Raramente capita di leggere un romanzo così avvincente, ricco di storia e di vicende umane e personali dei suoi protagonisti. La figura principale è quella di Mallena, una levatrice (come dice il titolo del volume) che esercita la sua attività nella Sardegna rurale del 1917. Essa, benvoluta da tutte le donne del paese per la sua opera gratuita nel delicato momento del parto, si scontra con le rigide nuove norme che il Regno d’Italia vuole imporre a questa attività, con la necessità di studi e di autorizzazione.
La prima guerra mondiale, seppur combattuta anche dal marito di Mallena e da altri giovani sardi nelle trincee del Carso, in zone del nostro Paese che essi neppure sapevano, prima di partire, dove si trovassero, irrompe quindi in modo traumatico nella vita tranquilla e semplice di questi paesi affacciati sul mare. Da un lato privandoli degli uomini validi, inviati al fronte, con aumento della povertà per chi è rimasto e, dall’altro, facendoli ritornare (quando tornano vivi) distrutti nel fisico e nello spirito.
Testimone di ciò è proprio Jubanne, il marito di Mallena, che ricorda, mentre la cancrena, nonostante l’amputazione di una gamba, lo sta portando alla morte, tutti i commilitoni che nelle trincee con lui hanno sofferto la fame, il freddo, i topi e, poi, nel loro corpo, il tributo di sangue pagato da migliaia di giovani alla impreparazione del Governo e dei Generali.
Nell’arco di pochi mesi, dal 17 settembre 1917 alla notte del Natale dello stesso anno, si intrecciano abilmente, grazie alla bravura dell’Autrice, la Storia del nostro paese in guerra con la storia personale di Mallena, della sua famiglia e di tutti i compaesani: dal parroco sensibile solo al denaro, all’avvocato generoso ma incapace, al sindaco indeciso, al medico saccente, al farmacista avido, ecc. Per pagare le cure necessarie al marito Mallena chiede al Sindaco ed al Consiglio Comunale di poter essere ricompensata per il suo lavoro a favore della Comunità ma, come in passato, anche un minimo sussidio le viene negato.
Quando, allora, viene inviata in paese una nuova levatrice, munita di tutti i titoli previsti dalla legge, la vita per Mallena pare affondare nel dramma: non può esercitare la sua attività perché non titolata e con i costi per le cure al marito la povertà diventa ancor più tragica.
Solo la solidarietà di tutte le donne dei paesi nei quali Mallena ha operato per tanti anni, senza praticamente alcun compenso, aiutandole a partorire, farà svoltare il racconto in un finale tanto sorprendente quanto drammatico che consentirà a Mallena di liberarsi dei fantasmi del passato e di riprendere la sua attività anche se priva di titolo e autorizzazione. La speranza è dunque rivolta al futuro, come recita la copertina: “Custode di un sapere antico, una donna lotta per far nascere il futuro”. Una lettura interessante consigliata a tutti.
Alessandro Re
