Il contributo di Nestar Tosini “Social, Sinner e Sanremo” e il mio ultimo editoriale “Fleximan e la deriva autoritaria” hanno, com’era prevedibile, dato il via a discussioni. Senza prendere posizione, i due articoli analizzavano le contraddizioni dei due personaggi, che hanno diviso l’opinione pubblica. Il distruttore d’autovelox, almeno sui social, vanta una folta schiera di ammiratori, che vedono in lui (e nei suoi emuli) una rivincita contro uno Stato che mira solo a spremere i cittadini. I rilevatori di velocità sono visti non come salva vite, ma come uno strumento per fare cassa.

Non mancano però gli hater, che considerano Fleximan un criminale irresponsabile. Riguardo a Sinner, nessuno ne disconosce i meriti sportivi. Sul piano personale, i social sono però ricchi di commenti negativi. Il fuoriclasse di San Candido è messo sotto accusa per aver portato la residenza fiscale a Monacò. I suoi numerosi ammiratori ribattono che per la sua dedizione al lavoro e la sua semplicità rappresenta un esempio per i giovani. E, riguardo al fatto che ha scelto di pagare le tasse nel Principato, lo giustificano, dicendo che fa bene a difendersi dall’ingordigia e dall’ingiustizia del fisco italiano. Tra i numerosi interventi di commento ai due articoli, ci hanno particolarmente colpito quelli di B. G. La lettrice li ha analizzati entrambi, in modo analitico ed evitando una deriva manicheista. Ecco una sintesi.

“Ho riletto con attenzione i due articoli e ho riflettuto. Sono legalista, un po’ per deformazione professionale, un po’ per formazione mia personale. Tuttavia mi sono convinta che dietro a tanti autovelox non ci sia un fine nobile, a tutela dell’ incolumità delle persone. In molte strade si potrebbero realizzare più utilmente dei dissuasori e si potrebbero mettere più controlli della polizia stradale. C’è anche da dire che le persone andrebbero educate a rispettare le regole, cosa che spesso non fanno, oltre ad avere prudenza e buon senso nella guida di un autoveicolo. Non sono dalla parte del cosiddetto Fleximan (e non gli farei pubblicità come sta avvenendo) perché i danni li paghiamo noi e non condivido questi sistemi, ma una ribellione contro questi provvedimenti punitivi, finalizzati  solo a fare cassa, ci può stare.

Ho apprezzato come sono stati proposti gli articoli, senza prendere posizione, ma lasciando qualche interrogativo, che effettivamente penso si siano posti in molti. Forse si dovrebbe procedere diversamente, con le modalità che ho detto sopra, e cercare di interpretare tutte le esigenze con più intelligenza e onestà intellettuale. Riguardo all’accostamento tra Fleximan e Sinner, si tratta di un esercizio interessante, che porta a riflessioni. Certamente i casi sono molto differenti. Fleximan opera contro legge, Sinner si avvale di una libertà di scelta che non è contro legge. Ha detto bene Tosini che il problema si pone sul piano morale. Ma questo vale per entrambi, perché entrambi decidono quello che è giusto e più conveniente e fanno il proprio interesse.

Le loro scelte hanno ricadute su tutta la comunità, perché uno non può decidere cosa è il bene per tutti e l’altro dovrebbe avere a cuore il popolo di cui fa parte, considerato che non diventerebbe, comunque, povero anche se pagasse le tasse in Italia. Non mi è simpatico chi pensa solo ai propri interessi. Comunque l’articolo di Tosini, a parer mio, è valido proprio per aver messo un po’ sullo stesso piano figure così diverse: un fuorilegge e uno sportivo di classe, entrambi osannati da una massa che non si pone troppe domande”.

Milo Goj

Milo Goj

Milo Goj, attuale direttore responsabile de L’Incontro, ha diretto nella sua carriera altri giornali prestigiosi, come Espansione, Harvard Business Review (versione italiana), Sport Economy, Il Valore,...

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