Tra tutte le sezioni in cui è articolata la nostra testata, “In/Contro” è quella di cui vado più fiero. Caso raro nell’informazione italiana, sullo stesso tema si cimentano autori con visioni diverse, a volte divergenti o persino opposte. E lo fanno con pacatezza, argomentando i propri punti di vista, senza dare etichette al “dirimpettaio” e, tantomeno senza insulti personali (che persino io, che aborro ogni forma di censura, non accetterei di pubblicare).
Attualmente potete trovare Riccardo Rossotto e Corrado Poli confrontarsi su una questione spinosa: l’eliminazione (o, comunque, la messa in accusa) per vie non elettorali, in tre Paesi UE, di altrettanti personaggi politici o partiti di opposizione, è una forma di difesa della democrazia, o una conferma che nell’Unione Europea, a decidere chi è meritevole di governare non è il Popolo, bensì, le oligarchie?
Mi riferisco ai casi, formalmente diversi tra loro, ma forse uniti da un unico fil rouge, di Marine Le Pen in Francia, di Calin Georgescu in Romania e dell’Afd in Germania. Rossotto e Poli, pur con opinioni evidentemente distoniche tra loro, mantengono la discussione su linee di civiltà e di rispetto, a beneficio del lettore, che può farsi un’idea non inficiata da ideologie.
E questo non è facile. Sui media e sui social impera la rozza legge della tifoseria calcistica. Ogni frase viene utilizzata per catalogare una persona, per inserirlo in uno schieramento. Non si prende nemmeno più in considerazione la figura del libero pensatore, che prende posizione di volta in volta, attento a quello che viene fatto e non a chi lo fa.
Persino in uno sport un tempo noto il per il suo fair play, come il tennis, bisogna stare attenti a quello che si dice. Il nostro talento emergente, Lorenzo Musetti, è stato “lapidato” dai tifosi di Sinner e insolentito come membro del “Partito anti Jannik” soltanto per avere detto, dopo essere stato battuto onorevolmente da Alcaraz in semifinale a Roma “il miglior Carlos sulla terra è il più forte di tutti. Anche di Sinner”.
Tornando alla politica e ad aree affini, basta una frase per essere etichettato come trumpiano o putinista o pro-pal. Vale naturalmente anche il contrario. Pochi accettano, ad esempio, che si possa essere contro il riarmo europeo senza per questo essere sul libro paga del Cremlino. O acquistare una Tesla senza condividere le posizioni di Elon Musk sulla UE.
Naturalmente in queste settimane, questo esercizio di “o di qua o di là”, viene applicato per vedere “da che parte sta” il nuovo Papa. In particolare se è con o contro il Presidente degli Stati Uniti. Sinora il Santo Padre Leone decimo quarto sta sconcertando chi ama giocare alle catalogazioni e prende posizioni che a volte sembrano lontane da Trump, come quelle sull’immigrazione, a volte vicine, come il rifiuto dell’ideologia gender.
Milo Goj