In Spagna 1981

In questi giorni di forzata inattività  la lettura di un buon libro è sempre un metodo per tenere allenata la mente e se poi serve a ripercorrere un periodo storico a noi vicino, negli anni 70/80, in Spagna, paese ricco di similitudini con il nostro paese e con scambi commerciali e culturali protrattisi  per secoli, ancora meglio.

Il libro in questione, di Javier Cercas, dal titolo “Anatomia di un istante”- ed. Guanda, è il racconto del tentato colpo di stato del 23 febbraio 1981, organizzato dai militari nostalgici di Franco e della sua dittatura quarantennale, sventato grazie ad alcuni personaggi di rilievo, meglio descritti nel libro, e soprattutto del Re.

L'”istante” a cui si riferisce Cercas è quello in cui entrò nel Parlamento in riunione, armi in pugno, il colonnello Tejero, accompagnato da alcuni militari, che sequestrarono per ore tutti i deputati.

L’Autore, prendendo le mosse da quell'”istante”, divenuto famoso in tutto il mondo grazie alle immagini che la televisione a circuito chiuso stava diffondendo in diretta, ripercorre un periodo drammatico per la Spagna, che si era lasciata alle spalle, solo da pochi anni, la dittatura franchista e la feroce guerra civile che l’aveva preceduta, e che muoveva i primi passi verso la democrazia.

Franco era morto pochi anni prima ed il Re, giovane ed inesperto, aveva fermamente contribuito alla nascita di una democrazia, monarchica è vero, ma pur sempre parlamentare.

Senonchè gli apparati dello Stato e, soprattutto, le Forze Armate, erano ancora schierate con la destra fascista e mal sopportavano i passi in avanti compiuti dalla Spagna verso la democrazia.

Fù così che il 23 febbraio 1981 fu tentato un vero e proprio “colpo di stato”, con l’assalto al Parlamento, da parte di un gruppo di militari, mentre altri occupavano la radiotelevisione iberica e formazioni militari erano pronte ad intervenire nelle principali città.

Il volume, che ripercorre con dovizia di particolari e di documenti storici, tali avvenimenti drammatici, è di grande importanza per due aspetti collegati tra loro.

Il primo è l’attenzione dedicata ai tre principali protagonisti della resistenza, anche mediatica, al golpe, in quanto vi furono solo tre parlamentari che non si accasciarono sotto i loro scranni, come fecero tutti gli altri, rimanendo impassibili al loro posto, nonostante gli insulti, le minacce di morte e le pallottole sparate dai militari.

Si trattò

– di Adolfo Suarez, Presidente del Governo;

– del generale Gutierrez Mellado, ex capo di Stato Maggiore dell’Esercito e Vice Presidente del Governo;

– di Santiago Carrillo, segretario generale del Partito Comunista Spagnolo.

Tre personaggi l’uno assolutamente diverso dall’altro, per la loro storia personale, dei quali Cercas descrive accuratamente  la biografia, con un continuo rimando ai loro trascorsi, anche insospettati, in epoca franchista.

Il secondo aspetto, che si verificò anche in Italia negli anni 1943/1945, riguarda tutti coloro che, pur compromessi con il precedente regime, divennero poi i protagonisti della Resistenza e della successiva transizione dalla dittatura alla democrazia. 

Nonostante buona parte degli organi dello Stato, ad iniziare dai militari e dalla Polizia, fossero ancora nelle mani di quegli stessi soggetti che, grazie alla dittatura, erano giunti ad occupare le più alte cariche del paese, la rivoluzione democratica compiuta principalmente dai tre protagonisti sopracitati, ha definitivamente scacciato dalla Spagna le ombre della dittatura inserendo questo importante paese, a buona ragione, nel novero delle democrazie occidentali ed europee.

Le parole con le quali Cercas conclude il suo imponente lavoro, sono, in questo periodo di turbolenze anche sanitarie, il miglior viatico per chi crede fermamente, come L’Incontro, nel dialogo, proprio ciò che non è tollerato dai regimi dittatoriali:

“ammesso che esista la dittatura perfetta – tutte aspirano ad esserlo, in qualche modo tutte sono convinte di esserlo -, di sicuro non esiste la democrazia perfetta, perchè ciò che sancisce una vera democrazia è il suo carattere flessibile, aperto, malleabile – cioè, permanentemente migliorabile – e dunque l’unica democrazia perfetta è quella che è perfettibile all’infinito”. 

Sia la Spagna sia l’Italia non sono affatto democrazie perfette, ma il nostro impegno quotidiano è di migliorarle, non certo di abbatterle per far ritornare al potere regimi che ci hanno regalato solo lutti, dolore e morte.

Quando questo articolo era ormai già pronto per essere inviato alla Redazione, sono intervenuti i gravissimi fatti negli U.S.A. 

L’unico auspicio è che anche questa volta la democrazia sia più forte dei suoi avversari, tra i quali, forse unico caso nella storia, addirittura lo stesso Presidente, ancora per poco, per fortuna, in carica.

Alessandro Re

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