La “questione palestinese”, da sempre presente nello scacchiere geopolitico mondiale, è nuovamente diventato di estrema attualità in questi ultimi tempi a causa delle vicende belliche che ancora una volta travagliano quel territorio del Vicino Oriente noto come la Palestina. Per una adeguata comprensione del problema può essere utile una preventiva conoscenza dei suoi termini, troppo spesso ignorati e/o volutamente strumentalizzati. Il “problema” riguarda, nell’immaginario collettivo, essenzialmente i diritti che una parte del mondo arabo rivendica su una porzione di terra – chiamata “Palestina” – di cui peraltro non si conoscono né i confini né l’estensione.

Una rivisitazione dei termini geografici, etnici e storici della questione

A questo proposito risulta utile una rivisitazione dei termini geografici, etnici e storici del “problema”, prodromi a quelli giuridici e politici. Innanzitutto, che cosa è la Palestina? Come Stato indipendente sovrano non è mai esistito e non lo è tuttora. Il territorio che le si attribuisce è quello storicamente compreso tra il Libano (Fenicia) e l’Egitto, confinante a ovest con il Mar Mediterraneo, a Est con il deserto siriaco, a nord con i monti dell’Antilibano e a sud col deserto del Sinai. Erodoto ( V secolo a.C.) nel IV Libro delle sue “Storie” chiamò per la prima volta “Palaistine” un distretto della Siria noto come Terra di Canaan. Era questa una regione abitata da popoli di origine ebraica che chiamavano la Terra di Canaan “Peleshet” riferendola ai “Pelesthim” (Filistei) e le avevano dato nome di “Giudea”. I Romani giunsero in quei luoghi nel 63 a.C. con Pompeo nel corso delle guerre contro il Re del Ponto Mitridate e ne fecero una Prefettura della loro Provincia di Siria. Quando (27 a.C.) Augusto fondò l’Impero , la regione entrò a farne parte come Provincia romana di “Syria Palaestina”. Rimase tale sino al 395 d.C., anno in cui, a seguito della divisione dell’Impero , fu incorporata in quello d’Oriente (Impero bizantino). Nel 638 d.C. venne invasa per la prima volta dagli arabi Mamelucchi egiziani. Questi ne rimasero padroni per circa un millennio, sino al 1517 (con una interruzione di circa 200 anni – 1099 / 1291 – dovuta all’occupazione dei Crociati ).

Una provincia dell’Imperro Turco Ottomano

In quella data la Syria Palaestina passò sotto il dominio dei Turchi ottomani che ne fecero a loro volta una Provincia del loro grande Impero. Tale restò per 400 anni sino alla loro sconfitta al termine della Prima guerra mondiale (1918). Dall’inizio di questo conflitto ( luglio 1914) si può procedere a un più dettagliato racconto delle moderne vicende della regione. Nel gennaio 1915 aveva avuto inizio la cosidetta “Campagna del Sinai e della Palestina” tra le truppe britanniche (che si trovavano in Egitto dal 1882 ) e quelle turco-ottomane supportate da contingenti tedeschi e austro-ungarici. In particolare un corpo di spedizione turco al comando del generale tedesco von Falkenhain (cui succedette il connazionale von Sanders) all’inizio del 1915 puntò sul Canale di Suez in mano britannica, lo superò ed avanzò per alcuni kilometri in territorio egiziano. Nel dicembre dello stesso anno i britannici contrattaccarono e respinsero i Turchi sino a El Arish e nella penisola del Sinai. Nell’agosto dell’anno successivo un nuovo tentativo di avanzata turca fu respinto dai britannici che, nel dicembre, al comando del generale Murray, giunsero nuovamente in Egitto sino alle porte di Gaza. Questa città fu da loro occupata insieme a Jaffa e Gerusalemme nell’ottobre 1917 al comando del generale Allenby (succeduto a Murray).

L’importanza del Trattato di Sévres

Con l’aiuto dell’Emiro Feysal dell’Iraq e del famoso colonnello T.E.Lawrence, Allenby sconfisse definitivamente i Turchi a Megiddo. Venne conseguentemente firmato un armistizio a Mudros ( Grecia ) nell’ottobre 1918 tra gli Alleati vincitori della Prima guerra mondiale e l’Impero ottomano. La Società delle Nazioni ( precorritrice dell’O.N.U.) assegnò temporaneamente il territorio conquistato dagli Alleati nel Vicino Oriente all’ l’Amministrazione militare britannica (1918 / 1920) che si tramutò in Amministrazione civile a seguito del Trattato di pace tra Impero ottomano e Potenze alleate (Sévres, agosto 1920). Nel contesto di tale Trattato fu recepito anche quanto era contenuto nella “Dichiarazione Balfour” ( Ministro britannico degli Esteri) del novembre 1917. In questa “Dichiarazione” la Palestina veniva definita come “Provincia dell’ex Impero turco ottomano, comprendente la Cisgiordania , Gaza, le alture del Golan, la parte meridionale del Libano e alcuni territori della riva orientale del Giordano”. L’Amministrazione civile britannica cessò nel giugno 1923, allorchè la Società delle Nazioni mutò la qualifica di “Amministrazione” in “Mandato” mantenendolo sempre alla Gran Bretagna. Compito della “Potenza mandataria” era quello di creare nella zona uno “Stato arabo-ebraico integrato”.

L’idea di uno stato arabo-ebraico integrato

Questo progetto non potè essere portato a termine per l’intensa opposizione araba. Questa si fece particolarmente violenta contro la Potenza mandataria dal 1933 quando essa cominciò a trasferire nella regione gruppi di ebrei che fuggivano dalla Germania nazista per non essere colpiti dalle sue leggi antisemitiche. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale (1945) tale immigrazione ebraica nella regione divenne massiccia ad opera degli ebrei europei scampati alla “Shoah” e la lotta degli arabi contro di loro si fece sempre più violenta. A fronte di tali episodi la Gran Bretagna mandataria, non riuscendo a reprimerli con successo, nel giugno 1947 restituì il proprio “Mandato” all’Assemblea dell’O.N.U. Questa Assemblea decise allora , nel novembre dello stesso anno, una spartizione della regione in due Stati, di cui uno arabo e uno ebraico , stabilendone i confini sulla scorta di quelli definiti col Trattato di Sèvres. Tale decisione venne immediatamente accettata dagli ebrei ma non dagli arabi. Nel maggio 1948, contemporaneamente a alla partenza dell’ultimo contingente britannico dalla zona, gli ebrei dichiararono la nascita del loro “Stato di Israele” nei confini stabiliti dall’O.N.U.. Gli arabi – anche a causa di loro rivalità interne – rifiutarono nuovamente ogni ipotesi di divisione territoriale e contestualmente non riuscirono a istituire il loro Stato. Diedero pertanto inizio alla lotta armata contro gli israeliani (Prima guerra arabo- israeliana maggio 1948/ marzo 1949).

Quella linea verde di demarcazione provvisoria attribuiva agli ebrei il 42% e agli arabi il 58% del territorio contestato

Il conflitto terminò con l’intervento dell’O.N.U. la cui Commissione di Armistizio stabili una linea di demarcazione provvisoria (“Linea verde”) fra le due parti che attribuiva agli ebrei il 42% e agli arabi il 58% del territorio contestato. In pratica venivano asseganti agli arabi di Giordania tutta la Cisgiordania , a quelli libanesi la Valle della Bekaa e a quelli egiziani la parte occidentale del Sinai con Gaza e agli israeliani il restante del territorio. La antica “Syria palaestina” era stata del tutto smembrata. Questa suddivisione fu una delle cause che portarono alle successive tre guerre arabo israeliane ( 1956 “Suez”) , 1967 (“Sei giorni”) e 1973 (“Kippur”) e alle tre sommosse “Intifade” (Rivolte) del 1987, 2000 e 2015. Si è così giunti ai giorni nostri. Ricordiamo che gli arabi (Arafat) avevano creato a Gerusalemme nel 1964 l’O.L.P. (Organizzazione per la liberazione della Palestina) che aveva ottenuto, dieci anni dopo, il riconoscimento di “Entità osservatrice” presso l’O.N.U. e , nel novembre 1988, aveva proclamato unilateralmente ad Algeri la nascita dello “Stato di Palestina”. L’O.L.P. si era trasformata in A.N.P. (Autorità Nazionale Palestinese) nel 1994 a seguito degli Accordi Oslo ( agosto 1993) intercorsi tra O.L.P. (Arafat) e Israele (Rabin) sotto l’egida degli Stati Uniti (Clinton). Nell’ottobre dello stesso anno era stato firmato a Washington un trattato di pace tra Israele e Giordania che seguiva quello analogo concluso sempre a Washington nel marzo 1979 tra Israele ed Egitto.

Nel 2012 l’O.N.U. attribuì alla Palestina il rango di Stato

Il 29 novembre 2012 l’Assemblea Generale dell’ O.N.U. aveva riconosciuto ( Risoluzione 67/19) lo Stato di Palestina come “Stato non membro , osservatore permanente presso l’Assemblea” senza peraltro riconoscerle il rango di Stato sovrano. Da quella data l’ A.N.P. ha assunto tuttavia il nome di “Stato di Palestina”. Rammentiamo che, per essere riconosciuto come “Sovrano”, uno Stato deve possedere giuridicamente tre elementi essenziali: un territorio , un popolo e un governo definiti. Questi elementi richiedono in pratica il possesso di un esercito regolare, la possibilità di agire autonomamente in politica estera e di avere confini precisi, accettati e riconosciuti dalla Comunità internazionale. E la mancanza soprattutto del terzo fra questi elementi è il motivo per cui lo “Stato di Palestina” nominato unilateralmente dall’ A.N.P., non è stato definito come “Stato sovrano” ed è quindi privo di tutte le prerogative spettanti in campo internazionale a tale condizione. Il “problema palestinese” , rimane tuttora giuridicamente e formalmente insoluto.

Gustavo Ottolenghi

 

 

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