del Kirkigistan) fra rappresentanti dell’Armenia (B. Ararktsian), dell’Azerbajan (A.Jalivov) e del N.K. (K. Baburiyan) dopo ripetuti scontri nei quali risultarono vincitori pressochè costantemente gli armeni.

Un conflitto che ancora brucia

In base a tale accordo al N.K. vennero assegnati 7 “rajon” (distretti) dell’Azerbajan (Fizuli, Jbrajil, Tartar, Agdam, Khojaly, Qubadly e Kalbajar). Venne altresì riconosciuta la Repubblica indipendente dell’Artsakh (N.K.) istituita nel 1992 ( che peraltro non venne riconosciuta tale dall’O.N.U. ) e confermata la libera circolazione nel corridoio di Laçin. Nonostante la firma di questo accordo, sporadici scontri continuarono alla frontiera tra Azerbajan e Artsakh che culminarono il 3 aprile 2016, giorno in cui scoppiò un nuovo conflitto fra di loro. Questo venne prontamente sedato dopo soli quattro giorni dall’intervento del Presidente russo Vladimir Putin separatamente su Ilham Aliyev, Presidente dell’Azerbajan e su Bako Sahakyan, Presidente dell’Artsakh. Il 27 settembre 2020 l’Azerbajan (sempre sostenuto dalla Turchia) diede inizio a un nuovo attacco in forze contro l’Artsakh (N.K.) (Seconda guerra del N.K.) che durò sino al 9 novembre successivo.

Nel corso di questo nuovo conflitto gli azeri entrarono, nel maggio 2021, nel territorio armeno nelle province del Syunik e del Gegharrikunik occupandone un territorio di 50 km quadrati, riconquistarono i 7 “rajon” persi nel 1994 e acquisirono anche oltre 1.000 km quadrati di territorio del N.K. che ne risultò ridotto a 4.000. L’accordo di “cessate il fuoco” fu siglato a Mosca il 10 novembre fra il Presidente azero Ilham Alijev, quello armeno Armen Sarjsyan e quello nuovo dell’Artsakh Arajik Harutyunyuan alla presenza di quello russo Vladimir Putin. In base a tale accordo tutto il territorio del N.K. passò sotto il controllo dell’Azerbajan e la Russia interpose – lungo la linea del fronte azero/karabakho e lungo quello del corridoio di Laçin – un contingente militare (1600 uomini e 90 mezzi corazzati) di “peace keeping”(mantenimento della pace) a tutela dell’accordo.

Contestualmente ebbe inizio il ritiro dal N.K. di tutte le forze armene presenti. Nel dicembre 2022 l’Azerbajan bloccò il corridoio di Laçin causando una seria crisi economico alimentare al N.K.. Il 19 settembre dell’anno successivo, violando l’accordo di Mosca, l’Azerbajan (sempre sostenuto dalla Turchia) iniziò una ulteriore operazione militare contro l’Artsakh (N.K.) nota come “Terza guerra del N.K.” allo scopo di consolidare il suo controllo su quel territorio. Il contingente russo di pace che si trovava al confine azero/karabakho impose subito la cessazione delle ostilità fra le due fazioni. Le truppe del N.K. ( Comandante Anatoly Zinevich )si arresero immediatamente accettando la proposta russa di tregua e la zona di confine tra le truppe azere e karabakhe venne smilitarizzata.

Russia sempre ago della bilancia

L’Azerbajan minacciò comunque la ripresa della lotta armata qualora il “Gruppo Minsk” dell’O.S.C.E. non fosse riuscito a definire completamente a suo favore l’annosa questione. Trattative di pace ebbero inizio il giorno dopo a Yervlakh in Azerbajan tra delegati azeri e karabakhi alla presenza di un appresentante della Russia, con l’assenza di delegati armeni. Fu concluso un accordo in base al quale il N.K. avrebbe dovuto provvedere al ritiro di tutte le attrezzature militari armene dal N.K., al disarmo totale delle forze militari karabakhe , alla fine ufficiale della Repubblica dell’Artsakh (N.K.) a far data dal 1 gennaio 2024 e al suo rientro formale nell’Azerbajan. Altre condizioni minori della resa del N.K. avrebbero dovuto essere concordate in un successivo incontro previsto a Granada (Spagna) per il gennaio 2024 con l’intervento anche dell’Armenia. Al momento in cui i termini di questo accordo vennero resi noti, la stragrande maggioranza dei karabakhi diede inizio a un esodo verso l’Armenia nel timore di rappresaglie azere.

La pulizia etnica contro gli armeni karabakhi

Le truppe dell’Azerbajan infatti avevano messo in atto una pulizia etnica contro gli armeni karabakhi in tutto il N.K. (si parlò di migliaia di costoro uccisi dagli azeri nel N.K. tra il 20 e il 23 settembre). Il 23 settembre le Organizzazioni umanitarie internazionali intervennero facendosi portavoce – presso Luis Moreno Ocampo, già Procuratore capo della Corte Internazionale Penale dell’Aja – del timore di numerosi Stati europei di un altro genocidio armeno (il primo era avvenuto tra il 1915 e il 1919 perpetrato sugli armeni dall’Impero ottomano con oltre 1.500.000 morti) ad opera degli azeri vincitori e se attende l’esito.

E l’Unione Europea? Tace

Alla luce di quanto accaduto negli anni fra le due etnie azera e armena/karabakha può apparire strano l’assordante silenzio in merito da parte dell’Unione Europea. Una spiegazione può essere trovata ricordando che, nel luglio 2022, l’ U.E. si trovava nell’estremo bisogno di fonti energetiche fossili dopo che la Russia ne aveva cessato le forniture. In queste condizioni l’Unione aveva stipulato con l’Azerbajan (paese ricco di petrolio e di gas naturale) un accordo per la fornitura , da parte dello Stato azero, di 29 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno agli Stati dell’Unione stessa. Questo accordo comprendeva una clausola in base alla quale gli Stati contraenti si impegnavano a non intervenire in azioni ostili eventualmente presenti nel Caucaso e nel Medio Oriente. Conseguentemente un intervento dell’Unione nel conflitto tra l’Azerbajan e l’Armenia avrebbe causato l’interruzione della fornitura del gas azero agli Stati europei firmatari dell’accordo lasciandoli in uno stato di insostenibile blocco economico industriale. La situazione sul campo del conflitto appare attualmente sedata, sia pur con saltuarie infrazioni della tregua da entrambe le parti, in attesa di quanto verrà completamente definito negli accordi di Granada.

Gustavo Ottolenghi

Discussione

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *